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Politica domenica 15 giugno 2025 ore 08:30

Villamarina, "cronaca di una morte annunciata"

Rifondazione: "La situazione che stiamo vivendo è dipendente delle scelte politiche fatte nel 2015, scelte nazionali, regionali e locali"



PIOMBINO — Per Rifondazione Comunista le prese di posizione dei sindaci sull'ospedale Villamarina risultano tardive.

"La situazione che stiamo vivendo con ortopedia o con cardiologia è direttamente dipendente delle scelte politiche fatte nel 2015, scelte nazionali, regionali e locali. - hanno commentato - A distanza di dieci anni dal DM 70/2005 nessuno che si sia preso la briga di modificarlo, restituendo dignità ai territori, tutti ma soprattuto a quelli marginali, e ai loro cittadini. Noi apprezziamo che i sindaci, oggi, si siano resi conto della difficoltà dei cittadini della ex Zona Val di Cornia e apprezziamo che abbiano tenuto a farlo sapere al presidente Giani. Sarebbe bastato, tuttavia, non approvare nel 2023 il progetto di Ospedale Unico Cecina Piombino perché, anche solo dalla bozza, erano chiarissime le situazioni che si sarebbero verificate e le condizioni in cui sarebbe finito l’ospedale di Piombino".

Così Rifondazione ha deciso di ripercorrere le tappe che hanno portato a questa situazione.

"Ci piace riavvolgere il filo e non solo per dire che avevamo ragione, ma per rinfrescare la memoria. Questa situazione ha una mamma ed è la Legge Regionale 84/2015, cioè la riforma del Sistema Sanitario Regionale della Toscana, e ha anche un babbo, anzi, ne ha tanti, ma il babbo vero, quello che ha messo il semino, è l’ex Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. - hanno sottolineato in una nota - L’obiettivo dichiarato era quello di ottimizzare le risorse, ridurre la burocrazia e migliorare l'efficienza, riducendo a 3 macro-Aziende USL (Nord Ovest, Centro, Sud Est) le 12 ex Aziende Sanitarie Locali (ASL) e ridisegnando la rete ospedaliera e territoriale. Noi lo abbiamo sempre detto che avrebbe avuto, come le ha avute, conseguenze disastrose per i cittadini, perché la riforma aveva, e ha, un cuore pulsante che si chiama 'razionalizzazione del sistema sanitario regionale'”. 

"La fusione di 12 ASL in 3 macro-aziende - hanno proseguito da Rifondazione - ha portato a una gestione centralizzata e questo, conseguentemente, ha significato una perdita di autonomia da parte dei territori e la mancanza di conoscenza diretta dei territorio da parte delle Aziende-USL. E se non conosci non capisci. Contemporaneamente, sempre nella logica della razionalizzazione, la Regione ha attuato il ridimensionamento, o in alcuni casi la chiusura, di presidi ospedalieri e territoriali e quindi, successivamente, la riduzione o chiusura di piccoli ospedali e presidi sanitari periferici, costringendo i cittadini, soprattutto nelle aree marginali, rurali o meno popolate, a percorrere lunghe distanze per accedere a cure e servizi essenziali (es. pronto soccorso, ambulatori specialistici). Questa perdita di prossimità e il conseguente allungamento delle liste d'attesa, hanno reso più difficile e meno accessibile l'erogazione dei servizi sanitari, specialmente nelle aree meno popolate della regione. Ma i cittadini sono tutti uguali. O dovrebbero. Le attività rivolte alla salute e al benessere dei cittadini non possono essere razionalizzate".

"Tutto questo è nato, dicono, per porre rimedio al Decreto Ministeriale 70/2015, il cosiddetto Decreto Balduzzi, che, sempre nella logica della razionalizzazione e contrazione dei servizi ai cittadini, aveva e ha stravolto l’impianto di cura e assistenza sanitaria. - hanno sottolineato - Precisiamo che quando è stato approvato il DM 70/2015 Balduzzi non era più Ministro, governando in quel momento il PD. L’impianto del Decreto, tuttavia, era il suo e nessuno del Pd si è mai chiesto se, invece di stravolgere la vita ai cittadini, si dovesse rivedere quell’impianto e non approvarlo tout court, com’era, era".

"Localmente, poi, hanno messo del loro. Sempre con l’obiettivo di razionalizzare e ottimizzare, che significa contrarre e ridurre, il Pd della Val di Cornia, di sua sponte, propose l’unificazione delle due Zone sociosanitarie Val di Cornia e Bassa Val di Cecina e, conseguentemente la fusione delle due Società della Salute attive in quel momento. Le Zone, a distanza di sette anni, non sono ancora totalmente integrate, con profonde disparità di servizi a favore dei cittadini delle due ex Zone e la chiusura di presidi importanti per una città come Piombino, a favore di Cecina. E siccome si erano trovati bene, successivamente è stata proposta anche l’unificazione dei due ospedali, Cecina e Piombino, in uno solo con due stabilimenti", hanno ricordato.

Ora Rifondazione propone di fare un passo indietro, "ma, purtroppo, non crediamo che qualcuno lo farà", hanno concluso.


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