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martedì 19 marzo 2024

SORRIDENDO — il Blog di Nicola Belcari

Nicola Belcari

Ex prof. di Lettere e di Storia dell’arte, ex bibliotecario; ex giovane, ex sano come un pesce; dilettante di pittura e composizione artistica, giocatore di dama, con la passione per gli scacchi; amante della parola scritta

Il diritto e il rovescio

di Nicola Belcari - mercoledì 11 novembre 2020 ore 09:04

Un uomo di legge, celibe per convinzione, considerando il matrimonio un rischio per il patrimonio, teneva con sé come domestica una popolana, matura ma non ancora sfiorita, che faceva le veci anche di moglie. La donna, di grossolani sentimenti, non capiva come fosse possibile al padrone difendere in giudizio il torto e la ragione, le cause giuste e quelle ingiuste, a seconda di chi si presentava, e anzi che più s'impegnasse nelle seconde avendo le prime minor bisogno. 

La donna si stupiva del vedere difendere lestofanti di tutte le risme facendoli passare per innocenti; ignorante oltre che poco raffinata, non capiva che tutto ciò non era altro che la professione dell'avvocato e il suo padrone era tra coloro che l'esercitavano al meglio. Rispettoso della legge, sia pure a modo suo, non era corrotto come quel compagno di studi diventato giudice, anche se i suoi onorari si configuravano nella fattispecie del furto, e senza distinzione infieriva su benestanti e poveri con spirito imparziale. E in fondo non è la parcella una percentuale della refurtiva quando avvocati della sua specie, che discreditano la professione di Cicerone, in mala fede, riescono a farla fare franca ai malviventi? 

Naturalmente non si devono accettare in pagamento candelabri, quadri o simili, quello lo fanno i ricettatori. Dai contadini però gradiva ricevere (dissimulando, sembrava ringraziare per educazione) capponi, olio (si sa bisogna ungere le ruote e poi con le mani in mano non si va dai dottori), uova e primizie della frutta più bella, così che la serva s'immaginava che quella donna del quadro dello studio, con la scritta "allegoria della Giustizia", avesse nella mano una bilancia per pesare le offerte ricevute. 

Era poco praticante della chiesa e questo non gli faceva onore. Hanno un santo protettore gli avvocati? Gran patrocinatore di tesi infondate, avvoltoio della disperazione altrui, incarnava alla perfezione il mito della professionalità, tanto di moda oggi, con le sue arringhe ispirate al diritto romano, infarcite di citazioni in latino, esperto di norme e codicilli da volgere a proprio favore. Se la serva curiosa gli domandava di una vertenza come sarebbe finita, opponeva il segreto professionale e di seguito aggiungeva: quando c'è una causa l'unico che è sicuro di vincere è l'avvocato. 

Frequentando un cliente commerciante, furfante e ladrone anch'egli in guanti bianchi, conobbe la figlia, una giovinetta vispa e graziosa che non aveva saputo negarsi a coloro che ne avevano fatto garbatamente richiesta. Non era smorfiosa, appariva giudiziosa e confidava all'avvocato che i giovanotti della sua età erano frivoli e scarsamente istruiti, che lei non poteva ambire a un autorevole dotto come lui, ma quella sarebbe stata la sua aspirazione, anche se sapeva di essere inesperta nelle faccende amorose e che per questo non avrebbe potuto rendere felice un uomo. Al giurista, la boria, la presunzione eccessiva di sé non consentivano di comprendere l'esatta valutazione degli altri nei suoi confronti in specie se giovani donne e le loro diverse categorie di giudizio. Al mondo c'è giustizia, il merito trova presto o tardi riconoscimento, pensò il leguleio e cattivo estimatore delle proprie forze senza esaminare il compito che si assumeva, convinse la giovane, che tanti grattacapi aveva dato al genitore, ad acconsentire alle nozze.

La serva quando seppe che il padrone si ammogliava ne fu amareggiata, si sentì come uno straccio vecchio buttato via, poi schiumante di rabbia pensava al modo di vendicarsi. Sbollita la rabbia, ripensandoci arrivò alla conclusione che a vendicarla avrebbe provveduto la sposina e riflettendoci meglio nemmeno la perdita era grave: c'erano l'ortolano, il vinaio e il fornaio e dieci avvocati non valevano uno solo di loro.La prima notte la sposina si mostrò timorosa come quella giovane che invece lo era davvero perché aveva saputo da certe confidenze che lo sposo era fornito oltre la media. Costui, capito il motivo della ritrosia della mogliettina, per tranquillizzarla le disse che ne aveva sì uno grande ma anche uno piccolo e per non farle male avrebbe usato quello. Dopo un po’ di tempo la sposina gli disse: "non sarebbe ora il caso di passare a quello grande?" 

Figuriamoci il compito a cui si era sottoposto l'avvocato: non si trattava di arringhe, altro che chiacchere! Sarebbe stato più facile far scarcerare un reo confesso che contentare la mogliettina. Nel caso dell'avvocato era come se ad averne due fosse la moglie e non il marito. L'avvocato si faceva perdonare delle manchevolezze su cui è generoso sorvolare lasciando la mogliettina padrona di spendere come voleva.La serva rubava sulla spesa e aveva un "conto aperto" con i vari negozianti. Le due donne erano sempre pronte a testimoniare di essere state insieme in chiesa, al mercato, dal droghiere...L'avvocato si trovò alleggerito del fastidio e della preoccupazione di gestire il capitale e fornito di corna più di un corbello di chiocciole.

Riuscire a gabbare un avvocato è un'impresa che poteva riuscire solo a un altro avvocato... o all'amore (celeste o terreno che sia). Si potrebbe dire: giustizia è fatta! se la giustizia fosse di questo mondo.

Nicola Belcari

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