La storia di Ao e di Aki
di Malena ... - martedì 12 giugno 2018 ore 08:50
Aki quella sera decise di andare come di consueto con gli amici di sempre. Solito locale, solita bevuta, solite risate. Nel bel mezzo della serata, a un certo punto nota, seduto accanto alla porta d’ingresso, un uomo in camicia bianca e pantaloni scuri. E’ solo. Lo riconosce!. E’ lui.
L’uomo che dieci anni prima, lei aveva soprannominato, nei suoi pensieri, il Cavernicolo. In quegli anni se lo ritrovava spesso negli stessi locali frequentati da entrambi, ma erano amici di gruppi diversi e, a parte una volta, in cui si erano scambiate due parole, non era successo altro. Aki però, tutte le volte che se lo ritrovava davanti durante le sue uscite con gli amici, lo pensava come Ao, l’ultimo uomo dei Neanderthal, più che per il suo aspetto fisico per il suo comportamento.
Ao è un uomo dai tratti del viso piuttosto severi, ha un’aria un po' cupa, uno sguardo penetrante e profondo, da lasciare in Aki, la curiosità di conoscerlo per scoprire quali misteri nascondesse dentro di sé. Nella sua mente, una volta sotto le coperte, fantasticava di vedersi trascinare da Ao, per i capelli, nella sua caverna e lì, consumare un amore selvaggio, senza tregua. Lo immaginava nel tentativo di accendersi il fuoco sfregando due pietre una sull’altra, oppure nel dare la caccia con la clava alle belve feroci o ancora, a pescare del buon pesce a mani nude e lei, si vedeva ad aspettarlo, al calar del sole, per cucinare, dopo che lui naturalmente avesse acceso il fuoco, quanto aveva portato, come frutto del suo lavoro. Il cibo mangiato a piene mani, portato alla bocca per strappare la carne tenera coi denti, man mano, placava la fame e autorizzava perciò il desiderio, a prendere il sopravvento.
Ao voleva possedere Aki, perciò la portava nella sua tana e lì, consumava il tenero corpo di lei, per soddisfare i suoi sensi e il suo istinto. Aki chiudeva gli occhi nel suo letto e perciò, si addormentava con il suo sogno fra le mani. Ora, lui è lì davanti a lei e come allora, nessuna possibilità di conoscerlo meglio. Lui non se la fila nemmeno. Dell’uomo, Aki non ricordava o non sapeva, nemmeno il nome. Certo, dieci anni sono tanti e pur essendo rimasti quasi uguali nell’aspetto esteriore, dentro, ognuno di loro ha un pesante vissuto alle spalle e forse questo, ben si vede.
Fine della serata. Niente di che… Ancora del rammarico sospirato durante il tragitto di ritorno con l’auto. Tutto come prima!. A casa Aki si domanda che fine avesse fatto per tutti quegli anni ma soprattutto perché era ricomparso in quei luoghi di sempre. Era rimasta nuovamente affascinata dalla sua fisicità, dalla sua camminata sicura a passi decisi, rinnovando ancora nella sua testa, l’idea dell’uomo primitivo che non sente storie quando vuole ottenere qualcosa. Se qualcosa deve arrivare a te, stai pur certo che lo farà.
Mai “modo di dire” si era rivelato così efficace. Quella stessa sera, navigando su internet, tra i suggerimenti di amicizia di Facebook, compare, come per magia, il volto di Ao. Richiesta di amicizia effettuata. Richiesta di amicizia accettata. Scambio di parole per dirsi qualcosa... per ricordare il loro incontro di dieci anni prima. Poi scatta l’invito per un aperitivo da parte dell’uomo. Aki per la verità non se lo aspetta, visto che era stata fino ad allora, palesemente ignorata. Però si dice e dice a lui: “Perché no?”.
Organizzarsi richiede qualche giorno ma finalmente riescono a vedersi, parlarsi, conoscersi e raccontarsi. Vite quasi simili. Lui non frequentava da anni gli stessi locali di un tempo e si era spostato in altre zone. Aki adesso, che è lì a due passi da lui, separata soltanto dalla fiamma di una candela che arde nel candelabro, non sa cosa fare. Non è pronta a rimettersi in gioco. Ao invece fa una dichiarazione d’intenti sul cosa cerca e del perché del suo invito. Rassicura Aki sul lasciarla libera di fare quel che si sente, tanto da far abbassare la guardia ad Aki, che perciò, si lascia avvicinare dal cavernicolo.
Contrariamente a quanto la donna si aspettasse, non è stata trascinata per i capelli in camera da letto ma piuttosto accarezzata di continuo in ogni momento e con qualunque scusa ma anche senza scuse. Sensazioni lievi per abituare una pelle, fino a sigillare le labbra, in un bacio.
A fine della serata, una volta sola, Aki si sente smarrita e stordita. Notte in bianco di pensieri utili e inutili. La paura è quella di soffrire di nuovo, avendo raccolto nel suo album delle figurine una serie di incontri sbagliati. Ao entra in punta di piedi ma non arresta il suo avanzare, per dare ad Aki e per donarsi reciprocamente un po’ di bene, lo stesso bene che entrambi, cercano da tempo. Si sono rivisti, si sono baciati incuranti della gente, in una dimensione dove l’esistere, era stato riservato ai loro corpi e alle loro anime . Si gode il momento di adesso rispetto al senno di poi, la scienza esatta, che ci darà come andrà a finire la storia.
Ciò che vorrei condividere con voi rispetto a quanto accaduto è la riflessione sul significato dell’attrazione. Tutti sappiamo che è qualcosa che accade. Com’è scattata in lei forse è facile intuirlo soprattutto perché alle donne non basta solo l’aspetto fisico e Aki aveva già fantasticato su di lui, ma la domanda da porsi è: “Come è scattata in lui, dopo dieci anni?. Come può succedere?. Perché?”.
Sappiamo che nel cervello accade qualcosa nel momento che siamo attratti da un’altra persona e che ci sono sensazioni che si creano in un istante. Forse che i grandiosi “amori a prima vista” molte volte partendo subito, con una fortissima attrazione, poi si basano solamente su quella e perciò, è come se fossero “già arrivati”? . Forse Ao, ha solo spostato l’’attenzione su Aki, come quando dopo aver comprato una automobile notiamo che sono in tanti a possederla uguale alla nostra, perché il momento di vita di entrambi era diverso rispetto al passato?.
Non sempre abbiamo risposte a tutte le domande però possiamo stare a vedere che succede in futuro. Chi vivrà vedrà….
Malena ...