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Attualità domenica 31 ottobre 2021 ore 06:00

​Roberto Biagini, cavallo pazzo

Roberto Biagini è il primo a destra (Foto tratta da Piombino Calcio di Giovanni Gualersi Urbone Publishing)

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ricorda Roberto Biagini, morto a 71 anni a Carrara



PIOMBINO — Mi chiamano cavallo pazzo, il mio nome è Roberto, corro come un lampo sulla fascia, così forte che il campo non mi basta, finisce presto, semino gli avversari come birilli da biliardo sul prato verde del Magona. Anni Settanta, gioco nel Piombino, altiforni e fumo, mare e vento, corro più veloce del libeccio, se m’infortuno c’è Tafuri - massaggiatore infaticabile che cura tutto con acqua salata e chiare d’uovo -, sono una roccia, niente mi danneggia. Squadra di piccoli campioni il mio Piombino, Barontini allenatore, serie A nel Pisa, mica storie, son semiprofessionista in serie D, vinco un campionato dilettanti, anzi due, ché il primo ce lo rubano di brutto. 

Testa bassa e pedalare, anzi correre, quel che so fare, pure se comincio da portiere, ma a Carrara, un allenatore un giorno dice ti vedo bene ala destra sulla fascia, si chiama Orrico, di calcio ne capisce, mi convince. Idolo del Magona adesso sono, folla da stadio vero, un giorno col Cecina son quasi settemila, escon da lavoro, poi di corsa al campo, la partita comincia un poco dopo perché arrivino in tempo. Anni irripetibili di vita, Biagio cavallo pazzo, puledro che galoppa inarrestabile, bandierina d’angolo, poi cross, Rauggi o Di Pietro mica importa, è gol sicuro, ché la palla finisce su quei piedi pronta a gonfiare il sacco. 

Anni che son giovane e potente, preciso no, quello non son mai stato, neppure rissoso o intollerante, chi mi marca si frantuma sul mio corpo da gigante. Un Piombino che gioca con la Juve, in mezzo al campo Bianchi, tra i pali Ficagna, anche Agostini, per correre c’è Duccio il motorino, grande la mia squadra nerazzurra. Peccato che dura solo per tre anni, torno a Carrara, lavoro in un cantiere, faccio il delegato sindacale, lotto per diritti contro padroni poco accorti, intorno a me gente che mi rispetta, perché son leale come in campo. 

Alla fine Ortonovo è la mia meta, vecchio e stanco, calciatore che ha già dato tanto, poi dirigente, a ricordare quant’è stato bello il tempo di quel calcio in mezzi ai fumi, di quello stadio così pieno di gente che grida un nome mentre gabbiani volano sul campo, come per celebrare la partita. 

Mare e ricordi, ché io vado a vela, quando non gioco a calcio, la stendo al vento, vago tra le onde. Mare e ricordi della mia Piombino, tempo giovanile ormai perduto. Mare e ricordi che correvo come un lampo. Adesso è tempo di resa, parola che non mi è mai piaciuta, contro un avversario che non puoi vincere neppure combattendo. Ma quella ciminiera non l’ho dimenticata, faceva capolino in mezzo ai tetti proprio dietro la tribuna verde, come non scordo uno stadio intriso d’antica gloria. Chiedo soltanto che mi resti un briciolo di tempo per rivedere, con la moviola del passato, l’ultima rete sotto la curva Tolla. 

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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