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sabato 14 dicembre 2024

PENSIERI DELLA DOMENICA — il Blog di Libero Venturi

Libero Venturi

Libero Venturi è un pensionato del pubblico impiego, con trascorsi istituzionali, che non ha trovato niente di meglio che mettersi a scrivere anche lui, infoltendo la fitta schiera degli scrittori -o sedicenti tali- a scapito di quella, sparuta, dei lettori. Toscano, valderopiteco e pontederese, cerca in qualche modo, anche se inutilmente, di ingannare il cazzo di tempo che sembra non passare mai, ma alla fine manca, nonché la vita, gli altri e, in fondo, anche se stesso.

​Mentre

di Libero Venturi - domenica 23 maggio 2021 ore 07:30

Mentre Platinette avversa la legge Zan contro l’omotransfobia perché la ritiene omologante, da paesi dell’est e lui è contrario all’utero in affitto che cosa c’entra non si sa, è come dire a Beethoven e Sinatra preferisco linsalata”, aveva ragione Franco Battiato. E polemizza con Fedez perché, dice, vuol stare sempre al centro dell’attenzione, che è un sospetto che viene, ma, se per questo, anche Plati non scherza, anzi potremmo dire da che pulpito. E tra l’altro, per la verità, preferivo l’esuberante e bionda Platinette alla versione emaciata e calva di Maurizio Umberto Egidio Coruzzi, detto Mauro, che sembra lo zio Fester della famiglia Addams.

Mentre apprendiamo che Berlusconi è un soggetto “defedato” che il correttore automatico mi sottolinea di rosso, segnalandomelo come errore e me ne propone la sostituzione con “defecato” che mi pare brutto e non mi permetterei mai e invece defedato è una parola che esiste e significa debilitato. Che allora potrebbero usare quella, i suoi dottori e avvocati, e non un vocabolo misterioso che lascerebbe indurre il sospetto di un collegamento tra i malanni del Cavaliere e i suoi processi e problemi giuridici. E, comunque, auguri di pronta guarigione.

Mentre il “coprifuoco” pandemico si sposta dalle 22 alle 23 e Salvini canta parziale vittoria: “si può fare di più” e tutti gli dicono, ma piantala che saresti anche al Governo! Mentre il Presidente della Repubblica, Mattarella, dice ai bambini della scuola: sono vecchio e tra otto mesi seddiovole mi riposo e tutti sperano che no, che ci ripensi, che si faccia come per Napolitano, che di Costituzione c’è quella scritta/formale e quella pratica/materiale, che non è giusto, ma a volte è utile. E il solito Salvini propone già Draghi, il predestinato, così butta tutto a Esu a partire dal Governo e magari si vota -che prima o poi tocca- e magari vince e smettono di crescere, a suo scapito, Meloni e Fratelli d’Italia.

Mentre ogni dieci anni l’Inter uno scudetto lo vince e la Juventus quest’anno solo la Coppa Italia e gli juventini esultano come fosse la Champions League, che quella invece la Juve proprio non gliela fa. E forse Pirlo esce con onore che come allenatore non sembrava troppo in palla, ma è pur stato un grande calciatore, e arriva Zidane, sperando che Andrea Agnelli smetta di fare colpi di testa, come per la Superlega, che per quelli Zizou, semmai, è più portato. Mentre la Fiore è salva -dopo una partita con il Cagliari senza un tiro in porta perché il calcio è una palla- e magari arriva Ringhio, che però ha allenato il Pisa, che per i fiorentini chissà se è un buon precedente. Mentre i calciatori sono sempre più attori e cascatori e il calcio è nel pallone e non si sa più se credere al VAR o alla realtà.

Mentre al Giro d’Italia, su 14 tappe, Ganna, Vendrame, Nizzolo e Fortunato sono i ciclisti italiani primi al traguardo. Poi tutti stranieri. E non parliamo della Maglia Rosa. Ma spero nel proseguo di essere smentito. Mentre una grande emozione ho provato vedendo Gregorio Paltrinieri, ai campionati europei di nuoto in Ungheria, nei 5 e 10 mila metri in acque libere filare come un motoscafo e metterli in fila, francesi, tedeschi, russi, ungheresi, tutti dietro! E abbiamo vinto l’oro anche nella staffetta. E poi l’oro della Quadarella e tutti gli altri italiani campioni di nuoto, medagliati. Che bellezza, che soddisfazione!

