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Attualità domenica 10 ottobre 2021 ore 08:12

Le Torri difensive del Principato di Piombino

Torre della Troja

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi tratteggia "Le Torri difensive del Principato di Piombino"



PIOMBINO — Il Principato di Piombino poteva godere di un notevole sistema difensivo composto da fortificazioni urbane e da laghi, acquitrini e paludi circostanti, che impedivano il transito di eserciti organizzati. Un sistema difensivo inespugnabile, che poteva contare anche sulle Torri lungo il litorale, dalla Torraccia a Nord, fino all’Isola della Troja a Sud, veri e propri limiti di confine tra Signora di Piombino e Granducato di Toscana. Proviamo a fare un elenco, con l’aiuto di Mauro Carrara e del suo indispensabile Torri e difese costiere del Principato di Piombino: Torraccia, Torre Nuova, Torre di Baratti, Torre di Populonia, Ridotto di Rio Fanale, Torre del Falcone, Torre e Forte di Piombino, Torre di Falesia, Torre del Sale, Torre Mozza, Torre e Forte di Follonica, Torre del Puntone, Torre dei Portiglioni, Ridotto di Punta Martina, Torre delle Civette, Torre del Barbiere (Hidalgo), Torre e Forte di Capo Troja, Torre dell’Isola della Troja (detta anche dello Sparviero). E poi c’era la Rocchetta a Piombino, estrema punta del promontorio, come c’era il Semaforo, nella zona Tolla, non determinanti per il controllo del territorio, perché il Castello era un presidio militare collegato visivamente con la Torre del Falcone e di Falesia. Tutto l’apparato difensivo faceva capo alla Città di Piombino, che concentrava le sue forze armate nel Cassero (Castello), deputate a difendere l’intero territorio.

Le Torri costiere erano di tipologie diverse: fortini, posti armati, ridotti militari, casotti, batterie. Scopo difensivo principale era quello di avvistare flotte e navi nemiche, passando il messaggio di torre in torre, sino ad arrivare al Cassero. Si avvisava il vicino fortino del pericolo, tutta la costa si preparava a difendere la Città fortificata, i battaglioni armati si preparavano a combattere. Il metodo più consueto per passare informazioni e comunicare pericoli era quello del fuoco da torre a torre, un vero e proprio percorso di allarme che giungeva alle fortificazioni armate e faceva scattare lo stato di pericolo. Le Torri non servivano solo da difesa, erano un posto di dogana per riscuotere tributi e gabelle di passaggio, per combattere il contrabbando, per controlli sanitari sui battelli, per reprimere contagi e malattie infettive. Le Torri costiere avevano il potere di disporre quarantene in caso di pericolo sanitario, controllavano emigrazioni e immigrazioni, si occupavano di fughe di galeotti e di catturare i ricercati che vagavano per i mari.

Le Isole dell’Arcipelago facevano parte del sistema difensivo, perché alcune Torri erano posizionate a Montecristo, Pianosa, Isola d’Elba, Cerboli (sempre visibili i ruderi) e Palmaiola. Il compito era identico: avvistare il pericolo e comunicarlo al sistema di vigilanza e difesa del territorio. Le Isole del Granducato di Toscana (Capraia, Gorgona, Giglio e Giannutri) avevano un loro sistema difensivo a base di Torri, ancora visibile. Elba, Pianosa e Montecristo facevano parte del Principato di Piombino: solo a Montecristo restano ancora i ruderi delle fortificazioni fatte costruire dagli Appiani (secolo XV), mentre a Pianosa le Torri sono state inglobate in edifici ottocenteschi. A Cerboli la Torre fu costruita nel 1566, con i proventi della tassa di ancoraggio, mentre la Torre di Palmaiola risale al 1530, eretta al posto del vecchio eremo dei monaci agostiniani. L’Isola d’Elba poteva contare su molte Torri fortificate, nelle varie località, da Portoferraio (Cosmopolis, Volterraio) a Marciana Marina (Torre del Porto e Torre del Cotone) e Marciana (Forte Appiani), passando per Rio Marina (Torre del Porto) e Rio nell’Elba (fortino), Capoliveri (Forte Focardo), San Piero, Marina di Campo (Torre del Porto) e Porto Azzurro (Forte San Giacomo, Longone - Stato dei Presidi - ora penitenziario).

La Toscana era divisa in tre parti: Granducato, Principato di Piombino, Stato dei Presidi. A volta capita che ci sia confusione tra Presidi e Piombino e che alcuni commentatori considerino la nostra antica città come compresa nello Stato dei Presidi. Non è così. I Presidi nascono il 3 luglio 1557 con il trattato di Firenze tra il re di Spagna e Cosimo I dei Medici, comprendono: Porto Ercole, Argentario, Porto Santo Stefano e Talamone. Il Granduca annette lo Stato di Siena e lascia lo Stato dei Presidi sotto l’influenza spagnola. L’equivoco piombinese nasce nel 1603, quando il Forte di Porto Longone (odierna Porto Azzurro) viene annesso da Filippo II re di Spagna allo Stato dei Presidi, togliendolo alla Principessa di Piombino. Si può dire che una città costiera dell’Isola d’Elba (Porto Longone) era come un’enclave spagnola all’interno del Principato di Piombino, tra l’altro di grande utilità per il controllo del territorio, strategica per il re di Spagna per contrastare le mire espansionistiche del Granduca di Toscana. Lo Stato dei Presidi finisce nel 1801, quando il Trattato di Madrid lo annette al Regno di Etruria.

Il sistema di Torri e fortificazioni del Principato di Piombino era buono, quel che difettava erano le forze militari che presidiavano i luoghi e non facevano una bella vita, vivendo in luoghi isolati, malsani e paludosi, acquitrini dove le zanzare e gli insetti diffondevano malattie e infezioni. Sembra che le guarnigioni fossero composte da soldati non sempre scelti e neppure troppo motivati, se si presta fede alle cronache del tempo, perché pare che prestassero servizio con disinvoltura, assentandosi dai posti di guardia.

Le nostre Torri furono edificate in periodi diversi, una parte nei secoli XII - XIII dalla Repubblica di Pisa, un’altra dal secolo XVI in poi dai Medici e dai Lorena, con la partecipazione del Principato di Piombino. Tra il 1847 e il 1850 furono disarmate le prime Torri (tra queste Torre del Sale, Cala Martina, Barbiere, Torre Mozza, Civette, Capo Troja). Dopo l’Unità d’Italia una parte fu venduta ai privati, altre restarono di proprietà demaniale, finendo spesso in stato di degrado. Sono state recuperate molto bene Torre Nuova, Torre di Populonia, Torre Mozza e Torre del Barbiere (Hidalgo). In tempi recenti (13 settembre 2016), Torre del Sale, è stata venduta per 566 mila euro, al termine di un’asta pubblica, alla società San Nicola srl di Reggio Emilia, partecipata dall’austriaca Gb Invest Holding Ag, interessata all’acquisto della vicina centrale Enel (in disuso). Torre del Sale è disabitata dal 1967 e il suo futuro sarà quello di entrare a far parte di una struttura alberghiero - ricettiva. 

Le foto a corredo dell'articolo sono tratte dal libro di Mauro Carrara Torri e difese costiere del Principato di Piombino.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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