Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 09:01 METEO:PIOMBINO22°29°  QuiNews.net
Qui News valdicornia, Cronaca, Sport, Notizie Locali valdicornia
domenica 27 luglio 2025
Tutti i titoli:
corriere tv
Proposta di matrimonio al concerto di Giorgia e lei dà il cinque allo sposo: «Bravo, mi sei piaciuto»
Proposta di matrimonio al concerto di Giorgia e lei dà il cinque allo sposo: «Bravo, mi sei piaciuto»

Attualità domenica 27 luglio 2025 ore 06:00

Parlavamo ancora in piombinese con Cortigiani

Con Gordiano Lupi su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia una nuova serie di modi di dire riscoperti grazie a Giorgio Cortigiani



PIOMBINO — Seconda parte dei modi di dire riscoperti grazie a Giorgio Cortigiani. Vediamo altre espressioni divenute insolite e desuete.

“Io so’ come le ghiandaie, covo bene ma sdegno presto!”. Le ghiandaie covano con amore i propri piccoli, ma li lasciano liberi di volare prima possibile. Il modo di dire veniva usato dalle madri che lasciavano i figli liberi di affermare la loro personalità prima possibile, senza esagerare nel tenerli sotto la loro ala protettrice. Sdegnare è un verbo abbastanza in disuso, qui viene usato con il significato di disinteressarsi.

“Ora è l’anno…”, intercalare che i nostri vecchi usavano per indicare “un anno fa”, “l’anno precedente”, messo nel bel mezzo di un discorso. “Ieri l’altro”, invece, è l’equivalente piombinese de “l’altro ieri”.

Vocaboli strani e in disuso. Mancina è la mano sinistra (qualcuno ancora lo dice), maritta la mano destra (non l’ho più sentito pronunciare da nessuno). La camola sono i panni e la carbonina è la naftalina. Non lo dice più nessuno da almeno sessant’anni!

“Dammi cotesto libro” è quasi italiano corretto (codesto e non cotesto), in Toscana se ne fa grande uso, nella Val di Cornia il pronome dimostrativo preferito è proprio “cotesto”. Domanda: “Quale libro vuoi?” risposta: “Cotesto costì!” Forma rafforzata.

A proposito di offese personali legate alla sporcizia, da Cecina in giù si parla di “bottino rumato” (il sudicio girato con il mestolone, quello che puzza di più), “pidocchio pollino” (il pidocchio che cova in mezzo agli escrementi di pollo) e “pidocchio rivestito” (la persona pidocchiosa vestita bene).

Nella Val di Cornia il coleottero verde, il maggiolino che ronza e fa rumore, quello che un tempo i bambini facevano volare legato per una zampa, si chiama “gazzilloro”. Invece il ramarro si chiama “rogiolo”; mi è capitato alcuni anni fa di sentir apostrofare una persona vestita di verde con l’espressione: “Mi pari un rogiolo!”. Alcuni chiamavano il ramarro con termine “racano”, coa chi aiuta a comprendere il senso della parola “racanata” che sta “ramanzina violenta e rumorosa” che a volte dobbiamo subire. Esempio: “Mia madre mi ha fatto una bella racanata!”.

“Hai fatto il guadagno di Pottino!”. Pottino era un tipo buffo che molti anni fa si dice bruciasse le lenzuola per vendere la cenere. Certo non faceva un grande guadagno. Tale espressione si usava per stigmatizzare gli affari non proprio convenienti.

“Fai certe curve che sembri Poldino!”. L’espressione veniva rivolta agli automobilisti spericolati, emuli di un certo Poldino, assicuratore fascista che di cognome faceva Vanni, noto guidatore imprudente.

Un proverbio usato come una sorta di risposta ai tempi in cui non c’era Meteo.it a coloro che chiedevano con insistenza le previsioni meteorologiche del giorno dopo: “Il tempo per fa’ come gli pare non ha nemmeno preso moglie!”.

Abbiamo parlato del “sussi” nelle pagine del libro, citando l’espressione “giocare per il sussi”, fare qualcosa per “il sussi”, dicendo che significa fare qualcosa per niente, senza ottenere risultato. Spieghiamo adesso che cos’è “il sussi”. Tutto deriva dalle carbonaie: “il sussi” è il legnetto che viene inserito come catalizzatore e si consuma per fare il carbone, di lui non resta quasi niente. Ergo lavorare per “il sussi” è lavorare per niente, per qualcosa che non dura.

“Quando voglio morì mangio i rospi!” Proverbio iperbolico del tempo andato che nessuno più utilizza ma che un tempo nella Val di Cornia andava per la maggiore.

Altra sorta di proverbio iperbolico: “Cosa dice il rospo quando vede appunta’ un palo? Speriamo bene, ma ci credo poco!”. Il modo di dire veniva usato ogni volta che da certi comportamenti sembrava improbabile che le conseguenze fossero positive.

“Qui non si fa un solco a diritto!”, modo di dire contadino per indicare che non ne stiamo azzeccando neppure una, anzi le stiamo sbagliando proprio tutte.

“M’hai messo il foco al culo! Ho mangiato fogoni!”. Il massimo della delicatezza. Tradotto dal piombinese sarebbe: “Mi hai messo parecchia premura! Ho dovuto mangiare in gran fretta!”.

Altre espressioni sparse. Una litigata marca ciuco è un litigio furibondo. Il borsello a organino è il portafoglio di una persona benestante, che si può permettere molte cose, infatti quando apre il borsello ha le tasche a fisarmonica, si apre a organino, mostrando carte di credito e libretti per assegni. Tarabaralla significa pressappoco, credo - ma non sono sicuro - che derivi dall’uso della vecchia bilancia con la tara. Infine “Se la carne vuole il sale” è l’equivalente in vecchio piombinese di “Se son rose fioriranno”, così come “Se piove di quel che tona!” significa che viste le premesse ci aspettano sfracelli e “Tanto tonò che piovve!” vuol dire che le attese sono state rispettate ed è venuto giù di tutto, non solo in senso meteorologico.

Termino con un’espressione omessa nelle pagine del libro, rivolta ai giovani scioperati e nullafacenti che vagabondare per intere giornate: “Sei sempre a ciondoloni!”. L’uso di tale espressione era riservato ai genitori nei confronti dei figli, ciondolare significava vagare senza meta, bighellonare, in una parola perdere intere giornate senza fare niente, ergo ciondolando. Ricordo negli anni Settanta soprannomi assurdi come “ciondolino” dedicati a persone che passavano intere giornate appoggiate allo stipite della porta di un bar, la cui attività fisica maggiore consisteva nel muovere i tasti di un flipper. In certi casi veniva aggiunto il rafforzativo “ciondolino merdino”, se il perditempo sfoggiava un’aria abulica e assonnata, mentre nel caso di una persona dal fisico possente si diceva: “ciondolone merdone”.

Ah, quanta nostalgia del nostro ciondolare intrepido!

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


Se vuoi leggere le notizie principali della Toscana iscriviti alla Newsletter QUInews - ToscanaMedia. Arriva gratis tutti i giorni alle 20:00 direttamente nella tua casella di posta.
Basta cliccare QUI

Tag
Iscriviti alla newsletter QUInews ToscanaMedia ed ogni sera riceverai gratis le notizie principali del giorno