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Attualità domenica 07 aprile 2024 ore 06:00

Un bergamasco alla corte del Piombino

Su #tuttoPIOMBINO “Pietro Cattaneo, un bergamasco alla corte del Piombino” di Gordiano Lupi



PIOMBINO — Pietro Cattaneo l’ho conosciuto bene, ma non l’ho mai visto giocare perché è nato nel 1924, quando (nel 1969) ho cominciato a frequentare lo Stadio Magona lui aveva 45 anni e faceva l’allenatore; è stato il mio primo mister - insieme a Rolando Batistini -, uno di quelli che mi ha convinto (con dolcezza impagabile) a fare l’arbitro di calcio, perché con i piedi non ero tanto bravo. La carriera calcistica di Pietro Cattaneo - attaccante di vaglia rapido e scattante, grande colpitore di testa nonostante l’altezza non sensazionale - la ricostruiamo grazie al lavoro impagabile di Giovanni Gualersi e del suo Album delle figurine dei Calciatori del Val di Cornia, nonché di Almanacco Nerazzurro. Bergamasco di nascita (5 giugno 1924), lo ricordo ancora parlarmi in dialetto per gioco, dirmi che a Bergamo Alta si parla in un modo e a Bergamo Bassa in un altro, al punto che tra di loro i concittadini non si capiscono. Fortunati voi toscani che non avete il dialetto!, diceva. Lui si era ambientato bene, con quel sorriso sempre aperto, la parlata con lieve inflessione lombarda, sempre pronto ai ricordi, tirava fuori di tasca una foto in cui faceva una rete, magari di testa, un’altra dove tra serpentine ineguagliabili faceva fuori gli avversari. Cattaneo gioca anche in serie A con l’Atalanta, due partite nella prima stagione del dopo guerra, quando ha 21 anni, poi subito Piombino - patria di elezione - dove mette su famiglia e gioca in serie C (che tempi!) per cinque stagioni (dal 1946/47 al 1950/51), con una prima annata straordinaria disputata al ritmo di 16 reti in 18 partite. I frequenti infortuni segnano gli anni successivi, nel 1947/48 solo 12 presenze, ma sempre 7 reti, tra il 1948 e il 1951 in tre stagioni gioca appena 3 partite e realizza un solo gol. Purtroppo non gioca nel Piombino dei miracoli, quello che tremare il mondo fa (per citare il Bologna) e che nel 1951/52 passa in serie B, batte la Roma, si piazza sesto e ci resta per altre due stagioni. Pietro in quel periodo gioca in provincia e termina la carriera in Promozione (un campionato di alto livello, non come oggi), per la felicità di Cecina (28 presenze e 9 reti nel 51/52), Massa Marittima (23 presenze e 6 reti), per finire con Venturina, a 30 anni suonati, con 5 presenze e un solo gol. La stagione da incorniciare di Pietro Cattaneo è quella del suo arrivo, con il secondo posto nel campionato 1946/47, una serie C a base interregionale nella quale si viene ammessi a tavolino. È il Piombino di Guido Ansaldi, che proviene da Torino, un centrocampista di valore che resta nerazzurro per tutta la vita con funzioni diverse, da allenatore a direttore sportivo, fino a semplice dirigente, un esempio per molti giovani. Ma è anche il Piombino dei bergamaschi, a inaugurare una simbiosi nerazzurra con gli ex atalantini, gente come Colombelli, Fugazza, Moro, Mosca e Cattaneo, calciatori che è un lusso vederli correre per i campetti della C. Allenatore Fabio Zanello, un vero preparatore di giovani, uno che crede nel calciatore atleta ed è un mago della tattica, sistemista convinto. Purtroppo il Grosseto vince il campionato con 7 punti di distacco sul Piombino, è la squadra più forte, ha un attaccante come Bartolini che segna contro i nerazzurri alla prima giornata, quando i torelli vincono 4 a 1, ma il nostro gol porta la firma di Cattaneo. È un Magona ancora da completare quello del 1946/47, con la tribuna impalcatura non ancora coperta, posta a ridosso della palazzina stile liberty con gli spogliatoi. Stagioni importanti con lo stadio pieno di spettatori, gradinata e curva colmi, tribunetta al completo, con Zanello che dispone la squadra a sistema e arriva primo nel 1947/48 ma non basta per andare in serie B, c’è anche la Pro Follonica in quel campionato e il primo gol di Pietrino lo si ricorda proprio