DIZIONARIO MINIMO: La Manina
di Libero Venturi - domenica 21 ottobre 2018 ore 07:00
“Che gelida manina”... quella di Mimì che Rodolfo vuol riscaldare nella Boheme di Puccini. “Mano” della famiglia Addams, una mano amputata che cammina sulle proprie dita e non è una sperimentazione avanzata del laboratorio di robotica del Sant’Anna, che se qualcuno dicesse che è a Pontedera non sarebbe nemmeno male. Per assonanza “Las Meninas”, un dipinto di Velázquez che però vuol dire “le damigelle” e non c’incastra niente, per quanto l’infanta Margarita e relative dame di compagnia, la sua nana e il mastino, raffigurino un’immagine di corte fortemente evocativa. E comunque mi piaceva citarlo, tanto, cazzate per cazzate, vanno bene anche le mie. Perché, a proposito di cazzate, il riferimento a cui voglio arrivare e alla famosa “Manina” che, nottetempo avrebbe manipolato il Decreto Fiscale del Governo, elargendo condoni a evasori e riciclatori di denaro, che se non sono mafiosi gli somigliano parecchio, e che il sorridente Di Maio, il quale la sa lunga, ha denunciato a Porta a Porta da Bruno Vespa, minacciando un esposto alla Procura. Una denuncia contro manine ignote che, sembra invece abbia depositato il PD. La Manina ha in effetti fatto scendere il gelo tra “Mimì” Di Maio e “Rodolfo” Salvini, raffreddandone lo slancio.
.Il sabotaggio del testo decretizio sarebbe stato fatto all’insaputa dei Cinque Stelle e del fantasma del Presidente del Consiglio, da chi? Dai veri governatori della Lega? È un gioco di prestigio del Mago Forest o di Raul Cremona? Non si sa, perché intanto il decreto l’ha bloccato il Primo Ministro Conte che è anche un professore e lo sta riguardando, articolo per articolo, con la matita rossa e blu. Si capisce che lui le cose non le scrive, le legge e basta, quando va bene. O quando va male, come nel caso in questione. Comunque Conte ha dichiarato: le premier c’est moi, ricordandolo a se stesso e all’Europa, la quale ci ricorda a sua volta che, a proposito di manomissioni, non si possono manomettere le regole e gli impegni comunemente sottoscritti. Ci sarà dunque un Consiglio dei Ministri, Salvini ci va -ci ha ripensato- e si vedrà che succede. A manomettere il decreto è stata una “Manina”, tecnica o politica, ha dichiarato l’infante Luigi, vulgo Giggino. A Pisa tempo fa c’era un uomo politico, molto abile, Garzella mi pare, un socialista, soprannominato proprio “Manina”. Non chiedetemi perché, davvero non me lo ricordo. Sarà stato lui? Attendiamo smentite.
Ma non sarà stata invece una Manina finta, come quella, guantata, che sembra usi Elisabetta d’Inghilterra? La regina, l’ha rivelato la Litizzetto da Fazio, quello della tivvù, l’agiterebbe per salutare i sudditi al passaggio in macchina senza rischiare tendiniti, slogature al polso o dolori al braccio. È un’anziana regnante, 92 primavere, e tale protesi regale, regalatale da alcuni studenti australiani, quantunque renda un po’ freddo l’approccio, è ampiamente giustificabile. Very british. Tuttavia, anche per questo, resto repubblicano. Poi ci sarebbe la Mano Morta, quella che indica i beni della Chiesa o viene utilizzata dai maniaci per importunare le signore nei pullman o nei luoghi affollati, ma senza che ci sia attinenza alcuna tra le due cose
Questa Manina del resto è molto attiva. Giorni fa aveva truccato i dati della relazione tecnica preparata dalla Ragioneria dello Stato dopo l’annuncio del “Decreto dignità”, calcolando otto mila occupati in meno all’anno, stante la riduzione della flessibilità. Anche in questo caso la subdola manovra fu denunciata e sventata da Di Maio, sostenuto da Salvini ed entrambi si contrapposero con forza alle preoccupazioni di Tito Boeri, presidente dell’Inps che aveva ripreso quei dati, in maniera chiaramente strumentale e politica e senza intendersi minimamente di pensioni, come invece i due Vicepresidenti del Consiglio, facenti le veci del Presidente.
Un’altra Manina ha "inquinato" il contenuto del Decreto per Genova, inserendo norme molto permissive per lo smaltimento degli idrocarburi pesanti e aumentando i limiti consentiti per la loro concentrazione nei fanghi di depurazione destinati all'utilizzo dei terreni agricoli. Il limite è talmente alto che pare possa avere un impatto sulla contaminazione dei suoli di proporzioni incontenibili. Tra l’altro Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione, ha già avvertito del pericolo che i poteri eccessivi, attribuiti al commissario straordinario per Genova, possano aprire spiragli ad affaristi e criminalità, stante le opere ingenti di smaltimento ed appalto. Chissà perché questa cosa degli idrocarburi? Che c’entrano con Genova e la ricostruzione del ponte? Da tempo decreti e leggi sono diventati una specie di omnibus. Se non è stata una Manina si tratterà di un incidente di percorso come quello che è capitato nel bel mezzo del mar Tirreno, tra Capo Corso e la Capraia: un cargo portacontainer cipriota di enorme lunghezza è stato urtato e speronato da un traghetto tunisino di camion e auto, partito dal porto di Genova. E non si capisce come sia stato possibile, date le loro gigantesche dimensioni. Come hanno fatto a non vedersi? Si erano dati appuntamento? Forse uno dei due si è materializzato all’improvviso davanti all’altro bastimento, provenendo da una breccia spazio-temporale. C’è stato un notevole sversamento di carburante, in prossimità del “Santuario dei Cetacei”. La chiazza oleosa di circa venti chilometri quadrati si è allontanata dalla costa italiana e versa in acque francesi, ma questo, pur in tempi di sovranismo, non ci rassicura. Si tratta di idrocarburi, chissà se si potevano smaltire con il Decreto Genova. La Marina Francese e quella Italiana hanno cooperato per recuperare il carburante e limitare l’inquinamento marino.
Ma non divaghiamo perché nel frattempo ancora una Manina aveva proditoriamente fatto sparire gli stanziamenti previsti per i Comuni e relativi progetti in favore delle periferie, facendo registrare le scontate quanto inutili proteste dell’Anci. E sempre una Manina ha esautorato le Regioni delle zone terremotate dai livelli decisionali relativi alle politiche di ricostruzione. Questa volta le manine erano però una longa manus, anzi una parva manus, una “mano santa” del Governo gialloverde. Che quindi si candida ad essere ricordato come il “Governo della Manina”. Basta che non la mettano nella Bocca della Verità, l’antico mascherone, forse un tombino, murato nella parete del pronao della Chiesa di Santa Maria in Cosmedin a Roma, perché, zac, restano monchi. Diciamo la verità, questi sono davvero il “Governo del Cambiamento”, come dicono, perché cambiano di continuo le carte in tavola. E pure sotto la tavola. E sono anche bravi! Buona domenica e buona fortuna.
Pontedera, 21 Ottobre 2018
Libero Venturi