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Spettacoli martedì 10 maggio 2022 ore 20:00

"Predestinato metalmeccanico", Fogli si racconta

Riccardo Fogli
Foto di: Foto Facebook

Una carrellata di immagini e ricordi, tra Pontedera, Piombino e il Piper di Milano, fino al Festival di Sanremo: "Mi piacerebbe tornare alla Piaggio"



PONTEDERA — Quarant'anni fa, Riccardo Fogli vinceva il Festival di Sanremo con Storie di tutti i giorni. Un successo che, dopo gli anni dei Pooh, aveva coronato la carriera del cantautore pontederese. E che, quarant'anni dopo, viene celebrato con un opera omnia, che racchiude musica e testo, un album e un libro: Predestinato (metalmeccanico).

Un libro dove Fogli stesso fissa i ricordi di una vita sul foglio e li racconta in audiolibro, oltre a raccogliere in un cd musicale tanti brani inediti e alcune rivisitazioni dei suoi grandi successi, in collaborazione con Mauro Ottolini e la sua orchestra.

"Il progetto è nato l'anno scorso, perché nel 2022 ricorrono i quarant'anni da quando ho scritto la canzone che ha vinto Sanremo con Guido Morra e Maurizio Fabrizio - ha raccontato Riccardo Fogli - ci siamo messi a lavoro un anno fa, tra le restrizioni per il Covid, isolamenti e quarantene. Alla fine, però, siamo riusciti a portarlo a casa".

"Il libro, invece, nasce due anni fa - ha specificato - quando avevo qualche vuoto sulla mia infanzia, mia madre di Gello o mio padre, originario di Palaia, riuscivano sempre ad aiutarmi a ricordare. Senza di loro, mi sono impegnato a fissare le mie memorie. Sembra quasi un film neorealista, dove cambio tono quando parlo di musica, quando parlo di mia madre, oppure della mia gioventù".

Riccardo Fogli con il suo ultimo album (Foto Fb)


Naturalmente, nella sua autobiografia, Fogli non può non ripercorrere gli anni di Pontedera, città dov'è nato e dove ha vissuto fino ai 17 anni. "Io sono pontederese e mi sento pontederese - ha detto - ho un ricordo chiarissimo dell'Era e dell'Arno, perché proprio in quest'ultimo ho imparato a nuotare. Un giorno, con altri ragazzi, mi spinsero nel fiume: a quel punto, devi imparare".

"Mio padre aveva la Piaggio nel cervello. Dopo la guerra ha fatto il muratore, il manovale, lo spazzino - ha continuato - ma quando aprì la Piaggio, ogni mese arrivava lo stipendio. Per quanto piccolo che fosse, per una famiglia povera come la nostra, significava molto. Ricordo che siamo rimasti per 5 anni in un fondo di un barbiere e, come bagno, avevamo un piccolo casotto che ci veniva prestato da un contadino".

"A 14 anni sono entrato anche io in Piaggio - ha ricordato - poco dopo, però, entrò in vigore una legge che stabiliva l'età minima di 15 anni per lavorare. Ho dovuto aspettare un po', dopodiché mi richiamarono e ci rimasi per un paio di anni".

Le pagine scorrono fino a Piombino, altra città che significa moltissimo per Fogli e che, in quegli anni, accolse lui e la sua famiglia. Il padre, infatti, iniziò lì a lavorare come gommista. "Era un lavoro veramente duro. Avevo i capelloni, un po' da Little Tony, un po' da Elvis, e mi ricordo che quando spostavo il ciuffo sotto i camion, prendevo certe testate - ha detto sorridendo - avevo i calli sulle mani, ma a Piombino ho trovato la band giusta".

Una foto storica degli Slenders (Foto Fb)


Qui, infatti, si unisce agli Slenders, con i quali arrivò al Piper di Roma e di Milano. "Eravamo quattro metalmeccanici, mentre il nostro batterista, Marino Alberti, studiava - ha proseguito - ci iscrivemmo al festival di Ariccia e facemmo molti provini, dove ci dicevano sempre che eravamo bravi. Però, in quegli anni, non cercavano cover, ma brani originali. Alla fine, arrivammo al Piper di Milano, dove per 40mila lire in cinque facemmo due settimane di spettacoli. Mi ricordo che vivevamo di panini, ma erano davvero buoni".

"Per me era un gioco, mi divertivo molto. Ma c'erano anche tre padri di famiglia che avevano chiesto un permesso per suonare, perché la musica era l'unica, grande passione - ha detto - visto che costavamo poco ed eravamo molto bravi, ci chiesero di rimanere altre due settimane. E il caso vuole che alla terza conobbi i Pooh".

"Con gli Slenders eravamo più rock, ma piacqui subito e mi chiesero di unirmi a loro - ha raccontato - per metterci d'accordo, facemmo una riunione delle due band. Andai con i Pooh, i quali però dovevano prendersi pure il furgoncino che acquistammo in piazza Costituzione a Piombino. Del resto, con gli Slenders, per la sola passione di suonare e far musica, avevamo fatto i debiti". 

Da quel momento, la carriera di Fogli prese il volo, negli anni d'oro della musica italiana. Il successo coi Pooh e, successivamente, la carriera da solista. Fino a oggi, con l'uscita del nuovo album. "Ho avuto tanti amori, tanti gruppi e tanta musica, ma anche qualche cicatrice - ha detto - quando me ne sono andato dai Pooh è stato doloroso, ma è stata una grande sfida. Per certi versi doverosa: per alcune vicende, mi sembrò giusto farlo. Una cicatrice che si è rimarginata col tempo e, grazie alla quale, ho imparato a far le cose da solo, anche soffrendo e sbagliando. Il bilancio, però, è positivo. E durante la reunion, ero veramente al settimo cielo".

Riccardo Fogli durante la Notte bianca di Pontedera nel 2019


Con una dedica, finale, alla sua Pontedera. "Nel 2019 è stato un concerto bellissimo, mi ricordo le tantissime persone presenti e la soddisfazione di essere di nuovo lì - ha concluso - adesso, mi piacerebbe tornare alla Piaggio. Magari, chi lo sa, mi potrebbero invitare in ricordo di quegli anni".

Pietro Mattonai
© Riproduzione riservata


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"Storie di tutti i giorni" di Riccardo Fogli
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