RIGASSIFICATORE giovedì 11 dicembre 2025 ore 08:00
Rigassificatore, "il governo faccia chiarezza"

Il sindacato Usb interviene sulla questione del rigassificatore e sulla necessità di rispettare i tempi per lo spostamento
PIOMBINO — "Abbiamo partecipato, giovedì scorso, a un’assemblea di confronto sul tema del rigassificatore di Piombino promossa dal Comitato di Salute Pubblica, che ringraziamo per l'invito. Si è trattato di un incontro necessario, visto l'approssimarsi del termine di 3 anni di autorizzazione alla permanenza in porto della nave e allo svolgimento delle attività di rigassificazione. La cittadinanza di Piombino si è già chiaramente espressa per il No, le istituzioni e le forze politiche locali lo stesso.Ci uniamo a loro nell'affermare che dal 2026 deve pienamente cessare la copertura legale a quella che continuiamo a ritenere un'attività che non reca nessun beneficio alla città e che al contrario, sotto tutti i punti di vista, rappresenta un danno per il territorio e la popolazione di Piombino".
Lo scrive Usb Piombino in una nota.
"I quasi 1600 posti di lavoro promessi da Snam? Ovviamente non pervenuti. - prosegue Usb - Gli sconti in bolletta per le famiglie e le imprese di Piombino in virtù del sacrificio sostenuto? Neanche a parlarne. I rischi per l'ambiente dati dallo sversamento in mare di 80 kg di ipoclorito di sodio per la pulizia dell'impianto? Non monitorati. I rischi per la sicurezza dei cittadini in caso di incidente rilevante? Tutti ancora ben presenti".
"A fronte di tutto ciò abbiamo una infrastruttura portuale “bloccata”, nonostante gli investimenti milionari, che non può essere utilizzata per acquisire nuovi traffici e produrre, in questo caso sì, nuovo lavoro per il territorio. - continua il sindacato - Per tutte queste ragioni, come USB ci siamo impegnati in questi anni, insieme ai comitati, all'amministrazione comunale e alla cittadinanza più attiva e consapevole per contrastare l'arrivo e la permanenza a Piombino di questo impianto che, come già ribadito, costituisce anche una forte limitazione per le attività portuali e industriali di Piombino. Lo abbiamo fatto e lo faremo ancora con tutti gli strumenti a nostra disposizione, da quello legale a quello dello sciopero e della mobilitazione nelle piazze".
"Rifiutiamo anche qualsiasi proposta di “compensazioni” così come più volte annunciato. - prosegue Usb - Sia perché la salute e la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici non si “vende e non si baratta”. Sia perché qualsiasi proposta che arriverà non potrà che essere una nuova truffa, un nuovo affronto per la città di Piombino. Chiarito ciò, pensiamo sia giunto il momento di andare alla radice del problema, mettendo le istituzioni e le forze politiche che le sostengono di fronte a delle scelte, e in base a ciò ragionare su come muoversi nei prossimi mesi. Ricordiamo che l'autorizzazione firmata dal Commissario straordinario Eugenio Giani scadrà nel luglio 2026, l'Autorizzazione Integrata Ambientale già nel mese di maggio prossimo".
Secondo Usb "È opportuno anche ricordare che la sentenza del TAR Lazio che ha bocciato il ricorso del Comune di Piombino e di altre associazioni (tra cui la nostra organizzazione sindacale), condannando i ricorrenti al pagamento delle ingenti spese legali, si basava proprio sul carattere emergenziale e transitorio della permanenza del rigassificatore a Piombino. Sentenza che consideriamo ingiusta, ma che a questo punto costituisce un elemento di imbarazzo per chi vorrebbe lasciare tutto così com'è a tempo indefinito, per continuare a comprare e anzi aumentare le forniture di GNL dagli Stati Uniti a prezzi rincarati. Il governo Meloni, in primo luogo, tanto per parlare chiaro".
