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Attualità domenica 14 agosto 2022 ore 06:29

Ennio Della Schiava, una vita per il calcio

Ennio Della Schiava in campo (Foto fornite da Della Schiava)

Ottant’anni tra giacchetta nera e dirigenza nerazzurra. Ne parla Gordiano Lupi su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia



PIOMBINO — Ennio Della Schiava è un friulano forte e deciso - come Bearzot, Pizzul e Burgnich -, un carattere che è l’impronta della terra che gli dà i natali, anche se in provincia di Udine ci resta poco, appena il tempo di nascere a Paularo (20 luglio del 1942), che quattro anni dopo la famiglia si trasferisce a Piombino, in cerca di lavoro. Via Torino è il primo approdo, a due passi da piazza Dante, il luogo delle scuole e del divertimento, al numero venti, davanti alla sede del Partito Comunista, vicino di casa di quel Marcheschi, portiere del Piombino, riserva di lusso del grande Doriano Carlotti. Non vedo mai Ennio da bambino, ché piazza Dante è la mia zona nei primi anni Sessanta, tra partite interminabili a pallone e ghiaccioli al limone al Bar del Partito, perché lui si trasferisce a Salivoli prima che io nasca, ed è proprio nel quartiere del mare che lo vedo spesso, siamo vicini di casa. Ma è lo sport che mi porta a conoscere Ennio, cresciuto a pane e calcio, proprio come me. Per privilegio d’anagrafe la sua prima partita da spettatore al Magona è Piombino - Roma tre a uno, una leggenda celebrata il 18 novembre del 1951; la mia è più modestamente un Piombino - Quarrata 0 a 2, scialba Quarta serie di metà anni Sessanta.

Fisico possente, altezza giusta, il suo destino nel calcio è fare il portiere, allenato da gente mica da poco, uomini di sport come Capanna e Grevi; smette presto per volontà del padre che tiene alla scuola e alle cose serie (da buon friulano), non sopporta di veder perdere tempo a correre dietro a un pallone. Ennio frequenta lo Stadio Magona come raccattapalle a bordo campo, un ruolo ambito per vedere le partite in primo piano e per conoscere da vicino i propri beniamini. Ed è sulla fascia laterale, dove rimanda in campo palloni finiti sulla (ormai scomparsa) pista di atletica, che conosce Mattrel e Gratton, giocatori dell’Anconetana allenata da Parola, grande calciatore e futuro mister della Juventus. La vita di Ennio è piena di avventure, persino il servizio militare non è un periodo tranquillo, ché lo arruolano nei paracadutisti e lui ricorda ancora la paura e l’ardore, quel mix d’incoscienza e d’intrepida giovinezza quando deve lanciarsi da un aereo. Il 1964 è un anno difficile, soffiano venti di colpo di stato, inoltre si sparge la notizia che nelle caserme dei paracadutisti ci sia qualcosa che non va, si verificano improvvise morti sospette. Finisce anche questa, comunque, tra la paura dei genitori che temono per la vita d’un figlio militare, leggendo giornali come Epoca che riferiscono di droghe e suicidi, di possibili virus, di violenze inaudite.

Siamo al 1966, Ennio è uno dei principali organizzatori dei tornei dei bar cittadini, sfide in notturna sul terreno erboso del Magona che noi ragazzini del tempo ricordiamo con tanta nostalgia. L’idea scatta dai frequentatori del Bar Salivoli e del Bar Cristallo, ma partecipa tutta la città, in un vero e proprio campionato estivo che vede la corsa ad accaparrarsi i migliori calciatori per vincere un ambito trofeo. Notti magiche al Magona, pubblico numeroso e grandi incassi, che permettono di installare le avveniristiche torri per l’illuminazione, gli stessi tralicci che adesso andrebbero sostituiti perché antiquati e cadenti. Non passa l’amore per il calcio, costante della vita di Ennio, che torna tra i pali in Terza Categoria nel Suvereto, allenato da Alfredo Petta, per vincere un campionato dove perde solo una partita. La vera svolta della vita agonistica è datata 1969 - 70, quando decide di iscriversi a un corso per arbitri di calcio e in quel settore comincia a mietere successi, trovando la sua strada, ché in pochi anni passa da dirigere gare di ragazzini ai più importanti campionato dilettanti di tutta Italia. Mi rammarico da sempre di essere entrato a far parte della storica sezione arbitri Piero Pepi (adesso Renzo Bacci) di piazza della Costituzione (adesso via Unità d’Italia) solo quando Ennio ha già appeso il fischietto al chiodo, per colpa di un’ingiustizia subita. Il nostro arbitro piombinese, infatti, viene promosso in serie D (nel 1974) con il massimo dei voti, per poi essere accantonato per limiti di età, a soli 32 anni, al termine della stagione successiva, forse la migliore, che avrebbe dovuto portarlo a dirigere gare nelle principali serie nazionali. Sono molte le soddisfazioni di Ennio Della Schiava in giacchetta nera (al tempo unico colore ammesso per una divisa da arbitro), addirittura durante un ritiro a Coverciano si prende il lusso di consigliare al Presidente Campanatil’uso di una bomboletta spray per indicare il punto di battuta dei calci di punizione. Un vero precursore! Troppo avanti con i tempi, però, Campanati risponde: “Il calcio non è un carnevale!”.

