Attualità domenica 14 dicembre 2025 ore 06:00
Lui lì è proprio un cacanido

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia alla scoperta di nuovi detti di ieri e di oggi
PIOMBINO — Il cacanido è l’uccellino più piccolo del nido, non solo è anche il più magro, quello che nasce malaticcio e di solito non sopravvive, ma in Val di Cornia tale definizione veniva usata anche per indicare le persone piccole e gracili, smunte e sofferenti, insomma non proprio atletiche. Mia madre diceva cacanidio, ma credo che quella i aggiuntiva fosse un errore, visto che non avrebbe senso, mentre il significato recondito è ben chiaro. Sempre in tema di assonanze tra piccoli animali e persone, si dice ancora: “molle come un pucino”, alcuni aggiungono al sostantivo pucino l’aggettivo bagnato, in ogni caso un piombinese non dirà mai pulcino ma pucino. La frase sta a indicare una persona bagnata fradicia di pioggia o di sudore. Andiamo avanti con espressioni ancora abbastanza usate come “Eh, l’ha strozzato la balia!”, intrisa di umorismo nero e di ironia maremmana, ogni volta che leggiamo il nome di un quasi centenario nei manifesti mortuari. “Non trova il basto che gli entra” prende come esempio il giogo da mettere agli animali per fare riferimento a una persona che non gli va bene niente, uno che non trova mai quello che fa per lui. “E tu lilla!”, è proprio desueto, un tempo stava per “E tu insisti!”, così come non sentirete più nessuno “fare la chichirumella”, orami ha preso campo “tergiversare”, che è italiano corretto. Forse abbiamo già parlato del Panattoni, un tipo bislacco che per andare da Campiglia a Roma passava da Sassetta, certo non abbreviando il percorso, ed ecco spiegato perché in Valdi Cornia si usa dire: “La fai più lunga te del Panattoni!”. Nel primo volume avevamo solo indicato il detto popolare, senza spiegare i motivi, che adesso risultano chiari. “Non la fare troppo palloccolosa” è abbastanza simile, significa non la fare lunga, a palloccole, come la polenta. Sempre in tema di periodi da far trascorrere: “con il tempo e con la paglia si matura il sorbo e la canaglia!”, come dire che la maturità viene per tutti, ognuno ha i suoi tempi di maturazione. “La lepre si chiappa anche con il carro!”, sta a significare che puoi essere scaltro quanto vuoi ma noi ti si prende quando meno te lo aspetti, magari sfruttando il tuo punto debole. “Il vino annacquato non fu mai bono!” è un altro detto sorpassato, una metafora che si può usare anche in politica per indicare un partito addomesticato o un candidato reso più mite nelle sue idee. Il vino va bevuto genuino, quando si annacqua sa di poco, così un’idea politica, o la si mette in pratica come si deve o meglio non farne di niente. “Strada bona non fu mai lunga!”, è un modo di dire che fa propendere per i tragitti corti e agevoli, anche in senso metaforico, ché se ci vuole troppo per ottenere qualcosa non è la strada da seguire. “Il boddo a non chiedere non ebbe coda”, premesso che il boddo è il rospo, diciamo che questa sorta di proverbio (in disuso) è l’equivalente del più conosciuto “A bocca chiusa non entrano mosche!” ma anche di “Bimbo che non piange non puppa!”. Insomma, se stai zitto e non chiedi, è difficile che tu ottenga qualcosa. “Sei più falso d’un palancone greco!” è un detto che può essere riferito a una persona poco sincera come a un oggetto ritenuto una bufala, ma pure questo modo di dire è sorpassato. Il palancone è un’antica moneta genovese, quindi non può essere greca. A proposito di persone mendaci e inaffidabili mio nonno diceva: “Sei più bugiardo te d’un Sesto Caio Baccelli!”, il noto almanacco che riportava le previsioni metrologiche per l’anno in corso, le coltivazioni possibili e i periodi miglior per praticare gli innesti in campagna. La cosa buffa è che mio nonno non credeva per niente al Sesto Caio Baccelli ma lo comprava tutti gli anni, forse era la sola cosa che leggeva. Un bel modo di dire riservato a chi si mangia il guadagno prima di averlo realizzato e non mette mai da parte niente: “mangiarsi l’uovo in culo alla gallina”. Ne conosco molti. Molto simile: “levi il cavicchio resta il buco”, sta per indicare un tipo che continua a far debiti, nonostante tutto. Il cavicchio è un cilindro in legno duro, normalmente faggio, a forma di tronchetto, usato per piantarlo in un asse e appenderci la roba. Quando lo togli resta il buco. Per similitudine resta sempre il buco anche alla persona che fa debiti in continuazione. “Non c’hai un soldo pe’ fa’ canta’ un cieco!”, espressione proverbiale che indica povertà estrema, non avere neppure una monetina da dare in elemosina a un mendicante cieco perché (in cambio dell’offerta) canti una canzone. E quando un oggetto è molto caro, ha un prezzo inarrivabile, ancora oggi si dice che “costa un occhio della testa”. Se “siamo con l’acqua alla gola” siamo messi proprio male; l’espressione può indicare un disagio economico, ma anche di una difficoltà sportiva (siamo ultimi in classifica) e va bene per ogni occasione in cui la difficoltà pare insormontabile. “Non mi prendere per il collo!”, invece si dice ancora per raccomandarsi a un venditore, chiedendo di essere trattati bene, di non avere prezzi di acquisto troppo esosi. Termino con due espressioni davvero antiquate: “È buio fitto”, per dire che è buio strinto, non ci si vede per niente; e il latineggiante “È ita!”, che sta per “è andata, non c’è da farci niente”, ma anche semplicemente che una persona “è andata via”.
Gordiano Lupi
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