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Attualità domenica 16 aprile 2023 ore 07:36

Salvezza sudata e sognata in quaranta scatti

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia il fotoracconto dedicato all'Atletico Piombino. Testo di Gordiano Lupi, foto di Riccardo Marchionni



PIOMBINO — L’obiettivo del fotografo coglie i momenti magici d’una gara che profuma di passato, disputata in un campo di calcio reso eterno dalla memoria, il mio stadio Magona, un campo male in arnese che resta comunque il mio campo, il luogo dove sono cresciuto. Voglio così bene al Magona da non poter dire che è brutto, cadente, in degrado … non ce la faccio proprio, il mio campo di calcio è come un figlio, mostra sempre il suo lato migliore, una dote nascosta. Riccardo Marchionni fotografa il campo da ogni angolazione, parte con il punto preciso dove attacca la gara, mentre un immenso bandierone nerazzurro (con uno spicchio di giallo) sventola in direzione curva Tolla. Le erbacce spuntano selvagge tra gli spalti ma sembran fiori, una cascata di azalee primaverili, glicini profumati, dispersi in frammenti di sogni. Ecco che le squadre entrano in campo, calciatori dai volti contratti, nervi a fior di pelle, espressioni dure; oggi è la giornata decisiva, dev’esserci un perdente, purtroppo, deve venir fuori un vincitore. Le maglie dei nostri son giallonere, peccato, il nerazzurro è il colore del cuore, al massimo il granata che ricorda il Torino, un tempo seconda maglia, potrebbe andare persino l’amaranto del Livorno, oppure il bianco bordato d’azzurro della mitica Sempre Avanti. Ma questa è la scelta dall’alto, non serve polemizzare, son comunque i nostri ragazzi scesi in campo a lottare, la maglia sarà giallonera ma i cuori che battono son nerazzurri. Calcio d’inizio e prime emozioni, un gol a freddo degli avversari, qualche botta di troppo, proteste, chi vince perde un po’di tempo, gioca a far passare i minuti. Storia vecchia come il calcio, niente di nuovo sotto il sole. Il fotografo dagli spalti cattura Mori e Paini che si danno da fare, cercano invano un pallone da poter giocare, anche Pagni lo vedi che corre sulla fascia laterale. Uomini contro, giocatori in panchina che osservano assorti, in attesa di entrare, allenatori nervosi, per quanto difficile, forse, più dei giocatori. Un giorno speciale in un giro di foto, ecco Barchi battere in angolo, Martelli correre avanti, una maglia numero undici (Mori, chi altri?) cercare la rete, trovata nel secondo tempo, anche se su rigore, per laurearsi campione dei marcatori. Il cancellone verde speranza del nostro stadio, Fiaschi che calcia la palla a caccia di momenti migliori, Biondi in area che attende, Bartolini di lato contrasta; azioni decise, coraggio, passione, volontà di vittoria. Una foto immortala Aldo Agroppi aggiustarsi il giaccone invernale, vicino alla rete, insieme a Sonnini, tifa nerazzurro anche lui, ricorda il passato. Paggini contrasta un avversario nel centro del campo, quindi rimette un pallone; Carelli in difesa, Brontolone che grida, l’arbitro impassibile ascolta, lui non è della gara, deve solo far stare calmi i protagonisti del match e non è compito facile. La partita vista con gli occhi dell’arbitro, sfumata in lontananza, verso un grande pubblico, numeroso e festante, con gli ultras più belli del mondo disposti in gradinate che grondano storia. Più forti di chi ci vuole morti, recita un telo in tribuna, stranamente corretto, in italiano puro, non scritto col livornese vole, ma come la Crusca vuole. E l’assistente dell’arbitro in linea con l’ultimo uomo controlla la gara mentre il popolo canta, Fiaschi osserva le azioni, Carelli guarda la palla vagare pericolosa. Ed ecco le foto di Papa, ricordo dei tempi in cui gli ultras gridavano Siamo venuti sin qua / siamo venuti sin qua / per vedere giocare Papà, e lui tira fuori la classe di quei tempi là, meno mobile, ma sempre energico, duro, leale e convinto, dispensa palloni e consigli, infine il passaggio di testa che porta Scuglia a segnare il gol del pareggio viene proprio da lui. Le polemiche tra giocatori, gli uomini con più esperienza salgono in cattedra, una mischia ripresa dall’angolo d’una panchina, poi il bandierone, di nuovo, che sventola fiero mentre i giocatori saltano in aria, il pubblico grida e i fumogeni (almeno loro) son nerazzurri. Finiamo con Papa e con Mori, con il piccolo Scuglia, veri eroi di questa domenica che gronda emozioni, pure se son tutti eroi i ragazzi di questo Piombino, anche i più giovani, Talocchini e Gentili, Barchi e Paini, presi dalla juniores e gettati nel terreno di gioco a farsi le ossa. È vero, come dice ogni volta un mio amico, che in questo campo battemmo la Roma per tre reti a uno, ma era il 18 novembre del 1951, davvero troppi anni fa. Adesso è importante aver pareggiato con l’Atletico Etruria per 2 a 2, aver conquistato il diritto di giocare ancora una volta in Promozione. Un grande pubblico, una squadra di ragazzi che s’è fatta valere, una società che ci ha fatto sperare, schierando giovani in campo, lottando nel campionato juniores per il primato e salvandosi nel torneo maggiore per continuare a sognare. Questo è il nostro Piombino, il nostro presente che conta, figlio d’una grande storia, erede d’un grande passato, artefice del suo futuro.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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