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Attualità sabato 18 dicembre 2021 ore 14:31

Parchi, quali opzioni per il futuro

Un momento del convegno

Salvatore Settis, Roberto Grossi e Giuliano Volpe tra i relatori del convegno "Un patrimonio condiviso, i Parchi Val di Cornia tra Passato e futuro"



CAMPIGLIA MARITTIMA — Si è svolto il convegno "Un patrimonio condiviso, i Parchi Val di Cornia tra Passato e futuro" organizzato dal Comune di Campiglia Marittima con il patrocinio della Regione Toscana e del Ministero della cultura. L’occasione di confronto e riflessione sulla realtà Parchi Val di Cornia come strumento di valorizzazione e gestione dei beni storici, archeologici, ambientali e culturali, ma anche di pianificazione strategica di un’area vasta, è stata apprezzata sia dalle istituzioni sia dal mondo accademico, della cultura e del turismo. Una discussione necessaria per rendere la realtà al passo con i tempi.

I sindaci della Val di Cornia, tutti presenti escluso Sassetta per impegni non prorogabili del sindaco, hanno accolto l'invito e si sono detti disponibili a lavorare insieme per dare un futuro certo e sviluppo al sistema dei Parchi della Val di Cornia.

La storia della società dei Parchi è stata ripercorsa da Massimo Zucconi che ne è stato presidente e che ha sottolineato come fin dagli anni ‘70 le amministrazioni locali ebbero il merito e la lungimiranza di comprendere che la monocultura industriale potesse non essere sufficiente all’economia della zona, e per questo motivo fecero scelte per dare equilibrio socio demografico ai vari centri, da quelli costieri a quelli collinari e attraverso i piani regolatori coordinati degli anni ‘80 posero le basi per la nascita del sistema dei parchi, individuando un’area di 8 mila ettari: aree difficili, che comprendevano proprietà pubbliche e private, aree degradate, abusi edilizi, territori a rischio di speculazione. Una strategia poggiata sull’idea che lo sviluppo di un territorio non sta sul consumo delle risorse ma sulla loro tutela.

Ad intervenire anche l’attuale presidente della Parchi, Alessandro Bruni, che ha messo in luce le virtù di una società che lavora grazie a personale competente che riesce a dare elasticità all’organizzazione, ma che comunque ha bisogno di essere ammodernata.

Sull’esperienza del sistema dei Parchi della Val di Cornia nel contesto dei processi nazionali di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale è intervenuto Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte che, presiedendo in contemporanea il comitato scientifico del Louvre e non potendo quindi essere presente, ha inviato un video in cui ha rilevato l’importanza del convegno sostenendo che quello che è accaduto in Val di Cornia sul piano dell’archeologia ma anche sul piano della difesa del paesaggio e della natura è particolare, con una grande notorietà della Parchi Val di Cornia e del sistema di parchi per un lungo periodo. “Un modello che ha sempre funzionato bene e che ho sempre citato per smentire che o si fa tutela o si valorizza”, ha commentato.

È intervenuto come da impegno anche il presidente della Regione Eugenio Giani che dal palco del Concordi ha testimoniato l’interesse e l’impegno della Regione verso la Val di Cornia e verso la Società dei Parchi ed ha ricordato che dal punto di vista turistico l’ambito della Costa degli Etruschi è secondo solo a Firenze in Toscana per capacità di attrazione: “Bisogna sì rilanciare la prospettiva del manifatturiero, delle acciaierie, ma ritengo indispensabile valorizzare la capacità attrattiva e in questo il ruolo della Società dei Parchi è fondamentale”. Il presidente ha evidenziato che la forma societaria per azioni non consente alla Regione di essere parte attiva, per cui a suo avviso la trasformazione in Fondazione potrebbe consentire una maggiore elasticità e una più incisiva partecipazione della Regione in termine di contributi.

