Il comportamento nello zoo tanghero
di Maria Caruso - mercoledì 25 ottobre 2017 ore 10:18
Quando andiamo in milonga, anche dove non siamo mai stati, se ci fermiamo un momento a osservare i comportamenti dei tangueri, a occhio, quasi tutti noi, siamo in grado di capire chi è principiante e chi non lo è. Quelli che si muovono inoltre con passo felino; le donne che se la tirano e mostrano i denti soffiando quando si avvicina un tanguero con il quale non vogliono ballare; i tangueri che invitano partendo dalla loro sinistra per fare tutto il giro delle donne presenti; le ballerine sedute in gruppo, tutte single, pronte a migrare ad ogni mirada.
Sappiamo inoltre distinguere tangueri che già si conoscono da quelli che invece s’incontrano la prima volta e tante altre piccole peculiarità. Lo studio di questi comportamenti potrebbe essere oggetto di studio di una nuova scienza chiamata tangoetologia. Scienza che dovrebbe, infatti, studiare il comportamento dei tangueri, le loro usanze e le loro abitudini. In genere il comportamento dei tangueri è il modo in cui loro agiscono in risposta agli stimoli provenienti dalle milongas. Per ogni comportamento c’è un motivo e conoscere questo ci permette di capire meglio il mondo del tango, e nel caso, agire correttamente nei confronti dei tangheri, a vantaggio della nostra relazione con loro allo scopo ovviamente di farci invitare. Le nostre stesse condotte possono essere comprese se sono complementari a quelle dell’altro.
Se stiamo in milonga con il cellulare in mano per la maggior parte del tempo, gli altri ci ignoreranno per il resto della serata. Se invece sorridiamo in segno di saluto un po’ a tutti, passa un messaggio di disponibilità inconfondibile, nei loro confronti. I nostri abiti, il nostro portamento, il nostro stare in milonga ha la funzione di stimolare gli altri a prenderci in esame. Se consideriamo il tango, una comunicazione non verbale, poiché generalmente si parla poco in milonga, attraverso i feed back, ci rimandiamo l’un l’altro continuamente, informazioni importanti, perfino sul perché siamo lì a ballare. Comunicare tra tangueri, quindi è possibile, basta trovare il giusto sistema, come hanno dimostrato alcuni esperimenti:
- Alcuni giovani tangueri, comunicano solo attraverso il linguaggio dei sordomuti e quindi questi generalmente hanno assimilato il comportamento dei loro maestri. Se osservate i maestri, capirete come saranno gli allievi.
- Altri hanno imparato le solite sequenze a memoria e non interpretano in alcun modo la musica.
- Altri hanno imparato il tango nuevo senza saper ballare il tango tradizionale che peraltro rappresenta la base di tutti gli stili.
Ad ogni modo questi tangueri hanno saputo usare il tango in modo riflessivo e creativo dimostrandosi capaci di fare riferimenti ai brani musicali e agli stili di tango, diventando perfino maestri, appena si ricordano due passi su tre. Se a un tanguero gli viene insegnato che deve stare in ronda, che cosa fa quando va la prima volta a ballare? Inizia subito a mettersi in posizione come se volesse mantenere la ronda. Poi quando si accorge che nessuno la segue, questo suo comportamento sembra privo di senso, quindi anche per lui risulterà impossibile seguire la ronda.
Il fatto è che per il tanguero ben istruito quest’azione è istintiva. L’istinto dunque fa parte del patrimonio genetico di ogni ballerino di tango. I principianti, per esempio, quando vanno la prima volta in milonga hanno voglia di provare e cercano istintivamente con chi farlo, anche se poi si bloccano per la paura. Una reazione istintiva si ha anche in vista di predatori tangueri che vogliono ballare con una delle ballerine presenti. Se una tanguera vede avvicinarsi una sagoma da destra fuggirà subito mentre si volterà immediatamente per accettare l’invito, se arriva da sinistra. Come mai?
Nel primo caso aveva già memorizzato il “tànghero” con cui non voleva ballare, mentre nel secondo caso aspettava con ansia tale mirada, fin dal suo ingresso in milonga. Altri comportamenti osservabili sono i riflessi, poiché sono automatici. Tutto per rispondere a uno stimolo, in modo molto rapido, quasi indipendentemente dalla volontà; è quello che accade soprattutto alle donne quando sentono una marca, generalmente verso una certa direzione e invece, prendono la “tangente” senza potersi peraltro fermare, sullo sguardo deluso e schifato, da parte del ballerino di turno.
Generalmente le donne in questo modo credono di proteggersi dall’essere in ritardo ed essere dichiarate come cattive seguidoras, ma talvolta difatti la questione si ritorce contro, con perdita inevitabile di clienti tangueri. Purtroppo in questo caso entra in funzione il sistema nervoso, in primis che fa quel che vuole e in seguito perché provoca un moto di rabbia contro se stesse per non essere riuscite a far bene.
I comportamenti appresi sono fortemente influenzati dalle esperienze personali del tanguero. Si tratta di comportamenti adattivi per cui se non ci invitano mai oppure se le donne non accettano la mirada il soggetto in questione si adatta alla situazione in diversi modi: va con l’accompagnamento per assicurarsi le tande, oppure s’impegna maggiormente per diventare bravo. Ci sono poi le tanguere che apprendono per associazione perché hanno imparato a ballare da un solo compagno (vedi esperimento di pavlov). Apprendere però per abitudine ha il vantaggio di aiutarle ad affrontare le tande più cariche emotivamente, specie quelle ballate con gli sconosciuti, ma tale inganno non funziona per sempre, poiché tutti alla fine capiranno che ballare con un estraneo non è poi così spaventoso.
Di certo il tango si apprende anche per imitazione (attenzione a chi si imita), per tentativi ma mai per ragionamento. Ai maestroni di milongas consiglio vivamente di smettere di far lezioni e di godersi pertanto le tande poiché i loro sforzi sono del tutto inefficaci. A riguardo dell’osservazione dobbiamo anche parlare dei messaggi visivi che peraltro in alcuni casi posoono sfociare in un vero e proprio corteggiamento milonguero, ma quest’argomento merita un intero capitolo.
A tutti buon tango.
Maria Caruso