Assange, Galileo e l’Ossimoro della Cultura
di Adolfo Santoro - sabato 29 giugno 2024 ore 08:30
Che cosa lega Julian Assange e il Ministro della Cultura dell’attuale Governo? Quel ministro che ad un giornalista che cercava di fare il suo mestiere chiedendogli “Si sente antifascista?” strappava il microfono dalle mani del poveretto per fargli una lezioncina da professorino: “Guardi, se lei avesse un po’ di memoria storica, cosa che lei non ha …”. Sì, quel ministro che rivaleggia in boria ed in ignoranza con Sgarbi, Santanché e Lollobrigida. Quell’”uomo di cultura”, raccomandato da Vittorio Feltri come “l’uomo giusto” per dare “una scossa alla Cultura”, anche grazie al suo curriculum che include l’essere stato il direttore del “Roma”, il quotidiano napoletano che, pur fondato da Mazzini e garibaldini, si compromise col fascismo, poi con Achille Lauro ed infine con la trincea monarchica abbaiante al comunismo (che, nel frattempo, si era, da tempo, estinto nella forma leninista). Quali “scosse” questo novello Francesco De Sanctis ha dato per rifondare la cultura di destra contro l’egemonia di Gramsci? Compito sicuramente arduo rifondare una cultura culturalmente quasi inesistente in Italia, a meno di far riferimento ai decotti D’Annunzio, Evola, ai Futuristi e a qualche altro buontempone. E se si considera che il tentativo di ricominciare dal Risorgimento entra in conflitto con lo spezzettamento dell’Italia voluto dall’alleato leghista!
La rifondazione dell’identità nazionale era già iniziata arruolando pezzi di cultura che non c’entrano niente col fascismo: Tolkien e Michael Ende servono solo a fare proseliti tra i lettori di libri fantasy, che sono l’equivalente culturale dei tatuaggi; meno che mai c’entrano i cantautori italiani, propri della cultura di sinistra. Il nostro novello Manzoni, per risciacquare i propri panni in Arno, ha iniziato ad arruolare addirittura Dante che “è il fondatore del pensiero di destra in Italia”. Ed uno dei più “arruolati” è stato Ennio Flaiano, che però, quasi descrivendo la gioventù nazi-fascista formata nelle sedi di Fratelli d’Italia, scriveva: “Il Fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il Fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di cultura, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri” le cause della sua impotenza o sconfitta. Il Fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui. Non ama l’amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des. È superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri. Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre. Le madri sono generalmente fasciste.”. E lo stesso Flaiano è dissonante quando scrive nella pièce “La guerra spiegata ai poveri”:
Presidente Sì. Il dado è tratto. Dichiarata questa guerra, non abbiamo adesso che uno scopo: vincerla o, perlomeno, continuarla. Mentre si spegne nelle strade l’eco della manifestazione di gioia degli interventisti e gli studenti, ripiegate le bandiere, si dirigono verso le più economiche case di tolleranza, noi ci siamo qui riuniti per discutere i nostri piani. Desidera altro?
Autore Sì, eccellenza. A che ora precisamente sono cominciate le ostilità?
Presidente Il generale, ministro della guerra, le darà tutte le informazioni del caso.
Generale Le ostilità propriamente dette sono cominciate alle 10,25 di stamane. Ma possiamo affermare che il nemico, sdegnando ogni leale condotta, le ha iniziate con un intenso lancio di sassi e di materie fecali contro un nostro doganiere
Ma il nostro Omuncolo di cultura non si è arreso! Chi può dimenticare quando, da giurato del “Premio Strega”, dopo aver elogiato le presentazioni dei libri, disse “Proverò a leggerli”… al che Geppi Cucciari concluse “Cioè, oltre la copertina …”. O quando, dopo un’intervista al “Corriere di Bologna”, si inviò un auto-complimento su X: “condivido le sue parole”. O quando, dimenticando che Times Square è a New York, proclamò: “Se pensiamo a Parigi, pensiamo agli Champs-Elysées e all’Arco del Trionfo, se pensiamo a Londra pensiamo a Times Square“. O quando si irritò per gli sfottò della trasmissione radiofonica “Un giorno da pecora” o quando voleva concedere il Colosseo o Pompei o l’Arena di Verona ai due ricconi - Zuckerberg e Musk- per teatralizzare una culturale sfida di lotta tra adolescenti sfigati.
