Arianna e Giorgio, una coppia speciale
di Franco Bonciani - lunedì 19 novembre 2018 ore 12:19
Lei si chiama Arianna. Vive a Roma, ha ventisei anni e un cromosoma in più.
Lui si chiama Giorgio. Vive a Ladispoli, ha ventidue anni e ha un cuore grande così.
Sono due campioni di nuoto sincronizzato.
Arianna nel 2016 vince a Firenze la medaglia d’oro nell'esercizio di squadra della prima edizione dei Trisome Games, con una esibizione che stupisce e commuove per bravura e capacità di vivere e far condividere le emozioni.
Giorgio, figlio d’arte (la madre Susanna è stata una campionessa di nuoto sincronizzato negli anni 80/90), ha regalato all’Italia il primo titolo mondiale a Budapest nel 2017 nel duo misto in coppia con Manila Flamini, una esibizione da brividi.
Dopo la storica vittoria a Budapest Nicola Pintus, presidente di Progetto Filippide, un’associazione che punta sullo sport come mezzo di superamento delle barriere per i disabili, contatta Giorgio e gli propone di far coppia con Arianna.
Nasce così questa magia, il duo misto Arianna Sacripante/Giorgio Minisini : prove, allenamenti fatti di attimi, movimenti, gocce d’acqua e impegno per esibirsi a Kyoto alla ventisettesima edizione del Para Syncronized Swimming Festival. Vincono l’oro, ma l’esperienza non finisce qui.
Arianna ha la fortuna di essere seguita con amore da una famiglia che si è dedicata a lei offrendole le migliori possibilità di scovare le proprie qualità invece di porsi limiti invalicabili.
Giorgio, un predestinato, ha il coraggio di mettersi in gioco e superare barriere e luoghi comuni. Uno che a sei anni inizia a fare nuoto sincronizzato e vive in Italia, un paese nel quale se ci fossero i mondiali del pregiudizio saremmo sempre sul podio, ha coraggio e se ne frega di battute, commenti, idiozie. In uno sport che è ancora al 99% riservato alle sole donne (alle Olimpiadi gli uomini non sono ammessi), beh, la battutina omofoba e fuori luogo non manca mai. Giorgio va avanti, si impegna, si allena, vince. Eccome se vince, lontano anni luce dagli atteggiamenti della superstar viziata, con la puzza al naso, che se la tira.
Incontro Arianna e Giorgio sabato 17 novembre a Massarosa, alla presentazione del progetto “Fiore di Loto”, incentrato sul coinvolgimento dello sport come mezzo di integrazione sociale e recupero della salute per disabili.
Giorgio arriva vestito con la tuta della Polizia di Stato, si è alzato alle quattro di mattina per arrivare in treno. Starà lì, vicino ad Arianna, seduti ad aspettare che sia il loro turno, per raccontare la loro esperienza.
Parlano le autorità, ma, soprattutto, parlano i cosiddetti testimonial. Donne ed uomini che hanno trovato nello sport una risposta, un futuro, dopo che la vita gli ha presentato il conto, li ha messi di fronte ad un destino diverso da quello che avevano immaginato prima.
C’è Sara Morganti, campionessa mondiale di Paradressage, che quando ha scoperto di avere una malattia progressiva non ha rinunciato alle sue passioni, ad accarezzare il suo cavallo. E continuerà a lottare perché queste carezze possano essere ancora tante.
C’è Marco Rossato col suo cagnolino superstar che ci racconta come è riuscito a circumnavigare l’Italia in barca a vela, in solitario, e i progetti ai quali sta lavorando.
C’è Pier Alberto Buccoliero, campione di paracanottaggio, uno con due braccia così che ci dice come l’incontro con lo sport sia stato determinante per aprirgli un futuro felice e di prospettive, lui che di sport non ne aveva mai fatto.
C’è Lorenzo Bini, che ha cambiato il suo modo di vedere il mondo dopo che un’auto lo ha centrato sulla Vespa a diciannove anni, facendogli osservare le cose da un punto di vista che prima non conosceva. E si domanda come sarebbe un mondo nel quale si possa insegnare a tutti il punto di vista dell’altro, il mettersi nei panni del prossimo, non pensare solo a se ma, nel pensare agli altri, trarre giovamento anche per noi stessi.
Alla fine, Arianna e Giorgio, in una testimonianza complice e felice di una bella esperienza che continuerà.
È stata una mattinata emozionante, un’esperienza che non si dimenticherà. Sentire parole di buon senso, semplici e concrete, da ragazze e ragazzi giovani, mi fa venire in mente le tante paranoie di troppe persone (non solo “giovani”) che ci avvelenano la vita con discorsi, fatti ed atteggiamenti.
Mi torna in mente mio nonno, uno che si era vissuto due guerre: quando a volte mi mettevo a questionare per motivi futili mi diceva “eh, a te ti puzza il benestare!”.
Nonno Camillo, è vero, ora c’è un sacco di gente a cui puzza il benestare… Però, dai, ci sono anche Sara e Marco, Pier Alberto e Lorenzo, Arianna e Giorgio, e tanti altri: c’è speranza!
Franco Bonciani