DIZIONARIO MINIMO: La prostata
di Libero Venturi - domenica 17 settembre 2017 ore 08:05
L’uomo invecchia, è inevitabile. Non è bello per niente, però, se non succede, è anche peggio. La vecchiaia nel corso del tempo è stata variamente interpretata. È stata considerata un bene, un valore, perché portatrice di maturità e depositaria di saggezza da tramandare. Oppure è stata ritenuta un male in sé, in quanto corruzione del fisico e dello spirito. Oggi è la seconda che hai detto. Di maturità e di saggezza, anche ammesso che gli anziani ne fossero davvero portatori, non importa una bella sega a nessuno, tanto per usare un francesismo. I tempi sono veloci e informatici e il sapere si disperde e si riproduce a gran velocità; senza bisogno di trasmissione, di maestri o di saggi che, del resto, non fanno nemmeno in tempo a formarsi, nonostante il protrarsi della vita, grazie alle conquiste della scienza. Al giorno d’oggi basta una buona connessione ad internet ed è fatta. L'informatica ormai assolve a tutto: conoscenze, relazioni, realtà virtuale. Al sesso virtuale supplisce la rete porno che ha in gran parte soppiantato i cinema a luci rosse. A Pisa, negli anni ’80, c'era il Mignon. Uno dei primi film in programma s’intitolava “Molly, primavera del sesso”. Entrate asciutti, uscite molli, fu il commento del Martinelli a cui più che altro piaceva il jazz, ciò che però non era incompatibile con la primavera, il sesso, tantomeno con Molli. Era sul Lungarno Pacinotti, ora non esiste più e nessuno certo lo rimpiange. Ma non divaghiamo.
La cesura tra le generazioni completa il quadro di una società che invecchia. Così i vecchi restano vecchi e basta, enfatici e desueti lodatori del tempo passato, un ostacolo obsoleto per un improbabile futuro e, sopratutto, un peso sull’eterno presente, una tassa. Pensionati garantiti vs giovani precari. Ma siccome di questi tempi, l’odio è cordiale, non li si chiama più nemmeno vecchi, semmai anziani e qualche spirito arguto li apostrofa perfino “diversamente giovani”. Si pensa vecchiaia e si pronuncia terza età, in nome della quale sorgono, addirittura, università. Che bella età!
Ma veniamo al punto: invecchiando l’uomo, il corpo decresce e si deteriora. Ciò, beninteso, vale anche per la donna, che comunque, in maturità fa sempre la sua figura. Non dirò porca, perché non starebbe bene. Ma questo non per tutti è vero e non per tutto. C’è qualcosa che non decresce o si riduce nel corpo umano e questa splendida prerogativa è riservata esclusivamente al genere maschile. Si tratta del persistere orgoglioso, fiero e prorompente di un qualche attributo virile? Magari proprio di quello? Niente affatto, anzi. È la prostata, l’organo di cui madre natura ha dotato l’uomo a scopi procreativi, ma anche no, comunque in ogni caso piacevoli, che con la vecchiaia prende a crescere. Accidenti a lei! E perché? Soltanto per starci sui coglioni, non saprei trovare una spiegazione più appropriata. O forse per compensare nei maschi inseminatori l’onere del parto che le donne, portatrici di vita, si assumono nel corso dell’evoluzione. Dove non c’è parità, compensa madre natura, un po’ matrigna e con relativo, leopardiano affanno. Su un manifesto dell’Uisp sta scritto: “con lo sport si cresce sempre”. Ok, ma non fatelo sapere alla mia prostata, per favore, che già se ne approfitta.
Ma che cos’è mai questa benedetta prostata? Nient’altro che una ghiandola che fa parte dell'apparato genitale maschile dei mammiferi, uomini compresi. La sua funzione principale è quella di produrre ed emettere il liquido seminale, uno dei costituenti dello sperma, contenente gli elementi necessari a nutrire e veicolare gli spermatozoi, che un loro perché pure ce l’hanno. La prostata differisce considerevolmente tra le varie specie di mammiferi, quella dell'uomo, non è tanto grande, né dovrebbe esserlo e può essere palpata mediante esame rettale, essendo collocata circa 5 cm anteriormente al retto e all'ano. Che è una soddisfazione soltanto saperlo.
