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venerdì 13 dicembre 2024

PAROLE MILONGUERE — il Blog di Maria Caruso

Maria Caruso

MARIA CARUSO - “Una vita da vivere” è il primo libro che ha scritto dopo aver visto il primo cielo a San Felipe in Venezuela ed aver fatto il primo ocho atràs a Pisa. E' in Italia dal 1977 e per tre anni ha abitato in Sicilia. Le piace raccontarsi e raccontare con le parole che le passano per la testa ballando un tango in milonga. Su Facebook è Marina de Caro

Una sera d'estate in milonga

di Maria Caruso - giovedì 18 maggio 2017 ore 08:00

Foto di: http://www.haisentito.it/

In una tranquilla notte d’estate, vado a ballare in milonga, sotto le stelle. E’ una di quelle serate dove l’atmosfera è magica poiché in lontananza si sente il rumore del mare quale sottofondo alle note musicali dei brani, messi dal bravo dj. Il pavimento non è dei migliori poiché l’umidità della sera bagna presto la pista ma mi sto lo stesso, divertendo tantissimo. 

Per l’occasione avevo, infatti, indossato scarpe un po’ consunte onde evitare di sciupare quelle acquistate di recente. Quasi tutti i ballerini accettano la mia mirada e mi mirano a loro volta per cui mi sento come fossi una regina tanguera. In fin di serata, durante una cortina le mie mani asciugano il mio collo madido con un fazzoletto e mi accorgo di aver perso la mia collanina. Cerco come meglio posso per non disturbare i ballerini in pista ma è pressappoco un’impresa impossibile. 

E’ quasi l’ora della chiusura. Mi propongo di dirlo all’organizzatrice mia amica e contemporaneamente mi avvio verso la cassa, un bell’uomo incrocia il mio cammino e bloccando un attimo il mio andare mi sorride. Quel tipo di sorriso che sottintende una mirada e il suo desiderio di ballare con me. Beh la collanina può aspettare e poi se la perdo pace... 

Il maschio tanguero è un bell’esemplare che non avevo mai visto da quelle parti, proveniente da chissà quale zona d’Italia per cui non è da me lasciarmi sfuggire un’occasione come quella. I nostri busti si avvicinano piano come a far durare l’attesa di un inizio sperando di poter prolungare il piacere molto più a lungo fin tanto che le emozioni avranno il tempo di scemare spontaneamente. Mille volte ho abbracciato uomini e per mille tande ho ballato con maschi di ogni genere, età e razza ma rare volte si è creata una connessione così perfetta. 

Sento il profumo sprigionarsi dal suo torace a ogni sua movenza e m’inebrio nelle note di Pugliese. Il suo respiro e il mio s’impregnano di emozioni spingendo maggiormente le nostre gabbie toraciche l’una contro l’altra. Mi inoltro nella dimensione assoluta creata dal Tango e trascino anche lui con me assecondata da lui come farebbe il mansueto cagnolino con la sua padrona. Nessuna parola a disturbare il momento, nemmeno il sussurrarsi il proprio nome di battesimo poiché sappiamo entrambi quale sarà la fine quando l'ultima nota del brano decreterà la ripartenza. Rimarrà in noi l’amaro in bocca e la dolcezza di un ricordo quando sotto le coperte risentiremo il tepore del nostro abbraccio. 

Tutto ciò che c’è di bello ahimè prima o poi finisce e così la tanda. Gli attimi dopo la fine li allunghiamo rimanendo addossati per un tempo non richiesto dal suono del brano di stacco ma ignoriamo entrambi la campanella come quando da bambini non volevamo andare a scuola. 

Rassegnata di non poter andare oltre mentre mi volto per ritornare a parlare con la mia amica della mia collana, mi sento toccare una spalla dall’uomo che mi ha appena lasciato in sospeso nella beatitudine di un’emozione tanguera e con voce soave mi dice: “E’ tua questa?” tenendo la mia collana fra le dita. Sorpresa, istintivamente sorrido e rispondo: “Si!”. Lui gentilmente si offre di mettermela al collo. Ci spostiamo in una zona della milonga, dove c’è più luce. Le sue dita rimangono oltre al dovuto poiché il foro è così piccolo procurandomi un brivido improvviso che non sono riuscita a dissimulare. 

Calò imprigiona e cattura le nostre orecchie e fa da accompagnatore speciale a una nuova tanda non richiesta bensì anelata. Sapevamo entrambi che alla fine ci saremmo baciati. Ed eccolo quel fatale momento!. Un semplice bacio, quasi a stampo, eppure a lui basta e adesso chiede solo di fare una passeggiata con me in spiaggia. Non se n’è ancora accorto, ma la serata è bellissima e c’è la luna piena. 

Chiacchieriamo parlando ognuno di sé. Non c’è bisogno di nessun’altra luce poiché la spiaggia è perfettamente illuminata da quella sfera ormai alta nel cielo accanto alle note della cumparsita segno che la serata si conclude. Ci separiamo e ognuno torna alla propria dimora. Il giorno seguente il mio tanguero tornerà a casa fra le sue cose e non lo rivedrò mai più. Lui non mi ha chiesto il numero di cellulare ed io non mi sono curata di farlo. 

Oramai è passato un anno, eppure ogni tanto lo penso, ma non posso dire che mi manca. Anche lui sarà della stessa opinione, ma comunque io lo volevo ringraziare. Adesso ho un altro ricordo felice nella mia memoria, il ricordo di una sera d’estate in milonga. Spero la mia amica riorganizzi le serate nella solita location estiva poiché nell’illusione di poterlo re incontrare (finché c’è vita c’è speranza) tornerò volentieri a rivedere quei posti meravigliosi lungo la costa della nostra zona.

Maria Caruso

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