In viaggio nell’Hypermaremma
di Gianni Micheli - mercoledì 19 aprile 2023 ore 09:00
Un viaggio nell’Hypermaremma inizia in un pomeriggio di nuvole e sole. Un pomeriggio di una primavera fresca e leggera che, se da un lato non invita ancora a stendersi con la pelle al vento sulla sabbia, dall’altro domanda di non restare tra mura e cortili, di afferrare il vento con mani e capelli, di guidare per mete e orizzonti. Di farsi cercatori, cercatori d’arte: l’arte di Hypermaremma.
Prima ricerca: “I giocolieri dell’armonia” di Giuseppe Gallo, Ansedonia. Il pomeriggio è appena all’inizio. Puoi fermare l’auto accanto alla Torre della Tagliata. Il parcheggio è proprio lì, a fianco dell’antico maniero dove non puoi entrare (proprietà privata). Tuttavia, se l’occhio intravede un panorama al quale non puoi resistere, prima d’incamminarti verso la meta d’arte puoi decidere di salire per le scale dello Spacco della Regina accanto alla Tagliata Etrusca in cerca di sola natura. Prima avvertenza: resisti allo sconforto. Vedrai dell’incuria, vedrai dell’immondizia lasciata tra rocce, sabbia e cemento. Maledici, se vuoi, l’umanità ma ricordati che un po’ di quel misto di plastica che sta sul cammino è anche tuo. Se vuoi vai avanti. Se puoi fai qualcosa: qualsiasi cosa sarà meglio di niente.
Salito fin dove puoi per le scale dello Spacco della Regina, fin dove vedi l’orizzonte del mare, davanti a te, a favore di riva, ti sarà ora facile scorgere le sagome dei giocolieri. Il sole del primo pomeriggio li separa dalle dune vicine come enormi stecchi di gelato infilati sulla sabbia. La prima ricerca è ormai vicina, non resta che scendere verso il Bagno della Strega e proseguire lungo la riva in direzione La Barca.
Visti da vicino, a favore di sole, i dodici giocolieri sembrano invitare al farsi cammino di una comunità. Ti inquieta il braccio che uno di loro porta a spasso come un trofeo ma il loro legame ti avvince e confonde. Vorresti farne parte. Certo, giganti come sono, se non fossero di ferro e ruggine, sarebbero una grande risorsa per il territorio. Potrebbero dare una mano per ripulire la spiaggia – anche qui! – da tronchi e rifiuti: bottiglie, barattoli, scarpe, perfino un frigorifero.
Il pomeriggio passa, si avvicina l’ora della merenda. È tempo di procedere verso un luogo abitato dove unire alla ricerca dell’arte la ricerca di un buon ristoro: Orbetello.
Seconda ricerca: “Tulip” di Virginia Overton. Il posto più vicino per lasciare l’auto è proprio accanto all’opera che stai cercando, lungo il Lungolago delle Crociere. Troverai l’opera a fianco della Polveriera Guzman.
I tre segmenti di calcestruzzo che guardano il centro e la laguna partecipano qui ad un dialogo intenso e muto con il territorio. Muto almeno finché non vedrai infilarsi nell’incavo di quell’abbraccio un bambino con il viso rivolto verso il cielo, guardandolo come dall’occhio triangolare di quella imponente figura alta 6 metri. Sentirai i suoni del gioco e ti verrà voglia di seguirlo, non dopo aver invidiato qualche giovane, lì accanto, che ben approfitta della curvatura di altri segmenti, a terra, per leggere o riposarsi, occhi al cielo o alla laguna, schiena sul calcestruzzo. Puoi farlo tu stesso se indossi abiti che non temono la polvere.
Il tempo clemente, il sole ancora alto, impongono a questo punto l’ultimo sforzo, l’ultimo viaggio, la terza e ultima ricerca: “In Nature Nothing Exists Alone” di Claudia Comte.
Il viaggio verso Pescia Fiorentina è di una serafica bellezza. Non dimenticarti di viaggiare lento, ne vale la pena. Troverai l’opera ambientale di Comte al centro di un vasto appezzamento. Considera come punto di riferimento il bar La Mandria: a 100 metri dal bar, comodo tra l’altro per quella merenda di cui si parlava qualora ad Orbetello non ci sia stato tempo, prendendo Via della Ficona, troverai gli oltre 100 metri dell’enorme scritta “In Nature Nothing Exists Alone” sulla sinistra. La frase, presa in prestito dalla biologa e scienziata statunitense Rachel Carson, è composta da tronchi di pino del Monte Amiata e sarà impossibile non scorgerla se avrai seguito queste indicazioni. La strada è stretta ma più avanti, sulla destra, troverai anche spazio per lasciare l’auto in cerca di una foto in questo caso doppiamente utile: per la foto in sé e per ciò che l’opera ricorda o dovrebbe ricordare a tutti noi.
Il sole è giunto al tramonto: è tempo di rientrare nella certezza, se la ricerca ha avuto esito positivo, che un po’ di Maremma resterà con te.
Consiglio di svolgere la ricerca in famiglia (come ho fatto io stesso) per rendere il viaggio un’avventura degna di Indiana Jones o Lara Croft, nel segno dell’arte, della natura e di quel tanto di necessaria bellezza. L’ordine della ricerca, invece, è puramente indicativo.
Tutte le informazioni sulle opere sono reperibili visitando il sito: www.hypermaremma.com.
Gianni Micheli