Attualità domenica 28 settembre 2025 ore 04:49
Muscoli e ricci al limone

Su #tuttoPIOMBINO di QUInewsValdicornia "Muscoli e ricci al limone" di Gordiano Lupi. Foto di Riccardo Marchionni
PIOMBINO — I muscoli al limone una volta si trovavano in tutta Piombino nei banchi dove vendevano pesce fresco e molluschi. Ricordo un’amica di mia madre che li smerciava accanto al Torrione, in un chiosco triangolare dove vendeva arselle, vongole (a quel tempo non credo che si chiamassero veraci), ricci, muscoli (nessuno si sognava di chiamarli cozze), persino polpo, tutto rigorosamente fresco. E se avevi appetito, lei teneva da parte limone e vino, potevi assaggiare muscoli innaffiati di limone e accompagnati da un rosso genuino. A Salivoli, invece, c’era il ristorante da Romano, proprio sulla spiaggia - dove adesso c’è Al solito posto - famoso per servire all’ora di merenda grandi vassoio di muscoli al limone, la ricetta più piombinese che ci sia. Altro che anonimi aperitivi a base di Prosecco! Muscoli freschi, pescati da poco, conditi con limone in abbondanza, accompagnati da un gotto di vino da taverna, meglio rosso, ma pure bianco mica ci stonava. I muscoli si aprivano (appena pescati) con un coltello e si mangiavano crudi, negli anni Sessanta non c’erano tante precauzioni alimentari, venivano cotti (si fa per dire) nel limone. Un piatto perduto nei meandri dell’infanzia, che più nessuno si sogna di mangiare, adesso solo muscoli cotti, bolliti a cento gradi. Ma chissà perché quando sento ordinare “un’impepata di cozze”, continuo a sostenere che “se son cozze, non sono piombinesi!”.
I ricci sono un’altra cosa della nostalgia, anche se trovi ancora alcuni ristoranti che preparano spaghetti al riccio, più difficile sarà incontrare ricci al limone, pure loro crudi, pescati e mangiati, magari sulla spiaggia. I miei ricci al limone son del Canaletto, ma non li serviva mica un ristorante, li pescavamo noi ragazzi muniti di maschera e coltello, ci tuffavamo in mare con borse di plastica che dopo un’ora debordavano di ricci. “Fai attenzione” mi diceva un amico esperto “prendi solo quelli bruni, ché gli altri son riccesse e non si mangiano”. In realtà quel che si mangia del riccio, dopo averlo aperto con un colpo secco di coltello, sono le uova, cosparse di limone, quindi è proprio il mollusco femmina a esser commestibile. Altra madeleine dell’infanzia è la cabina di Fulvio nella quale a mezzogiorno si mettevano in tavola grandi pastasciutte, come se fosse Casotto di Sergio Citti, in attesa dei ricci che pescavamo e che qualcuno più bravo di noi spaccava in due e disponeva nel vassoio con il limone. Gli spaghetti si mangiavano al sugo, i ricci ancora non si abbinavano con la pasta, andavano divorati da soli, magari in riva al mare.
Termino con un’altra cosa della nostalgia, le chiocciole di mare, pescate al Canaletto, staccate dagli scogli insieme alle lampade (patelle), pronte per farci un bel cacciucco con il sugo di pomodoro. Muscoli, ricci e chiocciole di mare che con il vostro profumo fate venire a mentre il mio passato, quanto vorrei pescarvi ancora per preparare una tavola sul mare con vino bianco del Toni, quello perduto, quello che non si trova.
Gordiano Lupi
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