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Attualità domenica 06 aprile 2025 ore 07:58

​Una leggenda di nome Doriano Carlotti

Doriano Carlotti

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ricorda le imprese di Doriano Carlotti



PIOMBINO — Doriano Carlotti è uno degli eroi che fecero l’impresa, il numero uno di una compagine incredibile che per tre stagioni frequentò il calcio che conta, il campionato nazionale di serie B, l’estremo difensore del Piombino di Fioravante Baldi che sconfisse la Roma al Magona per tre a uno. Carlotti nasce a Piombino il 4 gennaio del 1925 - quest’anno si celebra il suo centenario! - ma si trasferisce all’Elba e comincia a giocare nell’Audace Portoferraio, debuttando in Prima Divisione a 21 anni, subito dopo la fine della guerra.

Un portiere come lui non passa inosservato, subito lo vogliono oltre il canale, per difendere la porta del Piombino che gioca in serie C, prima come riserva di Renzo Marcheschi (1947/48), poi titolare inamovibile dalla stagione successiva, lasciando il collega più esperto in panchina e contribuendo alla vittoria del campionato 1950/51 (36 presenze), quello della storica promozione in serie B. Doriano Carlotti si fa tutta la serie B con i nerazzurri, tre stagioni esaltanti, purtroppo è tra i giocatori del Piombino anche nell’anno infausto della retrocessione (1953/54), allenato niente meno che da Ferruccio Valcareggi, ancora giocatore come regista di centrocampo. Carlotti resta a Piombino in serie C anche l’anno successivo, per poi passare a Cosenza in Quarta Serie, quindi si fa quattro stagioni a Prato - prima in C, poi due anni in B, infine in C - per chiudere la carriera dove tutto era cominciato, nella sua Audace Portoferraio, tra Prima e Seconda Categoria. L’ultima stagione di Carlotti è il 1963/64, da quarantenne agile e in forma a difendere i pali della squadra elbana, dove resta come allenatore delle squadre giovanili, un dirigente simbolo che per molti anni contribuisce ad avvicinare la città al gioco del calcio. Me lo ricordo ancora alla guida della squadra allievi, mentre facevo la chiama prima della partita ed ero un giovane arbitro sedicenne, pieno di soggezione nel pronunciare il suo nome, ché lui aveva fatto l’impresa, era un alfiere nerazzurro della serie B. Doriano Carlotti era un uomo modesto e semplice, di buone maniere, mai eccessivo, molto misurato, anche se è stato uno dei più grandi calciatori nati nella nostra terra. Per un certo periodo anche capitano del grande Piombino che per un soffio mancò la promozione in A, amico e avversario di Enzo Bearzot - giocatore del Catania - ma anche di Ferruccio Valcareggi, suo allenatore per due stagioni. A Piombino tutti lo chiamavano pesciolino, perché veniva dall’Elba, per allenarsi e giocare doveva prendere il traghetto, attraversare il mare, ma lo faceva volentieri, non si tirava mai indietro davanti al sacrificio. Doriano Carlotti dicono che sia stato il primo portiere a stazionare al limite dell’area di rigore, inventando uno stile nuovo e spericolato, uscendo fuori dai pali e anticipando gli avversari, in un mondo calcistico che voleva l’estremo difensore confinato dentro l’area piccola, recinto sicuro che lo proteggeva. Uomo di poche parole e di molti fatti, a Portoferraio il suo amico Giovanni Frangioni lo ricorda spesso e ne scrive le gesta sul giornale cittadino, di tanto in tanto, perché non se ne perda la memoria. Doriano Carlotti ha lasciato un segno indelebile del suo passaggio, sia al Magona che al Carburo, nella sua terra d’adozione elbana ha vinto il campionato provinciale Juniores 1970/71 e ha fatto scuola a moltissimi portieri che devono a lui tutto quel che hanno imparato.

Gianfranco Benedettini scrive con stile classico, da uomo che sapeva raccontare il calcio: “Doriano Carlotti era un vero portiere sistemista capace di dare sicurezza e fiducia a tutto il sestetto arretrato. Alcune sue parate sono ancora ricordate come classici esempi di stile e di valentia”. E ancora: “Carlotti era un gatto magico, avviato alla più luminosa carriera, un portiere di inimitabile classe, tra i pali è addirittura prestigioso, è il vero acrobata della squadra…”. A noi resta il suo ricordo a capo di una storica formazione: Carlotti, Bonci I, Coeli, Bonci II, Lancioni, Ortolano, Morisco, Biagioli, Zucchinali, Cozzolini, Montiani. Era il 18 novembre del 1951, gli altoparlanti del Magona funzionavano bene, lanciavano nel vento i nomi dei campioni che avrebbero rimandato a casa sconfitta la lupa capitolina e i suoi tifosi. Mentre Carlotti parava l’impossibile, Montiani e Biagioli confezionavano il successo, mitigato soltanto da un calcio di rigore di Venturi, la sola palla che l’estremo difensore non riuscì a fermare. 

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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