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Attualità domenica 09 marzo 2025 ore 07:53

​Viale Giacomo Matteotti e lungomare Marconi

Lungomare Marconi (Foto di Riccardo Marchionni)

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ripercorre due delle vie principali della città tra passato e presente



PIOMBINO — Viale Giacomo Matteotti (Fratta Polesine, 1885 - Roma, 1924) è dedicata al segretario socialista assassinato dai fascisti nel 1924. Anticamera di Salivoli, la strada che comincia con un incrocio semaforico, proprio all’ingresso cittadino (se vieni da fuori, da via Unità d’Italia) e che se giri a destra vai verso il mare. Per fare un po’ di storia era via Vicinale di Salivoli, ampliata con decreto del 28 ottobre 1928 e intestata a Costanzo Ciano (Livorno 1879 - Lucca 1939) eroe della guerra 1915-1918 che con un mas affondò una corazzata austriaca, padre di Galeazzo, marito di Edda Mussolini. Il viale era la zona di residenza della buona borghesia piombinese, lo testimoniano ancora oggi le villette stile liberty costruite tra le due guerre. Il viale viene intestato al martire antifascista Giacomo Matteotti in data 29 gennaio 1945. Viale Matteotti è la strada delle ville, alcune perfettamente conservate, altre più cadenti, sono case storiche, le più antiche, fuori dal centro cittadino, in posizione defilata. Ricordo con nostalgia il viale Matteotti dei primi anni Sessanta quando con mio padre, la domenica mattina, sfrecciavamo a bordo di una bicicletta nera munita di sedile per bambini e andavamo verso la spiaggia di Salivoli. Allora non mi soffermavo come adesso a cercare di distinguere acacie da oleandri, lecci da cipressi, erano soltanto alberi, era strada da percorrere in attesa del mare, attendevo solo il palazzo della Sirena, già lungomare Marconi, dopo largo Calamandrei e gli incroci per la piccolissima via degli Orti e per la più ampia via Don Minzoni, per tacer di via De Sanctis e via Rossini. Adesso vedo anche il Bar Sirena, in angolo con via Rossini, locale storico della Salivoli antica, un posto dove mangi cose tradizionali, con spesa giusta, ma devi prenotare ché i tavoli son pochi, resta un locale suggestivo, un posto davvero piombinese. La prima cosa che fa intuire il mare è il palazzo della Sirena, in angolo con viale Giovanni Amendola (Episcopo di Sarno, 1882 - Cannes, 1926), politico democratico italiano, noto per simpatie radicali. Per me è un palazzo leggendario, mi ricorda la fiaba che mio nonno s’inventava ogni volta che ci passava accanto, non era mai la stessa, lui l’arricchiva sempre di nuovi particolari. La sostanza della storia leggendaria era la vita d’una sirena innamorata sulla spiaggia del Canaletto, diventata donna per sposare un pescatore, che dopo morta le avevano dedicato una statua di bronzo. La Sirena di Piombino, una storia che devo aver scritto da qualche parte, forse l’ha scritta mia figlia da piccina, di sicuro l’ho raccontata sia a Dani che a Laura, questa è la sola cosa di cui son certo. E so che la racconterò anche a un nipote, se mai avrò il tempo di vederlo. Un palazzo di cui tutti ricordano la Sirena gigantesca che fa mostra di sé sulla facciata, ma nessuno nota il Sole e la Luna, suggestive plafoniere luminose accanto ai campanelli. Lungomare Marconi si apre con la Sirena, anche se comincia molto prima e porta verso il mare, vedi il Canaletto e l’Albergo Esperia - bellissimo nei suoi arredi anni Cinquanta -, accarezzi con lo sguardo i pini ritorti che scendon giù dalla scarpata e che hanno preso la forma dei venti, ammiri le scogliere e le calette, mentre l’Elba sorride da lontano. Tamerici e oleandri, quel che resta delle palme, fino alla piazza con il monumento ai caduti - che si chiama largo Giovanni Fattori (Livorno, 1825 - Firenze, 1908), grande pittore macchiaiolo - dove lo Yama serve aperitivi e piatti pronti, ma dove un tempo campeggiava la scritta Salivoli con la data del giorno, fatta di piante grasse, sempre aggiornata dai giardinieri comunali. Non poteva esserci luogo migliore da dedicare a un pittore di paesaggi come Fattori, ché lo scenario della piazza è fantastico, scenografia di mare e isole, spiagge lontane, la città a un dipresso. Se Fattori tornasse in vita le dedicherebbe un quadro da esporre a Villa Mimbelli accanto alle marine livornesi e alle spiagge percosse da scirocco, libeccio e maestrale. Proprio davanti a largo Fattori ci sono le nuove villette residenziali accanto alla magione di Villa Mirella, sorte al posto d’una residenza assistita fatiscente, per fortuna abbattuta. Accanto ci sono anche le murelle, dove da piccolo sedevo con mio nonno, sedute di cemento poste alla base della scarpata dove scendono cespi di barba di giove e tamerici. E se prosegui oltre lo slargo della grande terrazza marinara, dopo aver passato Villa Enea, c’è Villa Gloria - un tempo Villa Bona (casa della scrittrice Bona Bianchi) - e anche Villa Salivoli, purtroppo malandata, ridotta a un fantasma di bellezza. Villa Salivoli, con tutto il ricordo dello splendore decadente, esposta ai venti, sopra il promontorio, apre la discesa di via Salivoli, quella che porta al mare, ai Bagnetti del Caramante, passando per i ricordi del Nastro Azzurro, delle tante serate in riva al mare, dei biliardini, flipper, del juke-box che suonava Una rotonda sul mare. Adesso solo case estive per bagnanti, accanto alla villa di Allesina, resta l’insegna, il nome, restano i colori biancazzurri che sono le vestigia del passato. La spiaggia di Salivoli non ha più la rena fina del ricordo, la mia Pilar con le scarpette rosa (lo so, mi ripeto, questa cosa l’ho già scritta) non la calpesterebbe con i piedini delicati. José Martí resterebbe interdetto di fronte a tanta bellezza ormai dimenticata, la spiaggia della borghesia, della Piombino bene, ormai ridotta a una spiaggia proletaria. Ma è la sua bellezza, il suo fascino antico, che ancora oggi mi porta a frequentarla, il mio luogo estivo, dove mi trasferisco appena il sole lo consente per leggere e scrivere, con la mia poltrona. Via Salivoli continua in una teoria di palazzi sul mare, che non son ville, son case di operai, fino ai Lombriconi dal fascino ancor più pasoliniano, mattoncini gialli e persiane verdi, in faccia al Vallone dove giocano bambini e dove un tempo nacque una squadra di calcio per merito di Gilberto Allori. Adesso quella squadra (il Salivoli) ha la sua sede al Campo Rolando Marianelli, poco distante, un luogo che ha preso il nome dal primo calciatore piombinese ad aver calcato i campi della Serie A. Ma siamo già troppo oltre. Siamo a Calamoresca…

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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