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Vardy lascia il Leicester. L’ultimo chiude la porta
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Attualità domenica 26 gennaio 2025 ore 07:00

Via Carlo Pisacane

Via Pisacane (Foto di Riccardo Marchionni)

Su #tuttoPIOMBINO di QUInews Valdicornia Gordiano Lupi ci accompagna lungo via Pisacane, passeggiando tra i ricordi



PIOMBINO — Via Carlo Pisacane (rivoluzionario e patriota - Napoli, 1818 - Sanza, 1857) comincia con la tabaccheria che fu del Magnani, dove passavamo serate a fare schedine Totocalcio per sogni impossibili, scherzi assurdi ad amici, goliardate giovanili complici persone insospettabili. Adesso è un negozio nuovo, pulito e rispettabile, si chiama Tabaccheria Balocchi, un nome che ricorda i giochi dei bambini, ma l’anima del Magnani ormai è perduta, non puoi incontrare l’amico che aiuta a vender sigarette e a stampar sistemi, né puoi rivedere il dottor Valdisalici raccontare avventure mai vissute, neppure può capitare (purtroppo) di sentire Aldo Agroppi discutere su quanto sia meglio il Toro della Juve con Dario Magnani, tra l’altro uno dei sopravvissuti alla notte dell’Heysel. Accanto alla tabaccheria, fatti pochi metri, la pizzeria Egidio, che cambia gestori ma - con rispetto del passato - mantiene il vecchio nome, così come conserva il fungo e il grande forno a legna. La modernità non si ferma, il cambiamento etnico neppure, ché il negozio successivo è un kebabbaro, dove di tanto in tanto mi fermo a mangiare, mi sono adeguato, mi piace sperimentare. Quel che resta del Piccolo Mondo è in via Pisacane, i sogni dei nostri bambini si son trasferiti in un mondo meno sfavillante, invece della cartoleria Ceccanti solo il ricordo, lui si è trasferito in via Zara, al suo posto una delle tante mercerie cinesi. E poi abbiamo perso Muzzi e Donati, riparatori di biciclette del passato, che aggiustavano tutto, confezionavano bici nuove da pezzi di ricambio di fortuna, anche se c’era il negozio del Cerri in via Lombroso (angolo via Cellini) per le cose di lusso. Ricorda Fabrizio Caramante, un amico del passato, che quando andavamo dal Muzzi a gonfiare le biciclette lui ci regalava vecchie camere d’aria con cui facevamo, insieme ai manici di scopa e alle mollette inchiodate, i fucili a gommini per le battaglie in piazza Dante e in via Collodi. Sempre il solito amico ricorda i carretti che si costruivano con i vecchi cuscinetti a sfera, poche assi e tacchi di cuoio come freni, per poi lanciarsi come dei pazzi dalla salita della Tolla alta e rischiare di finire all’ospedale. In via Pisacane c’era anche la trattoria Sole di Enzo Badiani, scomparsa come il suo proprietario che era stato un grande giocatore del Piombino. Adesso c’è una vetreria che resiste, accanto a quel che fu l’Hotel Aurora dove alloggiava il mio professore di storia e filosofia, Giuseppe Tani, che fece da membro interno l’anno della maturità, un uomo buono, uno cui devo tanto di quel che mi è accaduto, adesso credo che viva a Cecina. L’Hotel Aurora non esiste più, sono appartamenti e uffici per associazioni, case popolari date in affitto dal comune a chi ne ha bisogno. Un concessionario come il Pazzaglia (tanto per cambiare) è diventato un gigantesco negozio di articoli cinesi, lui si è ritirato in via Buozzi a fare revisioni e qualche riparazione. Tutto è cinese anche dove un tempo affittavano e vendevano cassette con film da guardare per passare la serata, attività inutile in tempi di televisioni a pagamento. Il barbiere da Sauro, fratello del mio amico Franco Calzolari, non c’è più, morto troppo presto e in modo improvviso, l’attività è scomparsa. Il Bar Stadio conserva il nome ma gli avventori son diversi dal passato, non c’è più Galliano, centravanti elbano, a raccontare giorni da leone sui campi sterrati di tutta la Toscana, tra un Campari e un bicchier di vino rosso. Non c’è più il mio amico Massimo Mazzei, che aveva l’ufficio della ditta proprio davanti, e che ai tavoli del bar passava il tempo nelle sere d’estate. Io ci venivo da via del Chiassatello, ricordo che al Bar Stadio guardavamo le partite, da quel televisore ho visto Baggio sbagliare un calcio di rigore, ho sentito i napoletani fischiare l’Italia e tifare Maradona. Altri tempi, momenti che non tornano, come non torna Massimo, scomparso troppo presto, con le sue avventure da arbitro casalingo che al momento giusto tirava sempre fuori dal cilindro il rigore da fischiare per la squadra di casa. Il ristorante che fa angolo con via Corsica e la Chiesa del Sacro Cuore del vecchio Don Claudio - pure lui in cielo in mezzo ai santi - non è più di Alberta, non varco la soglia da anni, non so che tipo di piatti servano. Alberta era una trattoria poco costosa, cucina tradizionale, pranzi a prezzo fisso, un posto dove mangiare con poca spesa, locali antichi che son scomparsi tutti. In via Corsica resiste la Chiesa del Sacro Cuore, costruita in un quartiere operaio, che ci voleva uno battagliero come Don Claudio per resistere, lui faceva fedeli a suon di biliardini e ping-pong, s’era inventato l’idea della squadra di calcio e del cinema in parrocchia, la domenica dopo la messa, nella chiesina di via Landi. In via Corsica c’è stato anche il Centro Giovani dove ho visto Bracardi, forse la sola cosa memorabile, forse son io che lo frequentavo poco, preferivo lo Stadio Magona. Ma c’è stato anche il grande magazzino Coop per un certo periodo, subito dopo l’incendio in piazza, e una palestra che ho frequentato, dietro l’asilo delle suore, tra lecci e un muro divisorio. Finisce via Carlo Pisacane con una strada privata accanto a Mondo Pizza, vicolo Rosa, che fu del Bonanni, fornaio e giocatore del Piombino, dove un giorno del 1971 comprai Cinquant’anni in nerazzurro di Gianfranco Benedettini mentre acquistavo il pane per mia madre. In vicolo Rosa c’era anche il Della Lena, falegname che faceva persino le tavole di truciolato per il Subbuteo, dove applicavi il panno verde con le cimici. Credo di esserci andato per il suo ultimo lavoro, una decina di anni fa, che mi servivano degli espositori per i libri. Una cancellata verde sempre aperta segna l’ingresso di vicolo Rosa, solo i capitelli restano alla fine, non ci son più chiusure, solo palazzi proletari intorno e una moschea dove un tempo il maestro Tarantino insegnava Judo e Karate, dopo averlo fatto in via Corsica nei fondi della Chiesa. Torniamo in via Pisacane, angolo via Cavallotti, per accorgerci che non c’è più la Tabaccheria del Ciummei, da tempo in vendita, scomparso anche il Bar Elba di Sauro Tani, di cui tanto ho scritto, resta un Sushi alla moda che non mi va di frequentare, soffro il ricordo della sua schiaccia briaca e d’una grappa elbana ormai perduta.

Scrivi anche tu una storia o un ricordo sulla strada della tua infanzia, potrebbe essere scelta per far parte di un libro edito dal Foglio Letterario.

Gordiano Lupi
© Riproduzione riservata


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