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Attualità giovedì 17 luglio 2025 ore 16:40

Pronto soccorso, misure contro le aggressioni

La Toscana mette in campo la figura del facilitatore, persona esperta nel comunicare e nel creare empatia



PROVINCIA DI LIVORNO — Violenze ed aggressioni al personale sanitario che si verificano nei pronto soccorso degli ospedali spesso nascono da carenze di comunicazione. Gli animi a volte (dei pazienti o dei familiari che aspettano in sala di attesa) si scaldano per l’assenza di informazioni che non arrivano. 

Per prevenire tutto questo nasce nei più grandi pronto soccorso della Toscana la figura sperimentale del ‘facilitatore’: un addetto, non sanitario, bravo nel comunicare e creare empatia, capace di migliorare le connessioni con le persone e gestire di conseguenza le emozioni che a volte, per la situazione di per sé o per i tempi di attesa, rischiano di andare fuori controllo.

Il progetto, su proposta dell’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini, ha ricevuto il via libera da parte della giunta regionale. La Regione metterà a disposizione delle Asl, per avviare la sperimentazione che durerà un anno, un milione e 430 mila euro.


“Si tratta di un progetto che ha un doppio scopo – spiegano il presidente della Toscana Eugenio Giani e l’assessore al diritto alla salute Simone Bezzini -. L’obiettivo è ridurre l’ansia e creare un ambiente più tranquillo ed organizzato, ma di conseguenza limitare anche i casi dove le emozioni prendono il sopravvento e sfociano in aggressioni”.


“Sarà una figura di mediazione non sanitaria per la cui assunzione si attingerà al fondo delle sanzioni, risorse vincolate ad interventi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro – specifica l’assessore –. Al facilitatore spetterà il compito di migliorare l’accoglienza, trasmettere informazioni e contenere eventuali tensioni che si possono determinare nei momenti di sovraffolamento dei pronto soccorso”.


Il facilitatore opererà nelle sale di attesa dei pronto soccorso. Fornirà informazioni aggiornate ai familiari e ai pazienti sui tempi di attesa e sull’organizzazione. Farà da ‘trait d’union’ tra i familiari in sala e i pazienti all’interno, per fornire supporto e rassicurare. Un ambiente tranquillo e un flusso continuo di informazioni dovrebbe ridurre la causa alla base di alcune aggressioni.

Oltre ad essere un bravo comunicatore, il facilitatore dovrà essere anche allenato a gestire conflitti, capendo per tempo quando una situazione può diventare a rischio.


La sperimentazione coinvolgerà venti presidi, dopodiché si farà un bilancio per decidere se e come proseguire. Tre ospedali – Careggi a Firenze, Santo Stefano a Prato e gli ospedali pisani, che sono poi le strutture con i maggiori accessi – avranno un facilitatore in servizio notte e giorno. Altri dodici pronto soccorso, quelli a seguire con il maggior numero di accessi, potranno contare su un facilitatore per dodici ore al giorno: Grosseto, Versilia, Massa, Livorno, San Jacopo a Pistoia, San Giuseppe ad Empoli, Arezzo, Le Scotte a Siena, San Luca a Lucca, Pontedera, Santissima Annunziata a Bagno a Ripoli e Torregalli a Firenze.


Anche altri pronto soccorso a maggior affluenza turistica potranno contare su un facilitatore in servizio per metà giornata: Santa Maria Nuova nel centro storico di Firenze per tutto l’anno, dodici ore al giorno ma solo da giugno a settembre gli ospedali di Cecina, Piombino, Orbetello e Portoferraio.


A partire dalle prossime settimane sarà istituita una cabina di regia coordinata dalla Regione Toscana, con un referente per ciascuna azienda, che avrà il compito di definire le modalità di selezione e formazione dei facilitatori, oltre che di monitorare lo sviluppo del progetto.


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