Galliani, diversi anni dopo inventa un congegno identico per disporre a distanza regolamentare la barriera. Molte le soddisfazioni tecniche, partite decisive e spareggi, incontri ad alta tensione come Netina - Vittoria sul campo neutro (nero e sterrato) di Pozzullo, in Sicilia; la sfida di cartello Isernia - Giuliano (zero a uno); il derby romagnolo tra Gambettola e Borello, davanti a un pubblico folto e focoso. Tra i ricordi più belli la promozione in Serie D (con il debutto a Torino: Istituto Sociale - Borgomanero 4 a 1, Presidente Lavazza, quello del caffè), la finale del Campionato Nazionale Juniores, i complimenti del grande Rigato di Mestre (ex arbitro internazionale) che gli pronostica una brillante carriera. Non dimentichiamo le amichevoli di lusso al Magona davanti a folle incredibili: la mitica Piombino - Juventus (1 a 4) del 2 giugno 1975, di cui abbiamo parlato, ma anche un Fiorentina - Piombino (10 - 1), disputata nel 1972 come allenamento infrasettimanale. Il mondo arbitrale rappresenta gioie e dolori per Ennio, perché dopo aver avuto la rassicurazione di restare nei ranghi per tentare il salto di categoria l’anno successivo, viene dimissionato per limiti di età, a soli 34 anni, con una decisione sconcertante che il diretto interessato apprende leggendo La Gazzetta dello Sport. Luciano Bianciardi prende il posto di Della Schiava; per agevolare la carriera del medico senese cambiano addirittura il regolamento, gli consentono di arbitrare con le lenti a contatto, dopo essere stato per un anno medico sociale della Rondinella, inoltre ha la stessa età del piombinese dismesso. Ennio ha un carattere troppo forte per sottostare ai soprusi - devo dire che mi è sempre piaciuto proprio per questo -, non può restare nei ranghi e tacere, come le alte sfere pretendono dagli arbitri. Ennio abbandona il settore arbitrale, consegna la tessera a Campanati, insieme a lui si schiera l’intera sezione arbitri di Piombino che con un gesto eclatante spedisce in plico raccomandato 17 tessere a Roma, comprese le dimissioni irrevocabili del presidente Petruzzello. A Piombino si rischia la chiusura di una storica sezione, che riparte con il dottor Aniello Avella, il mio primo Presidente, nella stagione 1975 - 76,quando sostengo gli esami per arbitro di calcio. Ennio Della Schiava resta un Maestro di vita, non solo di arbitraggio, perché subito dopo le dimissioni diventa dirigente dell’Unione Sportiva Piombino, la sola squadra del mio cuore.