Mentre gli sbarchi riprendono e ancora disperati, uomini, donne e bambini, muoiono in mare e perfino la Spagna del compagno Sánchez respinge i migranti. Mentre l’Italia chiama e l’Europa non risponde -finché la commissaria Johansson dichiara che non ci lascerà soli, che sarà al nostro fianco per le redistribuzioni estive e al lavoro anche per bloccare le partenze- e quello che davvero non si capisce è perché l’Unione Europea non si faccia carico della pace e della crescita economico-sociale dei popoli e dei paesi di quella parte di mondo con cui confina. Che sarebbe un tema di solidarietà umana e di reciproco interesse.

Mentre al Global Health Summit del G20 viene firmata la “Carta di Roma” che si pone l’obiettivo della salute dei popoli e Draghi dichiara che occorre “vaccinare il mondo”, esprimendosi a favore della sospensione temporanea e volontaria delle licenze dei vaccini e disponendo aiuti economici ai Paesi a basso reddito, in particolare al Continente Africano. E Ursula von der Leyen per l’Europa si smarca un po’ dalla Merkel e sottoscrive. E anche se, invece della sospensione dei brevetti, si arrivasse alla cessione delle licenze o alla messa a disposizione delle dosi ai Paesi poveri da Big Pharma -e non sarebbe la stessa cosa- comunque andrebbe già meglio: sarebbe un passo avanti verso una mondialità, non certo equa, ma almeno solidale.

Mentre succede tutto questo e altro ancora, sono di nuovo scoppiati gli scontri tra Gaza e Israele. Più precisamente tra Hamas e lo Stato israeliano, governato da Bibi Netanyahu. Ero ancora relativamente giovane e seguivo il compianto compagno Maffei, Renzo, nella campagna di affidamento a distanza “Salam Ragazzi dell’Olivo” e si parlava di “due Stati per due popoli”, Israele e Palestina, ed eccoci ancora qui. Noi però eravamo per al-Fatah, per Arafat, per l’OLP, l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, e non per Hamas. Hamas è un acronimo di Ḥarakat al-Muqāwama al-Islāmiyya e in arabo significa Movimento Islamico di Resistenza, ma la parola “hamas”, starebbe per entusiasmo, zelo, spirito combattente, violenza, termini che non sono proprio la stessa cosa e rappresentano, anzi, un’escalation piuttosto inquietante. È sembrato quasi che l’estremismo di Hamas sia stato speculare alle politiche più radicali e reazionarie di Israele e utile ad ostacolare l’avanzata riformatrice di al-Fatah che stava raccogliendo consensi crescenti, sia in Palestina che a livello internazionale. Al-Fatah in arabo significa più semplicemente “la Conquista” e “al-fatā” sta per “il o la giovane”. Hamas, inizialmente non sempre contrastato, ha accresciuto di gran lunga il proprio consenso tra la popolazione, specie nella striscia di Gaza, per la sua politica radicale, per le sue iniziative sociali e l’integralismo religioso, anche a causa delle condizioni di disagio e di sopraffazione in cui versano i palestinesi. Chi finanzia Hamas e lo rifornisce di armi e di tutti quei razzi, lanciati contro la popolazione civile israeliana? I Paesi Arabi, il Qatar, la Turchia, l’Iran, altre nazioni, la Fratellanza musulmana, le sottoscrizioni in rete?

