Politica venerdì 28 ottobre 2016 ore 15:47
"Serve credibilità, non concessioni a priori"
L'ex assessore all'urbanistica Martina Pietrelli è intervenuta a margine della discussione in consiglio sull'adozione della Variante Aferpi
PIOMBINO — Mentre il consiglio comunale di Piombino discute l'adozione della cosiddetta “Variante Aferpi”, l'ex assessore all'urbanistica Martina Pietrelli ha firmato una nota in cui condanna "la necessità di sacrificio in cambio del lavoro".
"Se sarà approvata - si legge nella nota - diremo addio a un altro pezzo di territorio a favore di un’ulteriore espansione dell’industria. L’argomento è sempre lo stesso: la necessità del sacrificio in cambio del lavoro. È un argomento potente, soprattutto quando il lavoro manca, al quale si unisce la paura, perfino dichiarata, del gruppo dirigente locale, che di fronte a un no alle richieste avanzate dal gruppo algerino, l’investimento promesso si possa ridimensionare".
Ma, come fa notare la stessa Pietrelli, il progetto è già ridimensionata a un forno elettrico, diversamente dalle previsioni che ne contavano due. "Nessuna notizia arriva dal filone logistico e agroalimentare. - ha aggiunto - Non un impianto della ex-acciaieria è stato demolito. È cronaca di qualche settimana fa come si sia dovuto faticare non poco per ottenere il rispetto degli accordi sulla riassunzione degli oltre 700 lavoratori rimasti alla Lucchini in cassaintegrazione a 0 ore. Che dire poi del rinvio continuo degli incontri previsti al Ministero dello sviluppo economico? Mi pare che più che togliere alibi, agli algerini bisognerebbe chiedere delle spiegazioni".
"La variante del 2008 per il “minimill" e l’accordo di pianificazione del 2009 per la nautica hanno già concesso nuovo territorio all’industria, - ha ricordato l'ex assessore - ma il risultato è stato ben diverso da quello promesso: non un posto di lavoro in più è stato creato grazie a queste scelte. Quantomeno dovremmo avere imparato che la riuscita di un progetto dipende prima di tutto dalla sua credibilità, non dalle concessioni a priori del patrimonio pubblico".
Recepire il piano industriale di Aferpi traducendolo in una variante puntuale, insomma, non risolve i problemi. Dello scenario che si apre dopo che 900 ettari di territorio occupati per decenni dall'industria non c'è ancora traccia.
"In un attimo è stato seppellito quel poco che restava della pianificazione di area e della sua storia, trattata come un inutile intralcio alle ragioni dell’investimento privato, e retrocessa a una inutile perdita di tempo. - ha concluso - Uno strumento urbanistico concepito in questo modo non può essere all’altezza della situazione che siamo chiamati ad affrontare. Il rischio vero per tutti noi, purtroppo, è che passi alla storia come l’ennesima occasione perduta per Piombino di affrontare nodi irrisolti e immaginarsi una nuova prospettiva".
Dina Maria Laurenzi
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