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sabato 03 maggio 2025

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​La fascistizzazione dello stato e della società

di Adolfo Santoro - sabato 03 maggio 2025 ore 08:00

È stata data rilevanza che uno studio del Mit ha acclarato che la parte anteriore dell’area tegmentale ventrale o VTA invia dopamina ai neuroni della parte anteriore dell’amigdala basolaterale per codificare le esperienze esemplari, potendo così innescare un attacco di panico. Sempre nell’amigada basolaterale avviene il processo inverso: l’estinzione della paura; allora i neuroni della parte centrale e posteriore dell’area VTA inviano dopaminaai neuroni della parte posteriore dell’amigdala basolaterale, incaricati di codificare la sensazione di ricompensa e sollievo. L’estinzione della paura e dell’ansia anticipatoria favorisce il fatto che il soggetto non valuti più bene le conseguenze delle sue azioni e divenga superficiale e avventato, come Donald Trump.

Ma la tendenza ad esagerare l’estinzione della paura può essere un tratto culturalmente ereditato? La riflessione su quanto ha scritto Henry Kissinger porta a concludere per il sì. Gli statunitensi, infatti, in politica si comportano come se il gioco fosse il poker, per cui basano la propria tattica (senza strategia) sul bluff e sul rischio proprio del gioco d’azzardo; i russi giocano a scacchi, in cui all’inizio tutti i pezzi sono sulla scacchiera, ma, alla lunga, c’è un vincitore e uno sconfitto; i cinesi, infine, giocano a weiqi, in cui non tutti i pezzi sono sulla scacchiera ed è possibile introdurre nuovi pezzi, per cui l’obiettivo non è la vittoria, ma il progresso strategico che comporta l’accerchiamento dell’avversario: nel weiqi occorre bilanciare la necessità di espandersi con la necessità di costruire delle reti protette.

Che la dopamina sia abnormemente eccitante nel cervello di Trump lo conferma la frase recentemente detta nel corso di un’intervista al giornale The Atlantic: Io ora comando tutti e mi diverto anche un sacco. Trump si diverte nonostante (o forse proprio per) lo sfacelo dei suoi primi cento giorni di governo. Il suo indice di gradimento è sceso al 41% battendo il precedente record – del suo precedente governo, che era del 44% (Trump ha accusato perciò i sondaggisti di essere criminali negativi ed ha perciò invocato un’incriminazione!); dei vari indici di approvazione di Trump solo uno ha mantenuto una maggioranza relativa: quello sulla lotta ai gender, che è al 51%, mentre perfino la lotta all’immigrazione è al 45%; il 60% degli statunitensi ritiene che il costo della vita sia peggiorato, il 62% ritiene che Trump non rispetti la legge. Ma gli elettori accreditano una fiducia del 37% alla capacità di Trump nel risolvere la crisi contro il 30% accreditato ai democratici. Anche negli USA, come in Italia, finché manca una credibile alternativa al governo autoritario, le percentuali si muovono poco ed aumentano i perplessi!

Trump sta fascistizzando gli USA e la sua irruenza s’inspira a Mussolini, suo modello nella marcia a Capitol Hill. Lo stile dell’adepta di Trump In Italia è più subdolo, ma entrambi riconoscono implicitamente i loro fallimenti quando invocano un ulteriore mandato per realizzare l’età dell’oro del terzo (magari grazie a Donald Trump jr!) o le mirabolanti promesse, contraddette dalla realtà dei fatti. Ma entrambi si inspirano al Duce! Ed entrambi sembrano ripetere al gregge plaudente: Chi alla guerra ci conduce? E il gregge urlante: IL DUCE, IL DUCE! Ed ancora: Chi è la gloria del partito? E il gregge: BENITO, BENITO! Nel 1925 Mussolini promulgò le leggi fascistissime con gli obiettivi di concentrare il potere nelle sue mani (con l’obbligo di rispondere delle sue azioni solo al re e non al parlamento, che di fatto fu privato di ogni potere), di sciogliere ogni partito di opposizione, di abolire la libertà (di stampa, di associazione, di sciopero), di creare il Tribunale speciale per la difesa dello stato e l’OVRA (la polizia segreta fascista), di trasformare la milizia volontaria nel Corpo delle Forze Armate agli ordini diretti del duce, di nominare al posto dei sindaci i podestà (non eletti, ma calati dall’alto), di ridurre i vari sindacati ad un unico sindacato, di regolamentare la scuola (ad esempio, giuramento di fedeltà al duce da parte degli insegnanti e saluto fascista), di regolamentare le nascite (ad esempio, tasse sui celibi, leggi razziali etc). È quello che sta avvenendo negli USA, in Italia, in Turchia ed in altre situazioni del mondo. La fascistizzazione contemporanea è caratterizzata dal garantismo verso i colletti bianchi, dall’indulgenza di chi manifesta pubblicamente l’aderenza al vecchio Partito Nazionale Fascista e dalla criminalizzazione di chi non ci sta, di chi espone le sue difficoltà, di chi protesta contro gli abusi ecologici. Ma con un qualità in più rispetto ai tempi della scuola Diaz e dell’omicidio Cucchi: la fascistizzazione viene fatta, nominalmente, in nome della difesa delle istituzioni democratiche. Un passo in avanti verso il controllo da parte dello stato di polizia potrebbe essere la caccia al migrante con la app IceRaid che piace ai fan di Trump: se fai la spia sugli irregolari, ricevi cryptovalute. Questa app verifica le segnalazioni dei cittadini utilizzando l'intelligenza artificiale e le invia alla polizia.

I peggiori incubi di American Psycho o del Grande Fratello diventano realtà!

