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RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

I poeti

di Marco Celati - giovedì 06 giugno 2019 ore 07:00

“Rainy days” dipinto dell’autore

I colori della terra e le ombre delle nuvole sui monti. E tutto quanto scorre nella sera. Esistono i poeti? E che mestiere fanno? Oltre quello di vivere o presumere di vivere, come tanti di noi. I poeti non sono speciali. Campano di niente o di tutto, forse di poco. Insegnano, traducono, giocano a poker. Tirano tardi, fanno venire notte, poi giorno. Cercano uno spazio loro, prima o dopo il sonno. O forse sognano da svegli e ne scrivono. C’è chi fuma e chi sbratta la pipa. Chi detesta fumare. Aspettano i pensieri, danno poesia al mondo.

I poeti sono persone dimenticate. Nessuno ricorda più il nome di un poeta vivente. Pubblicano poco o nulla. Ai poeti occorre star soli. Cercare dentro di se’ e trovare niente. E tradurre quel niente in un tutto di forma e di sostanza. Sentire le cose e la loro essenza, la tristezza che circonda le parole. Le lettere hanno un suono, sono geroglifici, pittogrammi dimenticati. Così l’essenza diventa un’assenza. La lettera “A” sembra fosse la testa di un toro, la “M” il disegno delle onde del mare e ci sarà stato un albero stilizzato, il profilo di un gatto, il segno del sole o della luna. Un fiore, una rosa di campo. Una nuvola in cielo. Un giorno di pioggia. Una bestia ruggente e feroce, un serpente sinuoso e sibilante. Un uomo, una donna, un bambino.

L’alfabeto ci ha dato il potere di dare un segno alla parola, come dipingere la musica dei suoni con cui si chiamavano le cose. Perché tutti capissimo ciò che vediamo e ciò che sentiamo. Poi tutto è divenuto un riflesso senza riflessione, automatico, convenzionale e la lingua e la scrittura si sono fatti veloci e la comunità dei parlanti è progredita lasciando tracce di se’. L’arte ha preso un’altra strada dallo scrivere o è rimasta nella scrittura lenta di ideogrammi. Così ci capita di sentire noi stessi e la voce dimenticata delle cose. E tutto diviene poesia. Tutto scorre e ogni cosa ha una sua luce. Un suo sentimento. Basta avere gli occhi adatti e l’animo predisposto.

Eppure i poeti non è detto che siano brave persone. Non è nemmeno detto che siano poeti, solo scrittori di versi e sedicenti tali. La poesia se esiste, non cambia il mondo. Ma al mondo occorre luce e anima e respiro e musica e voce e armonia e giustizia di viventi. Bellezza raffigurata e bontà. I senegalesi hanno la stessa parola in wolof per dire bello e bene: “bakhna” o “baxna”. Così se la bellezza salverà il mondo sarà perché è il bene. L’amore, il verbo e la parola. La voce lontana delle cose.

Pontedera, 3 Giugno 2019

Marco Celati

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