in quella gara vinta per tre a due. Una stagione perfetta con un Piombino che schiera Baldinotti, Carlotti, Chiodi, Gianolli, Grilli, Marcheschie l’ungherese Nemes, con il solito avversario Grosseto staccato di soli due punti, con una vittoria nostra e un pari in trasferta. Uno dei gol di Cattaneo di una stagione che lo vede andare in rete ben 12 volte è proprio nel 2 a 2 contro il Grosseto, fuori casa. Nel 1948/49 in serie C, Cattaneo gioca solo la prima partita in casa contro la Carrarese che finisce due a uno ma lui non segna, così come nel 1949/50 non scende mai in campo e nel 50/51 lo fa due volte (sconfitta casalinga contro l’Arezzo e in casa contro il Grosseto) portando a casa un gol importante che decreta la vittoria sui torelli maremmani per 2 a 1. È il Piombino della vittoria del campionato con promozione in serie B, in attacco brillano Morisco, Dragoni (11 reti) e Zucchinali (24 reti!) e in porta c’è il mitico Doriano Carlotti che difende la porta anche in B. Cattaneo mi raccontava sempre di quando la Magona fece in regalo a tutti - pure a lui che non aveva giocato molto - una Vespa Piaggio, mi mostrava quella foto come un trofeo e aveva ragione. Il suo rimpianto era quello di non aver giocato in nerazzurro negli anni migliori, in quella serie B che forse non avrebbe potuto disputava per un fisico brevilineo che lo limitava. Il mio Cattaneo vive a Piombino, in via San Francesco, ha sposato una ragazza piombinese ed è rimasto nel luogo della sua vita calcistica, lavorando in Magona, un uomo sorridente, onesto e gioviale, con una buona parola per tutti. Me lo ricordo in panchina, nei primi anni Sessanta, allenare i ragazzini del Milan Club - segretario Nedo Caramante - che giocano nel vecchio campino Marrone, poi le giovanili del Piombino e dei Veterani Sportivi. Pietrino (come lo chiamavano tutti con affetto) era un allenatore adatto alla lega giovanile, un educatore nato, lo ricordo alla guida della Rappresentativa del Comitato Locale di Piombino, la selezione dei migliori giovani calciatori della zona. Evo Lorenzelli (un altro grande che selezionava la Rappresentativa prima di lui) e Pietro Cattaneo, due uomini d’altri tempi, con i quali ho avuto la fortuna di stare in contatto quando arbitravo e che mi hanno fatto amare il calcio, due esempi di calciatori capaci di trasmettere ai giovani passione e tecnica. Pietro Cattaneo dovette affrontare in prima persona un grave lutto cittadino nell’estate del 1980, quando morì Andrea Amici, il capitano della squadra giovanissimi da lui guidata, che aveva solo 16 anni e fu coinvolto in un grave incidente stradale, a Norcia, dove era in vacanza. Andrea era il figlio di Vittorio Amici, il norcino che aveva il negozio sotto i Portici, vicino al Bar Bristol; l’evento sconvolse la città, sportiva e non, il ragazzo era un ottimo calciatore e un valente suonatore di fisarmonica. Infatti dopo la sua morte per anni si sono tenute coppe a lui dedicate, sia nel calcio che nella musica, la Coppa Amici è sempre stata un trofeo ambito della categoria giovanissimi. Andrea era il pupillo di Cattaneo, come stravedeva per Ruggero Toffolutti e Corradino Ottanelli, calciatori in erba che ha istruito, dotati di grande tecnica, entrambi scomparsi prematuramente. Un altro allievo di Pietro è stato il sanvincenzino Walter Mazzarri (in rappresentativa locale), ma anche Roberto Mangoni, Stefano Da Mommio, Sandro Cioni … l’elenco sarebbe interminabile. Pietro Cattaneo è morto a Follonica nel 2004, all’età di 80 anni, dove si era trasferito per vivere vicino alla figlia Daniela. Ricorda Giovanni Del Pia, che spesso lo incontrava nella cittadina maremmana, che Pietro amava molto parlare di calcio e ricordare i bei tempi di Piombino, città che gli era rimasta nel cuore. Inoltre rammenta che era uno sportivo anche in età anziana, perché ogni giorno percorreva di buon passo il tragitto dalla sua abitazione periferica (zona Pam) al centro di Follonica.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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