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Attualità martedì 17 dicembre 2024 ore 12:34

Rinnovabili e agricoltura, "non contrapposizione"

Da Legambiente una riflessione sulle energie rinnovabili e i progetti che potrebbero interessare il territorio agricolo della Val di Cornia



VAL DI CORNIA — "L’agricoltura in Italia e in Val di Cornia è in crisi, ogni anno il reddito agricolo diminuisce e si assiste ad una progressiva diminuzione delle superfici coltivate. Il problema principale è l’incapacità delle aziende agricole ad organizzarsi per trasformare e commercializzare i propri prodotti. I prezzi dei raccolti gli agricoltori non li possono neppure contrattare, sono fissati dalla borsa valori. Inoltre si sta assistendo ad un progressivo innalzamento delle temperature estive e la troppa solarizzazione rovina i raccolti, soprattutto degli ortaggi estivi. Anche le colture tradizionalmente resistenti alle calure, come la vite e l’ulivo hanno sempre più bisogno di irrigazione e parziale schermatura dal sole. Occorre quindi combattere l’effetto serra dovuto all’immissione di gas climalteranti con la produzione elettrica da fonti rinnovabili, altrimenti si giungerà alla desertificazione del territorio, ma esiste un altro aspetto. Una parziale ombreggiatura con i pannelli solari sarebbe utilissima per proteggere le colture e darebbe anche reddito agli agricoltori, incentivandoli a continuare le coltivazioni".

Da questi presupposti Legambiente Val di Cornia ha avviato una riflessione sulle possibili opportunità date dalle energie rinnovabili.

"L’agrivoltaico - viene spiegato - potrebbe essere la chiave di volta per il rilancio dell’agricoltura in val di Cornia. Però bisogna che le amministrazioni pubbliche e la politica tutta smetta di fare demagogia alla ricerca populistica del consenso elettorale e si impegni a costruire le regole per una corretta programmazione e progettazione delle energie rinnovabili. Se non si vogliono pale eoliche disseminate a casaccio per tutta la pianura, con evidente effetto selva, occorre studiare quali linee territoriali possono essere adatte, se qualche crinale, area industriale o portuale o altro. Se non si vogliono mega distese di pannelli a terra, si propongano regole di utilizzo delle migliori tecnologie agrivoltaiche e si pretendi un certificato di miglioramento delle rese agricole e del reddito di chi coltiva la terra, con successive vincolanti verifiche periodiche".

"Soprattutto i comuni si interessino per favorire gli allacci con la rete elettrica, degli impianti gestiti dagli agricoltori. - ha proseguito Legambiente - Altrimenti solo i grandi gruppi energetici potranno istallare impianti e li faranno di grandissima dimensione per permettersi di finanziare il collegamento con una distante cabina elettrica primaria. Esprimiamo preoccupazione per i toni di una campagna che rischia di indurre nell’opinione pubblica una sfiducia immotivata nello sviluppo delle energie rinnovabili, ottenendo un rafforzamento dei sostenitori dei combustibili fossili e di vanificare decenni di battaglie delle forze ecologiste e ambientaliste. Nell’epoca in cui viviamo, caratterizzata da un sistema di informazione poco incline all’approfondimento, e compresso dalle regole mordi e fuggi dei social media, occorre maggiore prudenza nel diffondere messaggi cosi perentori. Questo - si concluso - può rischiare di confondere i cittadini ma soprattutto si rendono indistinguibili buoni progetti per l’ambiente da quelli sbagliati".


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