Le teorie antisioniste, antisemite e negazioniste di Hamas sono aberranti, ma si deve dire che anche il leader di al-Fatah Mahumūd Abbās, che poi sarebbe Abu Mazen, presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, ha manifestato sulla Shoah tesi revisioniste e ridimensionanti, poi corrette con espressioni di decisa condanna dell’Olocausto. Ma anche Netanyahu, se per questo, pensa cose sorprendenti su Hitler che non avrebbe avuto intenzione di sterminare gli ebrei: la soluzione finale gli sarebbe stata suggerita dal Gran Mufti di Gerusalemme, zio di Arafat, per impedire l’emigrazione sionista. E così anche il sionista reazionario Bibi, a suo modo, finisce per fare il gioco dei negazionisti dell’Olocausto. Per gran parte del mondo islamico la Shoah e Israele sono un tabù storico-politico. E se è indispensabile il riconoscimento dello Stato della Palestina da parte di Israele, nonché della Comunità internazionale, lo è altrettanto quello dello Stato d’Israele da parte palestinese. Hamas, al di là della drammatica situazione della striscia di Gaza, mette in atto una politica avventurista, omicida e suicida, con intento destabilizzante, ma i governanti di Israele rispondono con una rappresaglia feroce che sembra imitare la pratica dei loro storici aguzzini. Muoiono prevalentemente civili inermi e, anche se la contabilità è macabra e inaccettabile, sono in numero esorbitante palestinesi.

Umma musulmana, tetramini, gerosolimitani palestinesi, gentrificazione dei quartieri arabi, sono alcune fra le definizioni che si leggono su Qui News in Fauda e Balagan”, il blog di Alfredo De Girolamo -che ho conosciuto in un’altra vita- ed Enrico Catassi. Quegli articoli, alla cui lettura rimando, descrivono bene i complessi intrecci e le intricate dinamiche che si manifestano drammaticamente in quella piccola porzione del mondo, in cui invece io mi perdo. Un titolo è tragicamente significativo Niente di nuovo in Medioriente”. E questo alla fine voglio dire: possibile che la comunità internazionale che, doverosamente, dopo la seconda guerra mondiale, ha contribuito a creare uno Stato per la popolazione ebraica perseguitata, realizzandolo però in una terra abitata da popolazioni preesistenti, dopo così tanto tempo non riesca ad affermare uno Stato anche per quelle popolazioni, per la Palestina, difendendo e garantendo una convivenza reciproca con Israele? Sarebbe come se durasse ancora la Guerra del Vietnam, dopo tanti anni, dopo tutti quei morti, nonostante tutte le manifestazioni, i negoziati e le iniziative -ricordo quella di La Pira- per la cessazione del conflitto e per la pace in Indocina.

Eppure in Palestina è ancora così: a tanti passi in avanti in direzione della coesistenza pacifica sono seguiti altrettanti passi indietro. Anche il problema di Gerusalemme capitale contesa tra islamici, ebrei, cristiani, israeliani e palestinesi rimane ed è tristemente esemplificativo di tutto ciò. Specie dopo che quell’avventuriero di Trump, nel 2017, ha dichiarato il trasferimento dell’ambasciata USA nella Città Santa, andando contro ai pronunciamenti delle Nazioni Unite, improntati a prudenza e richiamanti la necessità di un negoziato. Possibile che non si possa pensare a Gerusalemme come centro metropolita aperto alle diverse fedi e popolazioni, individuando una capitale per Israele, Tel Aviv, e una per la Palestina, Ramallah?

Risolvere le controversie e i conflitti israelo-palestinesi significherebbe eliminare un incombente e permanente focolaio di guerra e instabilità che pesa sugli equilibri precari del medioriente -e non solo- e ne alimenta l’instabilità. La comunità internazionale, l’Europa, pure l’America di Biden si sono mossi in ritardo e comunque un cessate il fuoco è arrivato: c’è il Venerdì, sacro all’Islam, a cui segue lo Shabbat, sacro alla religione ebraica. Se Dio vuole. Insh’allah. Dopo tanti morti, una buona notizia. Ma è solo una tregua, mentre è di pace stabile, di riconoscimenti reciproci di entrambi i popoli ed entrambi gli Stati che in quella striscia di terra che tutti chiamano santa, c’è davvero bisogno. Buona domenica e buona fortuna.

Libero Venturi

Pontedera, 23 maggio 2021

Libero Venturi

Articoli dal Blog “Pensieri della domenica” di Libero Venturi