Attualità domenica 22 dicembre 2024 ore 06:00
Via Cesare Lombroso, già via Fragola

Su #tuttopiombino di QUInews Valdicornia “Via Cesare Lombroso, già via Fragola” di Gordiano Lupi
PIOMBINO — Cesare Lombroso (Verona, 1835 - Torino, 1909) è il primo criminologo, il filosofo che ha inventato la materia, ma che pare un tantino fuori moda visto che il volume per cui è passato alla storia s’intitola L’uomo delinquente e sostiene che si nasce criminali, non solo, che il delinquente si riconosce dall’aspetto, dallo sguardo e dalla forma del cranio. Stupisce che in una città come Piombino - per molti anni anarchica, proletaria e socialista, quindi progressista - sia stata dedicata una strada a un pensatore così retrogrado. Via Lombroso parte dalla centralissima corso Italia (già via Elemire Zola, che tutti hanno sempre chiamato Emilio Zolla) e finisce in via della Repubblica (già via Principe di Piemonte). Il Comune di Piombino, con delibera del 9 agosto 1912, acquistò dal signor Luigi Fragola il territorio costituito da tale via privata, per sistemarla e farla comunicare con l’arteria principale del corso. Per questo motivo i nostri vecchi hanno sempre chiamato via Lombroso con il nome di via Fragola, persino mio padre che proveniva da Portoferraio, forse per averlo sentito dire da qualche piombinese. Ricordo di avergli chiesto tante volte da piccolo perché mai indicasse via Lombroso con il nome della frutta estiva che mi piaceva tanto, lui non rispondeva, fino a quando per tenermi buono s’inventò che molti anni prima in quel posto (era tutta campagna) crescevano le fragole. Non era vero, l’ho capito molti anni dopo leggendo Per vicoli, strade e piazze di Mauro Carrara. Ecco a cosa servono gli storici, soddisfano le curiosità dei vecchi bambini. Via Fragola portava quel nome dal suo proprietario, il campano Luigi Fragola, nato a Piedimonte d’Alifà (provincia di Benevento) il 21 giugno 1852 e morto a Piombino il 20 gennaio 1935. Al giorno d’oggi non si trova più sull'insegna marmorea il riferimento alla famiglia, quel già via Fragola che tanto m’incuriosiva nei primi anni Sessanta. Via Fragola cominciava con il Bar Nazionale, di cui resta la sola epigrafe, locale che fa parte della storia di Piombino, al punto che Alessandro Fulcheris (ultimo gestore) gli ha dedicato un libro. Ma in quell’angolo tra via Fragola e via Zola, scrive Mauro Carrara, c’è sempre stata un’attività commerciale, prima una farmacia poi una rivendita di generi di monopolio (1908), adesso quel che resta è un moderno negozio di abbigliamento. Dopo l’esproprio comunale del 1912 in tale angolo permisero di aprire una Drogheria con vetrina in via Zola e un Caffè, birra, gazzosa e ponci in via Lombroso. Gli esercenti della drogheria - i signori Scaramelli e Criscitiello (cognomi che tradiscono origini campane) - chiesero al comune il permesso di mettere due file di tavolini fuori dall’esercizio commerciale, antesignano del Bar Nazionale, lungo il marciapiedi di via Lombroso. Il motivo si leggeva in calce alla richiesta: “nella stagione estiva è desiderio dei cittadini avere un luogo all’aperto dove consumare qualche bibita”. In tempi moderni la funzione di ristoro estivo è stata svolta dal giardino del Bar Nazionale, un vero e proprio polmone verde in centro città, aperto a ogni ora del giorno e parte della notte, per gustare pizze e bere qualche birra. Via Lombroso non era soltanto il Bar Nazionale, c’era il prestigioso negozio del Carnevali che vendeva cappelli (anche i pregiati Borsalino) e borse, poco avanti trovavi il palazzo della Sip dove si andava per telefonare, soprattutto per le chiamate interurbane. A metà di via Fragola c’era il Cinema Odeon, sorto sulle ceneri del Politeama, con il suo ingresso austero e solenne da vecchia sala da ballo. Per fortuna il cinema resiste, purtroppo senza il bar gestito dal grande Carabina - il padre di tutti i camerieri - con le sue file di tavoli all’aperto. Ricordiamo anche la Libreria Tornese (anche edicola), ancora aperta con lo stesso nome, nonostante non sia gestita più dallo storico proprietario, ma dalla famiglia Menichelli. Indimenticabile il negozio del Longinotti, che negli anni Sessanta fino ai primi anni Duemila ha venduto dischi e prodotti musicalicontendendo il mercato al Pachi in corso Italia, l’ultimo a chiudere. Verso la fine della strada, angolo via Volta, un tempo c’era il laboratorio dell’Androvandi, un fotografo che lavorava molto, sia in negozio che per servizi esterni, attività scomparsa, uccisa dai tempi telematici, cannibalizzata da telefoni e macchine digitali. Non possiamo dimenticare il forno del Grevi, quello che piaceva tanto a mia madre perché sfornava pane basso e ben cotto; così come ci resta in mezzo al cuore l’antica torrefazione piombinese, il caffè Austeri, poco prima del Bar Principe, adesso caffetteria dimessa, troppo diversadal nobile passato. Tutto cambia, il tempo segna il passo d’un cammino andato, finisce che un giorno dico a mio figlio: ci vediamo in via Fragola, per andare al cinema. Lui non capisce, mi guarda come se fossi un pazzo, ma tanto cosa importa, ho rinnovato il ricordo di mio padre.
Gordiano Lupi
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