Credevo che questo Pico de Paperis avesse raggiunto il massimo quando asserì che “usare parole straniere è da radical chic”, senza accorgersi che “radical chic” è parola anglofona. Con questo paradosso aveva per me involontariamente uguagliato la comicità di Groucho Marx, che diceva – sapendo di far ridere - “Non accetterò mai di entrare in un club che accetti la mia richiesta di far parte di quel club”.
Eppure mi sono dovuto ricredere sul top del “radical chic”! Il nostro campione di Rischiatutto ne ha recentemente azzeccate due in un solo intervento. Con la prima ha confuso la Santa Inquisizione, che è il Sant’Uffizio, istituito a Roma nel 1542 (cioè dopo la scoperta dell’America), con l’Inquisizione spagnola che era una istituzione controllata dai Reali di Spagna, presso cui, per altro, Colombo non si recò, perché fu convocato da una commissione costituita dal Re di Spagna per ascoltare il suo progetto. Con la seconda, più clamorosa, ha asserito che: “Colombo voleva raggiungere le Indie circumnavigando la terra sulla base delle teorie di Galileo Galilei“, mentre ormai anche gli scolari sanno che Galileo visse un secolo dopo. A che cosa è dovuta questa duplice trasposizione di date? Al fatto che il nostro Pico della Mirandola abbia partecipato a qualche seduta spiritica in cui le due Inquisizioni e Colombo e Galilei si sono influenzati a vicenda entrando a far parte di vite precedenti? Oppure bisogna ricorrere a Gesualdo Bufalino per comprendere i sentimenti che questo genio evoca negli astanti: “Odio? No. L’odio è una passione a suo modo eroica, non la sciuperei su bersagli di così povera specie. E se non odio, che altro sentimento? Direi una sorta di rancore quieto, che si stempera volentieri nel disincanto, senza osare esplodere – per sfiducia, per pigrizia senile – in un gesto o in un grido. Il prezzo che pago è di apparire, controvoglia, un disertore dell’arengo civile. Peggio: un succube, un connivente...”?
Gli apici di ilarità suscitata dal nostro non sono purtroppo compresi dall’ingrato Bersani (“Quest’uomo ha dei complessi, secondo me”), né dagli sfaccendati che ritraggono su X un Galileo che, sulla nave di Colombo, andava ad inaugurare, nel 1410, Trafalgar Square.
Ma che cosa lega Julian Assange a quello che è ormai diventato l’”Ossimoro della Cultura”? La risposta è la “Vita di Galileo” di Bertolt Brecht, di cui il nostro “Ossimoro” avrà letto sicuramente la pagina di copertina. Come Galileo abiurò dichiarandosi colpevole di un’accusa infondata per paura della tortura, così Assange per salvarsi da un ergastolo pericoloso per la vita si è dichiarato colpevole per aver detto la verità.
Leggo in “Vita di Galileo”:
“VOCE DEL BANDITORE … Io, Galileo Galilei, lettore di matematiche nell'Università di Firenze, pubblicamente abiuro la mia dottrina che il sole è il centro del mondo e non si muove, e che la terra non è il centro del mondo e si muove. Con cuor sincero e fede non finta abiuro, maledico e detesto i suddetti errori ed eresie, e qualunque altro errore, eresia e setta contraria alla Santa Chiesa …
… ANDREA (forte) Sventurata la terra che non ha eroi! …
… GALILEO No. Sventurata la terra che ha bisogno di eroi.”
Assange è libero e ha lasciato il Regno Unito e il carcere di massima sicurezza della prigione londinese dove era stato incarcerato per cinque anni, in una cella di 2x3 metri, isolato 23 ore al giorno. Era perseguitato dalle autorità statunitensi per aver pubblicato documenti militari riservati, che svelavano i crimini USA, tra l’altro, nella guerra in Iraq e a Guantánamo. Per Iain Overton, giornalista investigativo britannico, “ … è una vittoria terribile. È un terribile atto d’accusa contro ciò che anche il Regno Unito ha permesso, il fallimento di tanti giornalisti che non hanno fatto il loro lavoro, tutta la gente che lo ha ridicolizzato. È stato davvero un assalto alla libertà di parola, alla capacità di investigare sui crimini di guerra di una nazione. Solo perché lui lo ha fatto, è diventato un nemico dello Stato. La grande tragedia è che abbiamo visto la Corte penale internazionale emettere mandati di arresto per generali russi in queste ore, ma la Cpi non ha mai emesso mandati di arresto per generali americani o britannici. Sappiamo che i generali britannici hanno nascosto la verità sui civili uccisi in Afghanistan, che i generali americani hanno ordinato l’uccisione di civili, che ci sono stati abusi sistemici dei diritti umani nelle prigioni americane, che centinaia di bambini sono stati uccisi dalle truppe britanniche in Afghanistan… eppure nessuno, tranne Julian che per primo lo ha raccontato, è stato chiamato a rispondere, e credo che questa impunità del potere occidentale abbia incoraggiato e incoraggi altri criminali, da Putin a Netanyahu …”.
