Pellegrini, la Fede che batte le gufate
di Franco Bonciani - martedì 30 luglio 2019 ore 15:05
Nell'estate 2004, quando Benedetta Pilato dava i primi calci a rana nella pancia della mamma, una giovane Federica Pellegrini arrivava seconda alle Olimpiadi di Atene nei 200 sl per pochi centesimi. Se avesse ripetuto il tempo nuotato nella semifinale avrebbe vinto.
In molti pensammo che avesse gettato un'occasione irripetibile.
L'anno dopo, ai mondiali di Montreal, arriva seconda di nuovo, beffata ancora di pochi centesimi. Se avesse nuotato il miglior tempo che aveva fatto in stagione avrebbe vinto.
Ci convincemmo in parecchi che fosse una sfigatella, per di più antipatica.
Nemmeno Fassino sarebbe stato in grado di fare delle profezie del genere.
Il resto è storia recente.
Il tempo con cui Federica ha vinto i recenti mondiali di Gwangju le avrebbe permesso di vincere molte altre edizioni dei mondiali: a quasi 31 anni una Fede d'annata riesce a dare il meglio di sé. Eppure ne ha passate di storie complicate, con crisi, difficoltà, dubbi.
A un certo punto della carriera, dopo la morte di Castagnetti, in un breve periodo di tempo ha cambiato più allenatori lei che fidanzati Belèn Rodriguez. Alla fine ha trovato Matteo Giunta che era famoso, più che altro, per essere il cugino dell'allora fidanzato Filippo Magnini. Anche in questo caso le profezie si sprecarono ("O questo chi è? Non sarà troppo giovane? Non sarà troppo succube?") ed ancora una volta sono state smentite dai fatti.
Lei ha sempre continuato a lavorare con convinzione e capacità di soffrire, dimostrando di aver raggiunto una straordinaria capacità di gestirsi, nel passare dal tacco 12 al costume da allenamento, quello in cui portare dolore e fatica.
Ha giocato col gossip, avendo la forza di andare avanti nonostante critiche e cattiverie gratuite.
Si è ammazzata di allenamenti per riuscire ad essere bella, col volto scavato della grande condizione fisica, nel momento che conta, quando sei sola di fronte alle avversarie e ti senti padrona di ogni molecola d'acqua che ti circonda, in pieno controllo. La frase detta nel dopogara, che fornisce la misura dell'atleta e della donna - "perché poi, fondamentalmente, mi piace trarre i risultati dal lavoro che ho fatto" - è addirittura più bella che sentirsi dire "ti trovo dimagrito".
E' una leggenda che pure in certi passaggi della carriera è stata vicina a quella linea sottile che sta fra il diventare una campionessa unica o una delle tante ex di belle speranze.
Ricordiamo la storia di Fede e rispettiamo Benedetta, senza chiederle miracoli, libera da paragoni pesanti, in attesa che quei colpi di gambe a rana ci regalino qualche altra lacrima di gioia.
Franco Bonciani