Giuliano Volpe, Presidente della Federazione Consulte Universitarie di Archeologia è intervenuto nella seconda parte della mattinata ricordando Riccardo Francovich padre del parco archeominerario di Rocca San Silvestro. “Far fallire questo modello sarebbe un disastro per la Val di Cornia ma anche un risultato disastroso per la diffusione di questo modello in altre realtà”, ha detto. Dal punto di vista della forma societaria Volpe ha citato il partenariato tra pubblico e privato, da semplificare ed estendere rispetto alle normali concessioni, una fondazione, che possa coinvolgere i comuni, il ministero, la regione, le università e i privati, in un rapporto che sia di lavoro integrato tra le varie parti. In questa direzione Volpe ha infine accennato anche alla possibilità di utilizzare i fondi del Pnrr.

Roberto Grossi dell’Università degli studi di Firenze è intervenuto, poi, sui limiti e le contraddizioni della società Parchi e le possibili prospettive di ristrutturazione tecnica del modello di società e di gestione ed ha poi coordinato la tavola rotonda del pomeriggio. Il docente, che è anche membro del consiglio d’amministrazione della Parchi, ha ripreso il tema del sistema dei parchi nato come risposta all’esigenza di un bacino, le cui amministrazioni decisero di mettere a disposizione il loro patrimonio per costruire insieme una prospettiva e, invece di considerare normale lasciare a loro stesse aree abbandonate si decise di tutelarle e farne un valore condiviso, trasformandole in generatori di ricchezza. “Oggi occorre ritrovare una condivisione che sembra avere smarrito quei fattori che ci hanno riempito di orgoglio in passato: si è persa la capacità di attrarre risorse esterne, la propensione all’autofinanziamento e non alla logica del ripiano, la crescita della solidità dello stato patrimoniale, la condivisione strategica dei soggetti coinvolti, l’ampliamento dei servizi e il miglioramento costante della qualità, la capacità di coinvolgere gli attori economici e produttivi, la snellezza delle procedure, la stretta relazione con lo stato e con la regione, la coerenza dell’attività della parchi e della programmazione pluriennale con la pianificazione territoriale, un’organizzazione basata sulle competenze tecniche e specialistiche, l’interazione vitale con il mondo scientifico e della ricerca, la capacità di pianificare e per ultimo, fondamentale, la capacità di progettare. Tutto ciò ha condotto ad una cattivo stato di salute della società dei parchi, che non può essere sottaciuto: nel 2009 la società si autofinanziava per il 99% e oggi per il 65%”.

La tavola rotonda è stato un momento di maggiore concretizzazione dei temi sviscerati durante la mattinata. Hanno partecipato personalità di spicco come Simone Gheri, Direttore Anci Toscana, Sebastiano Venneri, Responsabile turismo Legambiente Nazionale, Roberto Di Vincenzo, presidente ISNART, Angelo Argento, Presidente Cultura Italiae, oltre a Fabio Busdraghi per Confcommercio e Masoni per Confesercenti.

“La conferma che il modello Parchi non debba essere derubricato a storia – ha concluso la sindaca Alberta Ticciati - ma possa essere innovato e rinnovato al fine di poter continuare a svolgere un’azione di stimolo, traino e guida dello sviluppo del nostro bellissimo territorio. Un momento di profondo valore, dunque, che l’Amministrazione si ripropone di mettere nero su bianco per poter rappresentare un terreno di riferimento e una base per ulteriori approfondimenti all’interno del gruppo di lavoro tecnico che la Regione Toscana insieme a Ministero della Cultura, si è detta pronta a organizzare e guidare, al fine di porre all’attenzione della politica le possibili strade di difesa e rilancio della società Parchi, così che la stessa politica possa poi consapevolmente fare le proprie scelte”. “Un’occasione incredibilmente arricchente per tutti coloro che hanno partecipato, ma soprattutto fertile terreno per costruire nuove possibilità di crescita culturale, sociale ed economica del nostro territorio. Sono davvero soddisfatta - chiude la Sindaca - della giornata che ritengo un punto di partenza importante per le nostre Amministrazione che insieme cercheranno di incidere non soltanto sul futuro della Parchi, ma delle nostre comunità”. 


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