La prostata sta sotto la vescica. E la vescica urinaria è un organo muscolare cavo, posto nel bacino, deputato alla raccolta dell'urina, prodotta dai reni. La sua capacità è normalmente compresa tra i 250 e i 300 ml, ma essendo molto elastica in condizioni eccezionali può arrivare a 2 litri. Dopo di che o scoppi o ti pisci addosso. Sennonché dalla vescica l'urina viene periodicamente espulsa all'esterno attraverso l'uretra. E l'uretra decorre attraverso un diaframma urogenitale, costituito da muscolatura striata sottoposta a controllo volontario, o sfintere esterno. Il processo di emissione dell'urina, detto minzione, porta, in condizioni normali, allo svuotamento periodico della vescica urinaria per mezzo di un riflesso automatico del midollo spinale. Che quando scappa, scappa o, come si dice, “natura premit”.
Poi, last but not least, c’è il pene che non starò a spiegare cos’è, né a che serve. Ci sarebbero un corpo cavernoso e uno spugnoso ma è una palla, anzi due: i sottostanti testicoli, volgarmente detti coglioni, dove, per unirsi alla produzione locale di spermatozoi, arriva dalla prostata il liquido seminale, tramite due dotti referenti. Dove dotti non sta per sapienti, anzi. E referenti di ‘sta minchia. Si usa dire infatti: “cazzo ritto non vuol consiglio” o “quando s’alza l’uccello, s’addormenta il cervello”, che sono pur sempre proverbi popolari. A quel punto tutto è pronto per un’eventuale eiaculazione, ma non è il nostro caso. Voglio dire che non stiamo trattando propriamente di questo. Un’altra volta, magari, capitando l’occasione. Ad ogni modo, così attrezzato, l’uomo, anche se non trova di meglio da fare con tutti questi organi, nonché muscoli volontari o involontari, almeno piscia e vive. Che, comunque, c’è ancora il suo bello.
Sennonché la piccola e preziosa ghiandola prostatica, collocata, potremo dire, a mo’ di valvola, tra il serbatoio e la cannella, “ingravescente aetate” comincia a crescere e crescere, finché diventa ipertrofica, cioè bella grossa e finisce per ostruire la vescica. Così l’organo virile preposto alla minzione, alla copula o, in subordine, all’autoproduzione manuale di piacere, non ti serve più nemmeno per pisciare, riducendosi ad un asfittico impianto goccia a goccia e allora, credetemi sulla parola, non c’è proprio più gusto. La vescica, vessata dall’iperprostata, non si svuota più fino in fondo e da qui la lamentosa, lacrimosa e continua via crucis dei pisciatoi. Quando il sistema idraulico non s’intasa del tutto e allora sì che son cateteri e dolori! E, alla fine, anche i ferri del chirurgo. Nel frattempo l’agenda, il carnet del perfetto anziano diviene fitta di impegni ricorrenti ad orari prestabiliti: le pillole, le pasticche, le medicine da prendere ogni giorno, da mane a sera, prima, durante o dopo i pasti oppure lontano dai essi, a stomaco vuoto. E, dulcis in fundo, una suppostina, prima di coricarsi. Un piacere, una mano santa. Che se non te lo segni è facile pure che te lo scordi. A questa età ci si ricorda di quella volta che era stato amore, del sorriso e del pianto dei tuoi figli piccoli, del dolore per i tuoi genitori quando se ne sono andati, memorie di tanto tempo fa e invece stamattina, dopo colazione ti chiedi, ma l’ho presa o no la maledetta pasticca?
Ma, dico io, a noi maschi, specie con caratteristiche recessive, non poteva crescere qualcos’altro delle meraviglie del corpo umano, se proprio doveva? Che so, l’uccello di cui sopra, per esempio. Ma anche il cervello andava bene uguale. Qualche soddisfazione in vecchiaia potevano pure lasciarcela! Invece niente da fare. La prostrata ci prostra, perché così è la vita. Una valle di lacrime amare, un pitale di urine avare.
Pontedera, 17 Settembre 2017
Libero Venturi