Quale sarà ora la vita di Julian? Seguiamo Brecht:
GALILEO “ … Nel tempo che ho libero - e ne ho, di tempo libero - mi è avvenuto di rimeditare il mio caso e di domandarmi come sarà giudicato da quel mondo della scienza al quale non credo più di appartenere. Anche un venditore di lana, per quanto abile sia ad acquistarla a buon prezzo per poi rivenderla cara, deve preoccuparsi che il commercio della lana possa svolgersi liberamente. Non credo che la pratica della scienza possa andar disgiunta dal coraggio. Essa tratta il sapere, che è un prodotto del dubbio; e col procacciare sapere a tutti su ogni cosa, tende a destare il dubbio in tutti. Ora, la gran parte della popolazione è tenuta dai suoi sovrani, dai suoi proprietari di terra, dai suoi preti, in una nebbia madreperlacea di superstizioni e di antiche sentenze, che occulta gli intrighi di costoro. Antica come le rocce è la condizione dei più, e dall'alto dei pulpiti e delle cattedre si suole dipingerla come altrettanto imperitura. Ma la nostra nuova arte del dubbio appassionò il gran pubblico, che corse a strapparci di mano il telescopio per puntarlo sui suoi aguzzini. Cotesti uomini egoisti e prepotenti, avidi predatori a proprio vantaggio dei frutti della scienza, si avvidero subito che un freddo occhio scientifico si era posato su una miseria millenaria quanto artificiale, una miseria che chiaramente poteva essere eliminata con l’eliminare loro stessi; e allora sommersero noi sotto un profluvio di minacce e di corruzioni, tale da travolgere gli spiriti deboli. Ma possiamo noi ripudiare la massa e conservarci ugualmente uomini di scienza? I moti dei corpi celesti ci sono divenuti più chiari; ma i moti dei potenti restano pur sempre imperscrutabili ai popoli. E se la battaglia per la misurabilità dei cieli è stata vinta dal dubbio, la battaglia della massaia romana per il latte sarà sempre perduta dalla credulità. Con tutt’e due queste battaglie, Andrea, ha a che fare la scienza. Finché l'umanità continuerà a brancolare nella sua nebbia millenaria di superstizioni e di venerande sentenze, finché sarà troppo ignorante per sviluppare le tue proprie energie, non sarà nemmeno capace di sviluppare le energie della natura che le vengono svelate. Che scopo si prefigge il vostro lavoro? Io credo che la scienza possa proporsi altro scopo che quello di alleviare la fatica dell'esistenza umana. Se gli uomini di scienza non reagiscono all'intimidazione dei potenti egoisti e si limitano ad accumulare sapere per sapere, la scienza può rimanere fiaccata per sempre, ed ogni nuova macchina non sarà fonte che di nuovi triboli per l'uomo. E quando, coll'andar del tempo, avrete scoperto tutto lo scopribile, il vostro progresso non sarà che un progressivo allontanamento dall’umanità. Tra voi e l’umanità può scavarsi un abisso così grande, che ad ogni vostro eureka rischierebbe di rispondere un grido di dolore universale... “.
E mentre Julian vola a Canberra per riabbracciare la sua famiglia, il ministro dell’Intelligenza Artificiosa attraversa le piazze, muto come un pesce in un acquario, inseguito da giornalisti che vogliono strappargli altre perle di saggezza. Il suo improvviso mutismo si può spiegare, evidentemente, solo col fatto che si è imbattuto, nel quotidiano aggiornamento della sua cultura su wikipedia, nell’aforisma di Oscar Wilde: “Meglio tacere e apparire stupidi che aprire bocca e togliere ogni dubbio”.
Adolfo Santoro