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Attualità domenica 28 marzo 2021 ore 07:56

Tre leggende del calcio a Piombino

Nedo Sonetti ((Foto dell'Archivio fotografico della sezione U.N.V.S. di Piombino F. Agroppi curata dal vicepresidente Edo Marchionni)

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ricorda tre leggende del calcio piombinese. Dopo Agroppi e Vieri, concludiamo con Sonetti



PIOMBINO — Tre calciatori attraversano il ricordo della mia fanciullezza. Sono le leggende sportive di Piombino, miti inarrivabili dei miei sogni impossibili di poter sfondare come calciatore. Nel mondo del calcio entro dalla porta di servizio, come arbitro frequento i palcoscenici provinciali della serie C nazionale, un po’ di serie B come quarto uomo e tanti campionati dilettanti. Tre calciatori restano un sogno inarrivabile di un bambino che gioca con le figurine Panini nel tinello d’una povera casa affacciata sul mostro d’acciaio che sputa fuoco nel cielo: Aldo AgroppiLido Vieri e Nedo Sonetti.

NEDO SONETTI

Nedo Sonetti nasce a Piombino nel 1941, due anni dopo Lido Vieri e tre prima di Aldo Agroppi, ma non raggiunge la stessa fama come calciatore. Nedo è uno stopper - adesso si chiamerebbe centrale - roccioso, ma niente di più che un onesto francobollatore di avversari che frequenta mediocri campionati di serie B e C, negli anni Sessanta - Settanta, alla guida delle difese di Spezia e Reggina. Sonetti gioca anche nella sua Piombino, a difesa della linea mediana, ai tempi in cui i nerazzurri disputano campionati importanti e lo Stadio Magona è affollato di tifosi. Il suo massimo come calciatore resta la squadra di Reggio Calabria ed è proprio nella Reggina che per molti anni diventa la bandiera di una formazione volenterosa.

Nedo Sonetti lo conosco soprattutto come allenatore, il ruolo che gli porta maggiore notorietà, nonostante un passato non troppo blasonato da calciatore. L’Atalanta è il suo capolavoro, dove finisce a sorpresa in serie A dopo un campionato trionfale, arriva nono la stagione successiva e resta alla guida dei bergamaschi per ben quattro campionati. Un’eccezione nella sua lunga carriera da allenatore vagante. Sonetti lo chiamano il Caronte di Piombino - credo che questo nome glielo abbia messo il suo amico Agroppi - ché il suo ruolo ingrato è quasi sempre quello di traghettare le squadre da un campionato all’altro, di salvarle, di giungere in soccorso a campionato iniziato, per poi non essere quasi mai riconfermato. Sonetti risolleva squadre decotte, in difficoltà e le rivitalizza; se sono compagini di serie A di solito si tratta di lottare per salvarsi, se formazioni di B lo chiamano per vincere il campionato. Quasi sempre porta a compimento la missione e si fa un nome come allenatore vincente da ingaggiare soltanto a campionato iniziato e in caso di bisogno. Sonetti ha allenato fino a pochi anni fa, sembrava non voler abbandonare mai le panchine e il rettangolo verde. Nel 2005 il Cagliari lo chiama per sostituire l’esonerato Davide Ballardini - a sua volta subentrato al posto di Daniele Arrigoni e Attilio Tesser - ed è il quarto allenatore assunto dal club sardo in due mesi. Non è facile, anche perché il presidente non è un soggetto malleabile, ma Sonetti compie il miracolo e salva il Cagliari. Come regola e abitudine, a fine stagione il rapporto con la società si esaurisce. Sonetti si mette a fare il commentatore televisivo, ché ormai lo fanno in molti - persino gli ex arbitri, cosa impensabile ai miei tempi - le televisioni sono tante e le esigenze degli eccessivi programmi di approfondimento calcistico devono essere soddisfatte.

La carriera come allenatore non è finita, ché il nostro eroico piombinese vuole battere un record come il mister più vecchio della serie A quando, nel novembre 2006, a 65 anni compiuti, prende il posto di Attilio Tesser alla guida del’Ascoli. Questa volta retrocede, però. L’operazione salvezza sarebbe stata un miracolo e pure lui, come Agroppi, non è mica nato a Nazaret …

Sonetti non si arrende e continua ad allenare. Nel 2007 il focoso presidente Cellino lo richiama ancora una volta a Cagliari per sostituire Marco Giampaolo a risollevare le sorti di una squadra tristemente ultima. Sonetti è diplomatico ma non regge lo stress societario, discute con il presidente e il 19 dicembre si dimette. Colpo di scena, perché il giorno dopo torna a Cagliari dopo un rapido chiarimento con Cellino, ma il 24 dicembre perde 5 a 1 contro la Fiorentina e viene esonerato. Torna a fare il commentatore sportivo. Nel 2008 è ancora panchina per Sonetti che prende il posto di Cosmi al Brescia, ma nel 2009 subisce ancora una volta l’onta dell’esonero e al suo posto viene chiamato Alberto Cavasin. Siamo ai tempi recenti: 28 marzo 2010, quando prende il posto di Rolando Maran sulla panchina del Vicenza, ma l’avventura dura lo spazio di venti giorni, ché il 15 aprile viene esonerato per lasciare di nuovo il posto a Maran. Direttore tecnico del Pavia nel 2015, poi chiude con il calcio, da tempo vive a Prato, dove gestisce insieme al figlio un centro sportivo.

Nedo Sonetti è l’ultima leggenda piombinese nel mondo del calcio, l’ultimo mito dei miei giorni da adolescente tifoso, la bandiera nerazzurra di un’Atalanta che lo lancia a sorpresa nel mondo sportivo che conta. Sonetti resta soprattutto l’allenatore del miracolo di provincia, in tempi non facili per le squadre poco blasonate. Non riesce a coronare il sogno di allenare un club importante, come da calciatore si deve accontentare di fare una vita da mediano

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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