Per anni responsabile del Settore Giovanile, lo incontro al Magona ogni volta che vado ad allenarmi, mi racconta le partite più infuocate della sua carriera, mi dice che un arbitro dev’essere deciso, deve avere personalità. Ennio non smette mai di fare l’arbitro, neppure da dirigente, con la sua tecnica di chiudere i capitani nello spogliatoio e incazzarsi di brutto quando le squadre in campo fanno troppo casino, che replica da dirigente con i calciatori più indisciplinati. Flavio Bernardis, ottimo attaccante nerazzurro in serie D, ne sa qualcosa quando si vede affibbiare una multa dal Consiglio Direttivo per aver dato uno scappellotto al povero Roberto Mangoni (uno della mia generazione checi manca troppo), durante un allenamento, davanti agli occhi di Ennio. Della Schiava cala sul tavolo di un’immaginaria partita a carte con la vita l’amore per il calcio e la capacità di non guardare in faccia nessuno, per lui vale tanto l’ultimo calciatore delle giovanili quanto l’attaccante acquistato con sacrifici economici, decisivo per le sorti della squadra. La sua funzione più delicata è la scelta degli allenatori del settore giovanile, persone indimenticabili come i grintosi fratelli Cioni, il competente Enrico Giuntini, il tecnico Pietro Cattaneo (un vero padre per i giovani calciatori), il roccioso Furio Vemati e la bandiera Rolando Battistini. Ennio dà molto all’Unione Sportiva Piombino ma non sente il sacrificio, in cambio riceve la soddisfazione di restare nel cuore di tanti ragazzi. Tra le sue scoperte Stefano Da Mommio,che cerca (senza successo) di vendere alla Roma di Moggi, per poi cederlo al Messina del professor Scoglio, ma anche Favilli, Marsili, Luca Rocchiccioli, Granucci, Tognarini, eccellenze del vivaio che tenta (e in certi casi riesce) di portare sui campi del calcio maggiore.

Il carattere non incline al compromesso viene fuori con prepotenza anche in simili occasioni, quando dopo tre volte che tenta di far vedere Da Mommio a Moggi e il famoso direttore sportivo gli dà buca, Ennio alza il telefono e tuona: “Senti caro Moggi, ora se vuoi vedere Da Mommio, vieni al Magona!”. Il Piombino di Ennio Della Schiava è il mio Piombino, quello dei Presidenti galantuomini, da Aulo Giuliani (che non amava apparire) a Irio Camarri, passando per il dottor Renzo Finuci, ma anche di un segretario preciso e appassionato come Claudio Bianchi. Un periodo bellissimo fatto di successi e di buoni rapporti anche tra Piombino e Salivoli, che adesso sembrano rifioriti, con la seconda squadra finanziata dalla prima, come una sorta di società satellite. Tra i giovani seguiti da Della Schiava c’è pure Ruggero Toffolutti, uno dei talenti più genuini che calca il terreno del Magona, un pupillo di Pietro Cattaneo che vede in lui le doti di un grande calciatore. Ennio è spesso dirigente addetto all’arbitro quando la prima squadra gioca in casa, non può essere altrimenti, conosce il regolamento meglio di chi viene ad arbitrare, spesso mette bocca a proposito per redarguire calciatori che non conoscono le regole. Quando Valerio Ficagna, uno dei migliori portieri visti al Magona, vorrebbe a tutti i costi giocare con la stessa maglia del portiere avversario, Della Schiava deve intervenire per sostenere le ragioni del direttore di gara. Ennio lascia il Piombino nel 1982, problemi legati alla famiglia e alla salute della figlia lo tengono lontano dai campi di calcio e lo impegnano in vicende umane che affronta con la determinazione che caratterizza tutta la sua vita.

Adesso ricordo tanti sabato sera del passato, fare le vasche in corso Italia con il mio amico Massimo Mazzei che non c’è più, da troppi anni è andato ad arbitrare partite in cielo, incontrare Attilio Calcaprina, vecchio Presidente e grande arbitro del passato, quindi Ennio Della Schiava, ascoltare i loro consigli prima di andare a dirigere la nostra piccola partita domenicale. Ripenso alle battute di Ennio, sincere e spontanee, mai cattive, sulle caratteristiche da arbitro casalingo di Massimo, parole accompagnate da un sorriso: “Tu non hai problemi. Se la squadra di casa perde, appena un attaccante cade in area, fischi rigore!”. Calcaprina, Della Schiava, Quiriconi … i nostri maestri, ogni rimprovero, ogni battuta una lezione di vita, un modo per imparare qualcosa di nuovo. Massimo, se soltanto potesse, sorriderebbe ancora, tra una fetta di torta di ceci comprata al Pomodoro, una partita a biliardino in sala giochi e la mente segue partite impossibili, Cascina - Guasticce o Rapolano - Serre di Rapolano, allora nostri unici pensieri. Un grande uomo Ennio, ottant’anni compiuti e non sentirli, nonostante la vita l’abbia messo a dura prova, uno che se le cose non vanno come dice lui, s’impegna con testardaggine per farle andare in un certo modo e decide di mollare solo dopo averle provate tutte, quando si rende conto che è impossibile continuare. Friulano dalla testa ai piedi, tempra forgiata con acciaio piombinese. Un esempio di vita per i giovani.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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