"Strumentalizzazione politica indegna"

PIOMBINO — Dopo la polemica sollevata a seguito del licenziamento di Giacomo Termina, adesso continua il dibattito circa la sentenza a colpi di interpretazione. 

Entrambe le parti, il dipendente Giacomo Termine e il sindaco di Piombino, si sono detti soddisfatti (leggi qui sotto l'articolo collegato). Una vittoria secondo i commenti di Cgil e Pd, una strumentalizzazione ammantata dall'interpretazione giuridica secondo Forza Italia che in una nota a firma del coordinamento provinciale di Livorno tuona: "Gli attacchi sulla nota vicenda Termine al sindaco Ferrari, da parte del Sindaco di Monterotondo Marittimo e del Capogruppo Piombinese del Pd sono senza dubbio strumentali".

"La legittima scelta del sindaco Ferrari, confermata dal Tribunale del Lavoro che ha contestato solo i tempi non sufficienti per il periodo di prova, evidentemente proprio per le scarse presenze accumulate dal funzionario Termine, è stata oggetto di attacchi politici insensati e livorosi. - ha aggiunto - Come forza di maggioranza di un centrodestra più che mai unito non possiamo che rispedirli ai mittente. Il sindaco Termine addirittura si è arrogato il diritto di 'dare lezioni al collega di cultura amministrativa' come pubblicamente dichiarato da lui stesso e si è profuso in un vittimismo politico d’accatto, parlando di epurazione ideologica da parte del suo omologo piombinese. Sulla stessa linea il gruppo consigliare del Partito Democratico che ha parlato di 'un atto ingiusto e gravemente discriminatorio, contrario ai principi democratici e lesivo di basilari diritti costituzionali'".

"Tutta la discussione è ammantata dall’interpretazione giuridica del verdetto e da una strumentalizzazione politica indegna. Il grande assente nella discussione ne è in realtà principio fondamentale, l’etica del lavoro. - ha commentato Forza Italia - È bene che si sappia che le numerosissime e costanti assenze del funzionario ricadono sul servizio, perché lo stesso non è stato sostituito da un nuovo assunto, essendo attualmente in forza, seppure solo sulla carta. Per cui il lavoro dell’assente viene vicariato da altri. È chiaro che, se il funzionario è in prova, un datore di lavoro che ha la possibilità di sanare questa situazione non può non decidere, come è nelle sue prerogative, di giudicare il lavoratore non consono a quel ruolo. Il tutto è disciplinato dell’art. 2096 del codice civile italiano. Altrimenti a cosa serve il periodo di prova? Il sindaco ed i suoi dirigenti hanno il dovere di far funzionare la macchina comunale".

"In un periodo storico come questo, dove per molti il cartellino è stato ed è un mero dettaglio, basta pensare agli operatori sanitari che in tempo di Covid non hanno orari né ferie, ed il più delle volte per scelte personali dettate dalla volontà portano avanti il loro lavoro con onore e spirito di sacrificio, il rispetto per il diritto al lavoro è di fondamentale importanza. E lo è talmente tanto da rendere praticamente ininfluente l’aspetto giuridico. - e ha concluso - L’etica è un valore assoluto che va ben oltre i tecnicismi giuridici, fermo restando che non aver finito il periodo di prova in un ente pubblico dopo ben un anno, racconta già da solo l’intera vicenda. Per questo motivo probabilmente, sarebbe stato più congruo, da parte di Termine, comunque uomo delle istituzioni, tenere un profilo più basso e più rispettoso del proprio collega perché, da tale vicenda, al netto degli aspetti giuridici, non ne esce certo facendo una bella figura". 

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