L’opposizione avviene nelle piazze, ma anche da parte di centinaia e centinaia di giuristi, che (primi fimatari tre Presidenti emeriti della Corte Costituzionale: Gustavo Zagrebelsky, Gaetano Silvestri, Ugo de Siervo) hanno visto che il Decreto sicurezza mette a rischio la nostra forma di Stato, si vuole governare con la paura. Questo è il testo integrale dell’Appello per la sicurezza democratica con accento posto prevalentemente sull’autorità e sulla repressione piuttosto che sulla libertà e sui diritti rappresentano le costanti di questi interventi".

Appello per una sicurezza democratica

È compito dei giuspubblicisti nei periodi normali della vita del paese interpretare ed insegnare la nostra Costituzione. È anche compito dei singoli giuspubblicisti assumere delle posizioni individuali all’esterno dell’Università. Ci sono momenti però nei quali accadono forzature istituzionali di particolare gravità, di fronte alle quali non è più possibile tacere ed è anzi doveroso assumere insieme delle pubbliche posizioni.

È questo il caso che si è verificato nei giorni scorsi quando il disegno di legge sulla sicurezza, che stava concludendo il suo iter dopo lunghi mesi di acceso dibattito parlamentare dati i discutibilissimi contenuti, è stato trasformato dal Governo in un ennesimo decreto-legge, senza che vi fosse alcuna straordinarietà, né alcun reale presupposto di necessità e di urgenza, come la Costituzione impone. Tale decreto – ultimo anello di un’ormai lunga catena di attacchi volti a comprimere i diritti e accentrare il potere – presenta una serie di gravissimi profili di incostituzionalità, il primo dei quali consiste nel vero e proprio vulnus causato alla funzione legislativa delle Camere. È accaduto spesso in passato ed anche in tempi recenti che la dottrina si trovasse a denunciare l’uso abnorme dello strumento della decretazione d’urgenza. Presidenza della Repubblica, Corte costituzionale, Presidenti delle Camere hanno più volte preso posizione in difesa del Parlamento e delle sue prerogative gravemente calpestate nell’esercizio della potestà legislativa, rimanendo inascoltati.

In quest’occasione la violazione è del tutto ingiustificata e senza precedenti, dato che l’iter legislativo, ai sensi dell’art. 72 della Costituzione era ormai prossimo alla conclusione, quando è intervenuto il plateale colpo di mano con cui il Governo si è appropriato del testo e di un compito, che, secondo l’art. 77 Costituzione può svolgere solo in casi straordinari di necessità e di urgenza, al solo scopo, sembra, di umiliare il Parlamento e i cittadini da esso rappresentati. Quanto al merito, si tratta di un disegno estremamente pericoloso di repressione di quelle forme di dissenso che è fondamentale riconoscere in una società democratica. Ed è motivo di ulteriore preoccupazione il fatto che questo disegno si realizzi attraverso un irragionevole aumento qualitativo e quantitativo delle sanzioni penali che – in quanto tali – sconsiglierebbero il ricorso alla decretazione d’urgenza, dal momento che il principio di colpevolezza richiede che chi compie un atto debba poter sapere in anticipo se esso è punibile come reato mentre, al contrario, l’immediata entrata in vigore di un decreto-legge ne impedisce la preventiva conoscibilità.

Numerosi sono i principi costituzionali che appaiono compromessi. Solo a scopo esemplificativo vogliamo ricordarne alcuni: il principio di uguaglianza non consente in alcun modo di equiparare i centri di trattenimento per stranieri extracomunitari al carcere o la resistenza passiva a condotte attive di rivolta; in contrasto con l’art. 13 Cost. e la tutela della libertà personale è il c.d. daspo urbano disposto dal questore che equipara condannati e denunciati; non meno preoccupante è la previsione con cui si autorizza la polizia a portare armi, anche diverse da quelle di ordinanza e fuori dal servizio. Una serie di disposizioni del decreto-legge aggravano gli elementi di repressione penale degli illeciti addebitati alla responsabilità di singoli o di gruppi solo per il fatto che l’illecito avvenga “in occasione” di pubbliche manifestazioni, disposizione che per la sua vaghezza contrasta con il principio di tipicità delle condotte penalmente rilevanti, violando per giunta la specifica protezione costituzionale accordata alla libertà di riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico (art. 17 Cost.) mentre altre disposizioni violano palesemente il principio di determinatezza e di tassatività tutelato dall’art. 25 Cost.: si punisce con la reclusione chi occupa o detiene senza titolo “un immobile destinato a domicilio altrui o sue pertinenze”; si rischiano pene fino a sette anni per l’occupazione di luoghi che presentano un’estensione del tutto imprecisata e rimessa a valutazioni e preferenze del tutto soggettive dell’interprete.

Torsione securitaria, ordine pubblico, limitazione del dissenso, accento posto prevalentemente sull’autorità e sulla repressione piuttosto che sulla libertà e sui diritti rappresentano le costanti di questi interventi. Insegniamo che la missione di chi governa dovrebbe essere quella di cercare un equilibrio nel rapporto tra individuo e autorità. Invece, il filo che lega il metodo e il merito di questo nuovo intervento normativo rende esplicito un disegno complessivo, che tradisce un’impostazione autoritaria, illiberale e antidemocratica, non episodica od occasionale ma mirante a farsi sistema, a governare con la paura invece di governare la paura.

Confidiamo che tutti gli organi di garanzia costituzionale mantengano alta l’attenzione e censurino questo allontanamento dallo spirito della nostra Costituzione, che fonda la convivenza della comunità nazionale su democrazia, pluralismo, diritti di libertà ed uguaglianza di fronte alla legge, affinché nessuno debba temere lo Stato e tutti possano riconoscerne, con fiducia, il ruolo di garante della legalità e dei diritti.

Adolfo Santoro

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