"Nessuna proroga è dunque possibile, tutte le autorizzazioni sono da rifare. E le responsabilità politiche sono nuovamente da assumersi. Impugnare e ricorrere in tribunale contro tutti i provvedimenti volti a far permanere il rigassificatore a Piombino è per noi cosa da fare. Se a ciò vogliono portarci, porteremo all'estremo dell'evidenza la forzatura giuridica che è stata fatta a Piombino su questa questione e i tentativi di normalizzarla. Ma per noi la questione è al fondo politica e come tale va affrontata.Staremo a vedere infatti se il presidente della Toscana Giani manterrà la sua opposizione dichiarata a che il rigassificatore resti a Piombino oltre metà 2026. Ma anche se accettasse un nuovo incarico da Commissario straordinario perché il rigassificatore resti ancora lì dov'è, sarebbe comunque il governo in carica a proporglielo. È il governo Meloni a decidere. È alla Presidente del Consiglio che è stata infatti correttamente indirizzata la raccolta firma sottoscritta nei mesi scorsi da alcune migliaia di cittadini e dallo stesso sindaco.A questo punto è al governo Meloni che spetta l'onere di fare gli interessi di un territorio finora sacrificato come Piombino, mandando via il rigassificatore, punto e basta. Oppure assumersi la responsabilità di calpestarne la dignità come i suoi predecessori. Purtroppo, il silenzio della premier sull'argomento non ci fa ben sperare.Ancora di più, dovrebbe destare molta preoccupazione la scelta del governo di far approvare nel luglio scorso un Decreto Legge che esonera dall'obbligo di presentare la Valutazione di Impatto Ambientale e che prevede un iter di approvazione accelerato per tutti quei progetti giudicati di interesse per la "difesa nazionale". Non ci è difficile immaginare che un governo che ha scelto di ribattezzare Ministero dell'Ambiente, spostando il focus sulla "Sicurezza Energetica", possa essere tentato di ricorrere a questa ennesima (non più) forzatura della legge anche per il rigassificatore a Piombino.Questo è il punto. Se il rigassificatore è giunto a Piombino per effetto di un contesto di guerra, è proprio dall'opposizione alle politiche di guerra e di riarmo che può e deve passare la ripresa di una mobilitazione popolare contro di esso. Mobilitazione che peraltro abbiamo fatto vivere anche nei due scioperi generali e nelle manifestazioni del 3 ottobre e del 28 novembre, contro il genocidio in Palestina ma anche contro l'economia di guerra che comprime i salari, la democrazia e priva di finanziamenti servizi pubblici essenziali come scuola e sanità."E quindi, dove si dovrebbe mettere il rigassificatore?" ci chiederanno a questo punto. Proprio da nessuna parte, se proprio volete saperlo. Crediamo infatti nella necessità inderogabile di un'uscita dal fossile e in un investimento convinto nelle energie rinnovabili, senza però speculazioni a danno dei territori e senza accumulazione di profitto privato con soldi pubblici; come vediamo invece, purtroppo, con gli investimenti massicci in agrivoltaico in Val di Cornia grazie agli incentivi PNRR da parte di grandi imprese del settore.Forse la ripresa della lotta al rigassificatore oggi passa anche da una riflessione e da un confronto con quest'altro lato della crisi ambientale del nostro territorio, mentre di piani per le bonifiche non c'è ancora traccia e migliaia di ettari di SIN perfettamente destinabili (ma con meno profitti per le imprese!) al fotovoltaico rimangono sprecati.L'USB conferma in conclusione la propria disponibilità a sostenere e appoggiare i comitati che si oppongono al rigassificatore, ai vertici politici che l'hanno imposto a Piombino e che a Piombino tenteranno di far sì che rimanga", aggiunge il sindacato.
"Continueremo inoltre a lottare contro le spese militari e le politiche di riarmo NATO e UE assecondate da questo governo, per una transizione energetica davvero al servizio della collettività. Perché Piombino rialzi la testa contro le prese in giro e i ricatti delle multinazionali del gas e dell'acciaio, tornando a immaginare uno sviluppo e un futuro non imposti", conclude Usb.
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