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mercoledì 09 ottobre 2024

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

Il partigiano

di Marco Celati - lunedì 21 marzo 2016 ore 16:18

Era stato un partigiano. Comunista, emigrato in Francia per sfuggire alla povertà del paese e alla persecuzione del fascismo, aveva lavorato alla bonifica della Camargue e poi, durante la guerra, aveva partecipato alle azioni dei Maquis contro il Governo filo nazista di Vichy. Tornato in patria, clandestino, dopo l'8 Settembre, si era arruolato nelle Brigate Garibaldi che operavano nell'Appenino Toscano, contro tedeschi e fascisti.

Dopo la liberazione era stato attivista e dirigente del Partito Comunista Italiano, incaricato alla sicurezza della Federazione. Nell'immediato dopoguerra erano tempi difficili e la sua esperienza "militare" serviva. Poi divenne responsabile dell'organizzazione. Fu allora che ce lo disse. Eravamo giovani "rivoluzionari" sessantottini e piccoloborghesi, andavamo al mercatino americano di Livorno a comprare le sigarette di contrabbando dalle donne che si alzavano la gonna per esibire i pacchetti in vendita e un po' di altra mercanzia. Si andava sopratutto ad acquistare i primi blugins che arrivavano sul mercato. Organizzavamo intellettualoidi cineforum nelle case del popolo e nelle sale parrocchiali sul Cinema Americano degli anni sessanta e settanta. E fu allora che ce lo disse: voi dell'Arci siete pericolosi portatori della cultura americana nella sinistra italiana! E ci bollò per sempre.

Se poi qualcuno aveva bisogno di un visto veloce sul passaporto per recarsi in uno dei paesi socialisti dell'Est, era da lui che bisognava andare perché lui teneva i rapporti con le forze dell'ordine. I giovani subivano una specie di terzo grado: dovevano dichiarare i motivi del viaggio: turismo, bisognava rispondere. Forse voleva assicurarsi che lo scopo non fosse immorale: magari, non sia mai, quello di corrompere con calze di seta e altri oggetti di consumo occidentale, portati di nascosto in valigia, la femminile gioventù socialista. Poi fu candidato ed eletto Sindaco. Lo riempiva di orgoglio pensare che tornava da primo cittadino nel paese da cui era dovuto andar via insieme agli ultimi per i morsi della fame e i manganelli dei fascisti. Ma fu Sindaco di tutti perché così doveva essere.

Dopo, gli anni passarono come passano per tutti, i più valorosi e i più deboli, e con il tempo fu impiegato nei probiviri del partito di cui comprese e sopportò il cambiamento, anche delle cose che non lo convincevano e, più tardi ancora, lavorò come volontario nelle organizzazioni sociali dei pensionati. Poi l'assenza e il silenzio fino alla morte: improvvisa per noi, da lui scontata vivendo e annunciata da tempo per i suoi familiari.

Siamo andati a trovarlo, già composto nella cassa da morto, esposto nella casa popolare dove aveva sempre vissuto ed avuto famiglia ed affetti. Sembrava più piccolo, ma era lui.

I compagni più anziani venivano e con gli occhi rossi, dissimulando la commozione come gli uomini fanno, dicevano "è stato il nostro istruttore!" e si trattenevano in piedi accanto alla bara, a mo' di picchetto.

La cosa però che faceva tenerezza e commoveva di più era che l'istruttore comunista tutto d'un pezzo e severo, che nemmeno ci teneva ad essere sempre simpatico, era nel feretro e aveva in mano un rosario e un orsacchiotto di peluche.

Ho chiesto: era di un nipotino? Mi hanno risposto i familiari con un leggero imbarazzo: no, negli ultimi tempi non c'era più con la testa, ci giocava.

É andato via da mie braccia, leggero come rondine, senza dolore, diceva, piangendo, l'anziana badante rumena che da tempo lo accudiva. Era morto nel sonno, senza soffrire: così almeno si dice, così almeno si spera. Ma è dolce pensare che il partigiano francese, il Sindaco, l'istruttore dirigente di partito, un uomo apparentemente così determinato che aveva vissuto una vita eroica, dura e impegnativa, se ne andava così, tornato bambino e leggero come un uccello, lasciandoci forse un ultimo grande insegnamento.

Marco Celati

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Pontedera, 23 Febbraio 2016

Questa biografia è in gran parte vera e in parte inventata. Riunisce, in maniera fantasiosa, due vite reali. Spero che ciò che ho scritto non sia letto come mancanza di rispetto. L'intenzione era esattamente opposta: quello di rendere omaggio, a mio modo, a quelle vite esemplari. 

Marco Celati

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