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martedì 19 marzo 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​Thich Nhat Hanh, “costruttore di pace“

di Adolfo Santoro - sabato 14 maggio 2022 ore 11:00

Thich Nhat Hanh
Thich Nhat Hanh

Il 21 gennaio scorso è morto, a 95 anni, Thich Nhat Hanh, un monaco buddhista zen che è stato maestro, “Thay” in lingua vietnamita, di intere generazioni. Preannunciando la sua morte aveva detto: Domani, continuerò ad essere. Ma dovrai essere molto attento per vedermi. Sarò un fiore o una foglia. Sarò in quelle forme e ti manderò un saluto. Se sarai abbastanza consapevole, mi riconoscerai, e potrai sorridermi. Ne sarò molto felice.”.

La sua autorevolezza nel mondo buddista era seconda solo a quella di Tenzin Gyatso, il 14esimo Dalai Lama, che lo ricorda così: “Nella sua opposizione pacifica alla guerra del Vietnam, nel suo sostegno a Martin Luther King e soprattutto nella sua dedizione a condividere con gli altri non solo come la consapevolezza e la compassione contribuiscono alla pace interiore, ma anche come gli individui che coltivano la pace della mente contribuiscono alla vera pace nel mondo, il Venerabile ha vissuto una vita veramente significativa. Non ho dubbi che il modo migliore in cui possiamo rendergli omaggio è continuare il suo lavoro per promuovere la pace nel mondo”.

Durante la guerra del Vietnam si mantenne equidistante sia dal governo del Vietnam del Nord sia dal Vietnam del Sud e diede vita al movimento di resistenza nonviolenta dei “Piccoli Corpi di Pace”, gruppi di laici e monaci che andavano nelle campagne per costruire scuole, ospedali e per ricostruire i villaggi bombardati sia dai vietcong che dagli americani. Fu perciò arrestato e torturato, e poi esiliato; guidò il movimento “buddismo impegnato”, che intendeva applicare i principi buddisti alla riforma politica e sociale.

Con l’esilio si trasferì negli Stati Uniti, dove influenzò il movimento pacifista americano ed indusse Martin Luther King ad opporsi esplicitamente alla guerra del Vietnam; questi lo propose per il premio Nobel per la pace nel 1967. Negli anni ’70 si stabilì in Francia, dove fondò nel 1982 il Plum Village, da dove continuò a diffondere le sue idee e la sua pratica di nonviolenza promuovendo la pace, il disarmo e l’ecologia.

Aveva una chiara visione della via da percorrere per uscire dalla grave crisi culturale e ambientale che investe tutta la Terra: impegnarsi attivamente e in prima persona per la sopravvivere come individui e come genere umano sostituendo il “sogno americano” col sogno, che inizia qui e ora, della fratellanza, della gentilezza amorevole e della compassione.

A proposito della guerra affermava: “Non c’è via per la pace, la pace è la via… La nonviolenza non è un dogma, ma un processo… il vero nemico è la dimenticanza, il non essere presenti qui e ora: non sappiamo cosa fare e cosa non fare. E questo causa il dolore e la rabbia. Così la dimenticanza rafforza tutte le energie negative che sono dentro di noi, e, in particolare, l’ignoranza, la mancanza di comprensione e di compassione, la mancanza di responsabilità e di fratellanza. La maggior parte di noi aspetta che una guerra sia scoppiata prima di mettersi a fare qualche sforzo per fermarla. Molti ignorano che le radici della guerra sono ovunque, anche nel nostro modo di pensare e di vivere. Noi non siamo capaci di vedere la guerra quando è ancora nascosta, cominciamo a concentrare l’attenzione su di essa solo quando esplode apertamente e se ne comincia a parlare in giro… In America c’è ancora molta sofferenza: molta gente pensa di essere vittima della discriminazione, vittima dell’ingiustizia e l’America non riesce davvero a fermarsi e ad ascoltare la sofferenza all’interno di se stessa. Ascoltando la tua sofferenza sarai capace di ascoltare la sofferenza degli altri popoli, e questo è il solo modo per ristabilire la comunicazione. E ristabilendo la comunicazione porti la comprensione e l’accettazione dell’altro, che è il solo modo per rimuovere la violenza e il terrorismo. Non si può sperare di rimuovere il terrorismo con le bombe, bisogna rimuoverlo con lo strumento del dialogo, dell’ascolto profondo, dell’ascolto compassionevole, usando un tipo di discorso amorevole perché la comunicazione sia di nuovo possibile. In ognuno di noi c’è violenza, c’è conflitto, c’è sofferenza, e praticare la pace è prima di tutto essere consapevoli degli elementi di guerra dentro di noi. E dobbiamo vivere nella vita quotidiana in modo da dare ai semi di pace che abbiamo dentro una possibilità di fiorire e di rimuovere i segni di guerra che stanno dentro di noi, cioè ascoltare la nostra sofferenza. 

Apprendere come abbracciare la nostra sofferenza per trasformarla è davvero fondamentale nella pratica della pace. Quando ci incontriamo con un milione di persone, noi dovremmo incontrarci per renderci conto tutti insieme che la guerra è dentro di noi. E dobbiamo trasformarla! Il mio camminare in pace non è la protesta contro nessuno: noi facciamo convergere i nostri sentimenti, i nostri propositi, vogliamo che la gente faccia come noi non lasciandosi trasportare da sentimento del dolore, della rabbia, della rinuncia, in modo da non soffrire e da non causare sofferenza nelle altre persone. Credo che i nostri politici debbano praticare la pace e noi dovremmo avere mezzi per aiutare i nostri leader politici a praticare la pace, perché nella nostra vita politica non c’è la dimensione spirituale… I nostri leader politici non hanno il tempo per occuparsi della loro sofferenza, per questo, quando eleggiamo coloro che ci rappresentano, dobbiamo stare attenti, dobbiamo scegliere solo quelli che sanno fare pace dentro di sé e nella loro famiglia, perché, se non sono in grado di fare questo in loro stessi e nella loro famiglia, come possono farlo per il mondo? La pace è un processo di educazione, di autoeducazione sulla pace, e di educazione alla famiglia e alla pace, e di educazione della masse riguardo alla pace. Se non si segue questa linea d’azione, dimostrare e gridare la rabbia contro il governo, non può aiutare molto.”.

Ed ancora “Solo combinando difesa dell’ambiente e pratica spirituale sarà possibile trovare gli strumenti per una trasformazione profonda del nostro stile di vita e insieme dell’attuale modello culturale ed economico...Il nostro stile di vita influenza fortemente il mondo animale e vegetale, eppure ci comportiamo come se la nostra vita quotidiana non avesse niente a che vedere con le condizioni del mondo. Siamo come sonnambuli: non sappiamo quel che facciamo né dove stiamo andando. Il futuro di ogni forma di vita, compresa la nostra, dipende dai passi consapevoli che facciamo. Eppure ognuno può fare qualcosa per proteggere il Pianeta e averne cura. Dobbiamo vivere in un modo che dia ai nostri figli e nipoti la possibilità di avere un futuro. La nostra vita sia il nostro messaggio.”.

Adolfo Santoro

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