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Attualità sabato 21 gennaio 2023 ore 06:00

L'ultimo saluto a Renzo Berti

Sepolto sul pianoro della Pieve, un personaggio che ha attraversato il Novecento



CAMPIGLIA MARITTIMA — Renzo Berti, il liberale, l'anarchico, come è il sottotitolo del suo libro autobiografico curato da Ado Grilli, non c'è più. Le sue ceneri sono state deposte al cimitero di Campiglia Marittima, ai piedi della Pieve di San Giovanni, negli ossari riservati alle persone che hanno dato lustro al paese, per la dedizione.

Berti, come si ricorda in una nota dell'Amministrazione comuanle, era nato a Campiglia Marittima il 22 Ottobre 1925 dove è morto il 9 Gennaio 2023. La mattina del 18 Gennaio, alla presenza dei familiari, figli e nipoti della sorella, delle persone che che lo assistevano e lo aiutavano in casa e della sindaca Alberta Ticciati, i resti mortali di Renzo Berti sono stati inseriti nell'ossario al cimitero comunale, accompagnati da ricordi e dalla lettura delle parole che saranno incise sulla pietra sepolcrale.

Chi visiterà la Pieve e le tombe intorno troverà un altro pezzo di storia di Campiglia. Un personaggio noto e apprezzato. Figura molto conosciuta in paese e nell'ambiente della sanità, per essere stato dipendente dell'Ospedale di Maremma a Campiglia Marittima, oggi riconvertito in distretto sociosanitario e centro poliambulatoriale e di riabilitazione. All'ospedale fu segretario del Consiglio di Amministrazione fino al 1980, non era d'accordo con la chiusura dell'ospedale che sarebbe avvenuta di lì a pochi anni e decise, avendone i requisiti, di andare in pensione. Chi lo ha conosciuto in quel ruolo di segretario, come Ado Grilli e Gianfranco Benedettini, giovani impiegati dell'ospedale, sottolinea che nel campo amministrativo non aveva pari.

E' documentato che un mattino di novembre del 1943, a seguito di un rastrellamento condotto a Campiglia Marittima dalle guardie repubblicane e da soldati tedeschi, Berti fu fermato e portato in caserma. Lì, presenti un ufficiale tedesco e numerosi fascisti, fu interrogato su presunte attività partigiane, venne percosso, arrestato e rinchiuso nella prigione della Casa d'Italia a Piombino dove rimase per dieci giorni, privo di vitto. Fu rilasciato con l'obbligo di rispondere alla chiamata alle armi della propria classe. Arruolato, fu inviato presso una batteria tedesca, a Guasticce, da dove fuggì nella notte tra l'8 e il 9 Gennaio del 1944, insieme al caporalmaggiore Umberto Lencioni, dopo aver trascorso un'intera giornata legato ad un cannone, a seguito del suo rifiuto di prestare giuramento a Hitler. La lettura e lo studio lo hanno accompagnato fino agli ultimi giorni, leggeva e rileggeva i Promessi Sposi da cui traeva ispirazione per conversazioni filosofiche sempre interessanti.


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