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Attualità domenica 25 settembre 2022 ore 07:56

Quando al Magona cantavano gli Inti Illimani

Foto tratta da Il Tirreno del 1977, consultato presso la Biblioteca Civica Falesiana di Piombino

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Val di Cornia, Gordiano Lupi ricorda il concetto del 27 Agosto del 1977



PIOMBINO — Erano i tempi in cui al Magona giocava un grande Piombino, non così grande come quello della serie B, ma pur sempre una squadra che faceva divertire e rendeva orgogliosi dei colori nerazzurri. C’era un Presidente generoso e appassionato come Aulo Giuliani, che non si limitava a sponsorizzare lo sport, si dava un gran da fare pure con gli eventi musicali. Erano i tempi che al Magona d’estate si tenevano spettacoli fuori dal comune, per esempio, con un biglietto che costava appena duemila lire (non erano un euro odierno, pure se il cambio sarebbe quello, il valore reale era sui dieci euro), il 27 agosto 1977, un sabato sera alle 21, potevi vedere un concerto degli Inti Illimani.

Avevo solo diciassette anni, studente liceale poco interessato alla politica, mi dicevo anarchico perché ascoltavo Guccini e De André, sapevo poco dell’attacco alla Casa Rosada del 1973, delle complicità statunitensi con i golpisti e dei gruppi musicali esiliati, insieme a molti intellettuali. In ogni caso le note de El pueblo unido, jamás será vencido, mi affascinavano, quel complesso cileno che cantava in tutta Europa, pensare che si sarebbe esibito a Piombino era come vivere un sogno a occhi aperti. Si chiamava Estate Piombinese anche allora, non è cambiato molto, organizzavano Assessorato alla Pubblica Istruzione, Comune di Piombino, Iniziativa Teatrale e Arci Uisp. Aulo Giuliani con il suo Piombino restava dietro le quinte ma di sicuro qualcosa faceva, non poteva stare con le mani in mano. Il figlio Gianni mi ha confidato che il padre contribuiva spesso a sostenere le iniziative del Partito Comunista, di cui aveva la tessera fin dal dopoguerra, sia per organizzare le Feste dell’Unità, sia con elargizioni in denaro per acquisto materiali. Questo il suo ricordo: “Babbo era un fan di Al Bano. Un giorno per canzonarlo gli feci ascoltare una canzone che avevo registrato e che andava di gran moda, solo per dargli del matusa: El pueblo unido. Lui l’ascoltò sino in fondo, con attenzione, senza dire una parola, per non darmi soddisfazione, ma solo il fatto che non avesse smesso di seguire prima della fine mi fece capire che aveva gradito. Sarà stato un caso, ma dopo un po’ di tempo vennero gli Inti Illimani a Piombino”. Il Tirreno cominciò ad annunciare il grande evento internazionale sin dai primi di Giugno, rendendo nota la delibera di bilancio del Comune e non mancando di promuovere la vendita dei biglietti, che si distribuivano anche al Magona durante le partite del Piombino, persino prima di un’amichevole con il Pietrasanta, che si giocò mercoledì 24 Agosto.

Gli Inti Illimani facevano musica leggera, folcloristica e impegnata (leggi politica), soprattutto cantavano una terra martoriata dal dolore e sopraffatta dalla dittatura di Pinochet. Se noi giovani andammo a vedere gli Inti Illimani, fu soprattutto per sentir intonare El pueblo unido, come ricorda lo scrittore piombinese Stefano Giannotti: “Conoscevamo solo quella, ma fu anche la prima volta che ascoltammo La fiera di San Bonito, bellissima e struggente, come fu di nuovo l’occasione per vedere la curva Tolla gremita, non per gare di calcio, come era accaduto in campionato contro il Cecina e in amichevole contro la Juventus”. Fu bellissimo vedere tanti giovani alzarsi in piedi, stringendo il pugno chiuso, cantando i versi composti di parole evocative, frammenti di dolore vissuto, non certo retorica. Bellissimo e commovente. Erano altri tempi. Loretta Mazzinghi ricorda: “Lo stadio era pieno e gli Inti Illimani non ancora esuli di lusso. Erano ragazzi giovani, proprio come noi. Tra i compagni (come ci chiamavamo allora) c’era un grande senso di solidarietà, non appena saputo del concerto ci impegnammo a diffondere la notizia. Non come oggi, purtroppo. Era il socialismo fatto dal basso, sentivamo come nostro il dramma vissuto dal popolo cileno nel 1973, quello stadio di Santiago con i prigionieri, il cantautore Victor Jaraassassinato dai fascisti. La solidarietà andava di pari passo con il dolore, ma anche con la speranza che qualcosa potesse cambiare. In una giornata di sole che stemperava in uno stupendo tramonto, con le luci dello stadio accese in curva, vedevamo gli Inti Illimani come persone che avevano sofferto, proprio come i bambini soldati vietnamiti che avevo conosciuto in Cecoslovacchia. Provammo tutti una grande emozione quando risuonarono nell’aria le note de El pueblo unido;grazie a quel giorno il nostro impegno diventò maggiore, subito dopo ricordo di aver visto il film Missing e di aver insegnato ai miei alunni a leggere le pagine intense di Isabel Allende, figlia di un presidente assassinato, che aveva appena scritto D’amore e d’ombra”. Il Tirreno (da poco riaperto come cooperativa di giornalisti) dette ampio spazio alle polemiche pretestuose del Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, rappresentato da Claudio Boninu, contro il sindaco Polidori, in tema di spese eccessive per far venire un gruppo poco gradito ai neofascisti piombinesi. In realtà lo spettacolo ebbe un attivo di circa 250mila lire, devoluto all’Associazione Italia - Cile, tra i più convinti sostenitori dell’evento, data la spesa di circa 3.250.000 per organizzare, controbilanciata da una presenza di circa duemila spettatori paganti, per un incasso di 3.500.000. Nessun ammanco di bilancio ma saggia e oculata politica che pensava a far divertire con intelligenza, portando a cantare un gruppo che non era solo musica leggera, ma vera cultura, senza gravare sulle casse comunali. Dovremmo tenere conto anche adesso di simili comportamenti virtuosi.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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